mercoledì 13 aprile 2022

Il bicchiere è mezzo pieno


La caratteristica di questa fase della mia vita sembra l’alternarsi sistematico di depressione ed euforia. Be’ forse ultimamente la bilancia ha puntato decisamente verso la prima, complice il verificarsi di tristi vicende personali, condite da un contorno ambientale di Covid. E infine la guerra. Direi che fosse inevitabile buttarsi giù.

Eppure.

Eppure ora qualcosa sta cambiando. Stranamente sento crescere in me una voglia di risalire, di recuperare, di tornare a pensare positivo, di darmi da fare con i miei progetti, di combattere le avversità che si accaniscono in famiglia. Vaffanculo, ho voglia di rinascere.

A 50 anni? Sì anche a 50 anni. Finché la testa e il corpo mi funzionano, perché no. 50 anni non è la fine della vita, potrebbe anzi segnare un punto di svolta, chissà. Voglio vedere il bicchiere mezzo pieno. E non d’acqua, magari di coca cola frizzante. Anzi meglio, un bell’amarone, va.

Sarà che ho letto la biografia di Lovecraft? Quel libro incredibile, Io sono Providence, di S.T. Joshi? Mai, mai in vita mia ho letto una biografia così eccezionale, il lavoro di Joshi è stato incredibile, dovete solo leggerlo per capire, difficile riassumerlo a parole. Vi fa praticamente vivere giorno per giorno la vita dello scrittore.

Comunque, a parte il valore in sé dello scritto, intendo come prezioso documento della vita di Lovecraft, a parte questo valore intrinseco, ovvio per tutti gli estimatori dell’autore di Providence, questo libro è anche oggettivamente una fonte inesauribile di grande insegnamento. Sul cosa vuol dire essere veramente grandi uomini e grandi scrittori, coerenti con la propria filosofia, visione della vita, e visione letteraria. E di insegnamento anche sull’essere grandi pur essendo umili. E sulle avversità della vita: Lovecraft ha vissuto solo 47 anni, tra difficoltà via via crescenti, finché è morto in semi-povertà, tra le atroci sofferenze di un male incurabile.

Eppure è diventato immortale.

Ha lasciato un segno indelebile nell’universo, con le sue opere.

Lo conobbi molto tempo fa, da ragazzo, attratto dai suoi scritti, che divorai. Oggi, dopo tanti anni, leggendo della sua vita, ho scoperto anche le sue qualità umane, e mi sono accorto di avere tante affinità con quest’uomo vissuto un secolo prima di me. Sintonia con la sua filosofia, con il suo pensiero. Una concordanza che, forse in modo inconscio, trovai anche nella sua scrittura, che forse per quello mi attrasse subito. Ma poi in effetti in modo nemmeno tanto inconscio, perché Lovecraft in realtà trasfuse molto coerentemente la sua essenza nei suoi scritti.

Un uomo che, pur avendo una vita breve, e scrivendo tutto sommato una manciata di racconti e qualche opera un po’ più lunga, ha lasciato un segno indelebile nella Letteratura. Sono cose che danno da pensare, vero?

Voi autori di oggi, che pubblicate fiumi di libri, che scrivete “quello che vuole il mercato”, che postate su tutti i social disponibili, andate nei salotti TV, comparite su miriadi di siti web… be’ signori parliamone. Lascerete anche voi un segno nell’universo? Voi che vi sentite realizzati solo se vendete milioni di copie?

Chissà.

Io da parte mia traggo un grande insegnamento dalla vita di Lovecraft. Intanto penso che, magari non me ne accorgo, ma ho una vita meravigliosa. E poi che scriverò quello che voglio, quello che mi piace scrivere. Senza condizioni.

C’è però uno spettro che aleggia sul mio ottimismo, uno spettro enorme e terribile e spietato, che fa troppa paura per ignorarlo. La guerra.

Arriverà da noi? Chi può dirlo? Dobbiamo pensare positivo, oggi più che mai. La vita è oggi. Chi vuol esser lieto sia. Di doman non v’è certezza.

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