E leggendo questo libro, oltre a rivivere la passione per gli 8 bit e fare un viaggio della memoria, mi sovviene grande ammirazione e, perché no, anche invidia per chi quei computer li sapeva programmare davvero. Ivan, tra un aneddoto aziendale e l'altro, tra un videogioco e l'altro, ci rende partecipi della sua crescita professionale, dai suoi primi esperimenti di programmazione, dal BASIC al grande salto al linguaggio macchina, l'unico che permetteva di poter davvero creare qualcosa di importante e, appunto, professionale. L'idea di questo ragazzo ventenne che sapeva tirar fuori un gioco vero dal C64, non un semplice programmino basic letto su qualche rivista e digitato, è qualcosa che per me lo rende degno della massima stima. E poi non parliamo mica di creare un foglio elettronico o un word processor (tanto di cappello, per carità). Parliamo di creare videogiochi, capperi e cazzarola! Cosa c'è di più bello e creativo e magico? Cosa, di più soddisfacente, di avere un'idea e vederla realizzata pixel dopo pixel, e poterci interagire?
E tutto questo Venturi lo racconta con uno stile scorrevole, colloquiale, che invoglia a divorarsi le pagine, arricchite da foto d'epoca, dei giochi ovviamente ma non solo, anche dei suoi compagni di avventura, e di quell'ufficio e quegli strumenti, magari spartani, ma che erano ricchi di passione e dedizione. Quando non esistevano orari di entrata e uscita, ma si lavorava ai propri ritmi, magari massacranti, ma che ti veniva di fare così perché seguivi la tua passione, non per un'imposizione dall'alto (be' almeno non sempre).
Leggendo il libro, oltre a scoprire la storia personale dell'autore, ripercorriamo anche un po' la storia di Simulmondo e dei suoi giochi, da Bocce (o Bowls), Simulgolf, Italy '90 soccer, F1 Manager, e tanti altri, fino ad arrivare alle collane da edicola che avevano reso reali (perlomeno digitalmente) gli eroi della nostra adolescenza, come Dylan Dog e Tex.
Peccato che, mentre oltremanica e oltreoceano i ragazzi che imparavano a programmare potevano diventare anche milionari qui da noi, come al solito, la situazione era nettamene diversa. La pirateria di fatto legale uccise anzitempo quello che avrebbe potuto trasformarsi in un mondo lavorativo degno di rispetto. Chi andava a comprarsi un gioco originale quando con 10mila lire te ne compravi dieci in edicola? Ma pazienza, questo non toglie nulla all'entusiasmo con cui Ivan e gli altri si davano da fare sulle tastiere degli 8 bit prima e 16 bit poi. Lui rimase sempre il massimo esperto del C64 a livello di programmazione, anche se poi a un certo punto divenne direttore di produzione, diventando di fatto un (giovanissimo!) manager, occupandosi quindi sempre meno di codice e sempre più di gestione.
Quegli anni e tutta quella esperienza lo hanno reso il professionista che è oggi, tuttora coinvolto in progetto videoludici. Ho scoperto con piacere, per esempio, la sua presenza dietro ai titoli dedicati all'inquisitore Eymerich, di cui si è appassionato e ha deciso subito di farne un videogioco (Ivan, abbiamo una passione in comune per il grande personaggio creato da Valerio Evangelisti!). E poi anche il videogioco basato su Dragonero, il fantasy di casa Bonelli (l'amore per i fumetti evidentemente c'è ancora). Se vi interessa potete trovare maggiori informazioni sulle sue attività più recenti sul sito www.ivproductions.it
Ultima nota, cosa che non sapevo prima di leggere il libro, bello scoprire che questo scritto è nato anche grazie a Facebook, tra una chiacchiera e l'altra sul gruppo C64/C128 Italia, di cui Ivan fa parte. Toh, vedi che il mondo non fa sempre schifo? L'attrezzo di Zuckerberg può essere un tramite per dare vita a qualcosa di intelligente, e non serve solo per postare foto di animali, cibo, e signorine discinte che si fanno i selfie.
Che dire? Se avete vissuto l'era magica degli 8 bit, e magari sulla scrivania avevate un C64, compratelo, non ve ne pentirete.
E ora spieghiamo un attimino l'immagine che vedete qui a fianco. Allora, da un po' di tempo sono davvero preso dal retrogaming, come testimoniano il presente articolo e anche un precedente, dove vi raccontavo della "retro febbre". E quindi che è successo? È successo che mi è uscita fuori questa cosa qui, si tratta di "Memorie del Commodoro", un podcast che, nelle intenzioni, dovrebbe in ogni puntata focalizzarsi su un gioco per C64 (per ora, in futuro tendenzialmente anche Amiga) che mi appassionò all'epoca d'oro degli home computer. Al momento è una sorta di esperimento... sarà un appuntamento regolare? Sarà una cosa che inizia e finisce lì? Non lo so nemmeno io, ma per ora mi sto divertendo molto a farlo.
Lo trovate sicuramente su Spotify (e forse anche altrove). Vado molto "a braccio" e sono decisamente un "niubbo" nel mondo dei podcast, quindi siate comprensivi; ma fatemi sapere che ne pensate e se avete commenti/suggerimenti. Tanto poi farò comunque come mi pare, ah ah!


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