venerdì 13 maggio 2022

La giusta via di mezzo


Dunque, è un bel po’ che non pubblico qualcosa. Intendo dire, non sul blog, ma proprio qualcosa di narrativa. Decisamente troppo, diciamo la verità. Ma arriverà eh, fidatevi. Arriveranno prima uno o due racconti che sono alla revisione finale e più avanti, non so bene quando, arriverà invece qualcosa di più consistente. Anzi, secondo i miei programmi, qualcosa di molto importante.

È troppo presto per entrare nei dettagli, ma chi mi segue da un po’ ha tutti gli elementi per indovinare. Tempo fa ho scritto di quanto sia importante documentarsi e di come mi senta ormai indirizzato verso una narrativa di tipo fantastorica. Ho scritto anche di come non riesca a sopportare certi anacronismi, imprecisioni e libertà che si prendono alcuni romanzi e soprattutto parecchi film.

Be’, è passato un bel po’ di tempo da quelle affermazioni e qualcosa è cambiato. Non le rinnego del tutto, questo no, ma diciamo che col tempo ho modificato un po’ il mio punto di vista, ammorbidendolo. Come mai? Ecco un paio di riflessioni.

La prima: ho già scritto che in particolare mi sto documentando sulla storia romana. Eh ragazzi, che dire. Sono partito dal libro di Cascarino per informarmi su equipaggiamento e tattiche dei legionari del periodo cesariano e poi… niente, poi mi sono ritrovato a studiare (ed ad appassionarmi) a oltre mille anni di storia romana (limitandosi all’impero d’occidente, eh!) in tutti i suoi aspetti: cibo, vestiario, religione, società, costumi, esercito, filosofia, arte, eccetera eccetera eccetera. Ho comprato libri, fumetti, riviste, ho ascoltato audiolibri, setacciato internet e Wikipedia e, cavolo, ci sono ancora dentro!

Man mano che mi documentavo, mi appuntavo su Scrivener tutto quel che ritenevo utile per il mio progetto. Insomma, a oggi le note hanno raggiunto dimensioni tali che potrebbero essere pubblicate autonomamente come saggio sulla storia romana. Il lavoro è talmente vasto che ho intenzione di tenerlo come riferimento non solo per il progetto attuale ma anche per quelli futuri.

Ma a un certo punto ho realizzato che se continuo cosi diventerò vecchio prima di scrivere una sola riga di racconto. Quindi arriva un momento in cui si deve accettare una via di mezzo. O ti laurei in storia romana e scrivi magari saggi, vai a insegnare, fai domanda alla Rai chiedendo di fare una trasmissione insieme ad Alberto Angela… oppure a un certo punto ti ricordi che quello da cui eri partito era raccontare una storia.

Seconda riflessione, strettamente collegata alla prima: non serve che sia vero, basta che sia verosimile. Per una buona storia è sufficiente questo. C’è un compromesso accettabile tra l’aderenza storica totale e l’anacronismo assurdo. Trovare nella narrazione qualche imprecisione o inesattezza non è la fine del mondo. Alla fine il racconto deve riuscire a coinvolgere e a emozionare; e a farti vivere anche una esperienza storica il più possibile simile a quella del tempo, questo sì, altrimenti non sceglieresti un tema fantastorico. Non smetterò di cercare di essere il più aderente possibile alla realtà storica. Ma non ci perderò il sonno e anni di studi, affinché sia assolutamente perfetto. Perché una storia è anche personaggi, trama, e tutto il resto.

D’altronde quanti lettori farebbero caso e avrebbero da ridire nel leggere una scena di un cavaliere romano che sale a cavallo usando la staffa (che al tempo non esisteva)? Pochi probabilmente. Avete presente Il gladiatore? Ovviamente sì. Ecco lì la cavalleria romana usa le staffe; ora, questa cosa a quanti spettatori ha minato l’apprezzamento del film? Esatto, zero. Insomma finché la storia prende, i personaggi appassionano, e finché rimaniamo all’interno di piccole imprecisioni allora ok. Certo, se vai a leggere di un legionario che a un certo punto tira fuori un paio di occhiali… be’ ecco, aspetta un momento!

Insomma, ho reso l’idea?

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