venerdì 22 marzo 2013

Cubi rettali

Disegno di Francesca Lu'
Sono miliardario. Influenzo la politica e l’economia. Vendo cubi rettali.

Ho fatto un sacco di soldi con questo business. Una volta vendevo le calze di nylon della DuPont. Ma erano i tempi in cui ancora le cose venivano fatte per durare. Le calze erano così resistenti che dopo il boom iniziale le vendite calarono drasticamente. Dato che non si rompevano non c’era bisogno di acquistarne ancora. Le grandi aziende fecero tesoro di esperienze come quelle della DuPont. Oggi qualsiasi cosa compri è fatta per durare poco. Computer, macchine, televisori. Hanno sempre bisogno di assistenza. E dopo uno o due anni massimo diventano inevitabilmente obsoleti, e devi comprare un modello nuovo. Si chiama consumismo. Ma non fraintendetemi, non lo sto giudicando negativamente. Cazzo, ci campo io di consumismo, ci pago da mangiare ai miei figli, come potrei criticarlo?

Ma sto divagando. Insomma, per farla breve, dopo le calze passai ad altri prodotti. Shampoo, olio, tappetini per mouse, ciabatte da mare, macchine fotografiche usa e getta. Ho venduto di tutto. Mia moglie dice che riuscirei a vendere un frigorifero agli eschimesi. Usando una frase molto poco femminile, spesso mi definisce “la più grande faccia da culo mai vista da quando è stata inventata la vendita porta a porta”. D’altronde è così che la conobbi, un giorno che cercai di vendergli uno spazzolino elettrico. Quando rifiutò, con la stessa faccia di cui sopra, le chiesi “magari le interesserebbe invece prendere un caffè insieme?”

Negli ultimi tempi, grazie alla caducità dei prodotti, il lavoro non mi mancava. Ma avevo degli amici, quelli con un “lavoro regolare”, dalle nove alle diciassette, con cui chiacchieravo spesso. Ci vedevamo magari una volta alla settimana, per giocare a burraco o a poker (ovviamente ero fornito dell’ultimo kit da poker, compreso panno verde e fiches scintillanti, a qualcuno di loro sono anche riuscito a venderlo). Fatto sta che in diverse occasioni mi parlavano di quanto fosse noioso il loro lavoro, ma anche sicuro. Da una parte invidiavano il mio essere sempre in movimento, vedere posti nuovi e conoscere persone diverse. Dall’altro io invidiavo la loro sicurezza, le loro abitudini e la certezza di avere sempre i soldi a fine mese.

Insomma, dopo un po’ cominciai a non dormirci la notte. Mi ritrovavo a pensare, pensare, pensare, non riuscivo più a prendere sonno. Mi resi conto che cercavo un equilibrio, un modo di vivere che fosse la giusta via di mezzo tra un lavoro fisso e l’avventura del venditore ambulante. Una di queste notti ero seduto sulla tazza del cesso. Forse ero ancora un po’ assonnato, e la mia mente faceva giri strani. Cominciai a pensare al tempo che ciascuno di noi spendeva in quella poco edificante, ma necessaria, attività. Quanta percentuale della nostra vita? Qualcuno ha pubblicato statistiche su quanto tempo passiamo dormendo, facendo l’amore, camminando. Nessuno su quanto tempo spendiamo cacando.

Ponderando sulla questione mi venne in mente che è una cosa che tocca proprio tutti. Dal barbone all’impiegato, dal giornalista al politico, alla pornostar, al campione mondiale di Formula Uno. Tutti ogni tanto dobbiamo sospendere le nostre attività e dare precedenza al buco del culo.

È in quella seduta notturna che mi venne in mente l’idea dei cubi rettali. Non starò qui a spiegare i dettagli tecnici dell’invenzione, e le caratteristiche chimico-fisiche che li resero possibili. D’altronde sono certo che ognuno di voi che legge ormai li usa abitualmente. La possibilità di eliminare la necessità di cacare fu un invenzione rivoluzionaria, fatemelo dire senza falsa modestia.

Ben presto, oltre all’ovvia utilità di avere del tempo libero in più nella nostra vita, da usare per cose più gradevoli, risultarono altri vantaggi, per così dire, collegati. Greenpeace mi premiò come uomo dell’anno. Aveva fatto un calcolo di non so quanti milioni di tonnellate di rifiuti pesanti si sarebbero risparmiate. L’ONU e tutte le principali associazioni mondiali mi coprirono di premi. Senza merda i fiumi dei paesi più poveri sarebbero stati meno inquinati, si sarebbe risparmiato sulle spese di costruzione degli impianti fognari, sullo smaltimento. I mari, nel corso di qualche anno, avrebbero riacquisito una straordinaria bellezza.

Certo all’inizio, come al solito, ci furono i soliti allarmisti. I produttori di tazze del cesso scesero in piazza per giorni. Poi fu la volta delle aziende degli impianti di depurazione. Ma furono cose passeggere, in fondo questi tizi potevano riciclarsi in altre attività. I francesi invece mi fecero un monumento. Già non utilizzavano il bidet, liberarsi anche della tazza fu meraviglioso, per loro. I più tenaci furono la Chiesa e certe associazioni umaniste. Parlavano dell’andare contro natura, che Dio aveva disegnato l’uomo con il sedere per qualche motivo. A loro risposi che si trattava solo di evoluzione. Quando Dio aveva progettato l’uomo c’era bisogno che cacasse, ora non più.

Tutto questo a patto di dotarsi del cubo rettale, di cui io solo divenni il produttore. Capite bene che avevo realizzato il sogno della mia vita. Avevo trovato il modo di fare soldi, costanti e regolari (un bel mucchio di soldi!) ma anche di viaggiare. Una volta suonavo porta a porta, ora giro tutto il mondo. Dopo la piccola Cubi Rettali Srl fondai Cubi Rettali SpA, e di lì a poco Cubi Rettali Europe e Cubi Rettali International. Sono il presidente e maggior azionista di tutte le società collegate, quindi sono sempre in giro per controllare le varie attività.

Ora ho una certa età. Ho fatto una vita piena e stimolante, ho una famiglia meravigliosa che mi vuole bene. Non posso proprio lamentarmi. Ma gli acciacchi avanzano, e prima o poi verrà il mio momento. Anche per questo voglio lasciare un messaggio ai posteri, che poi è anche un po’ il mio motto:

In giro ci sono troppi stronzi. Trovate il modo di eliminarli, e il mondo diverrà un posto migliore.

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