domenica 28 giugno 2020

Anacronismi

No Hollywood mi dispiace, il Colosseo non esisteva ai tempi di Nerone
Quo Vadis (1951)

E dopo il post precedente, scritto in pieno periodo di quarantena, proviamo a ritornare alla normalità anche qui sul blog, come si sta facendo un po' in tutto il mondo (USA no, spiacente per voi ma un po' ve la siete andati a cercare quando avete eletto quell'idiota anni fa). Quindi via, fase 2 anche per il blog. E di che parliamo? Ma di scrittura, of course.
A volte rifletto su quanto sono pignolo quando scrivo. Prendiamo per esempio il racconto che sto scrivendo al momento (con moooolta difficoltà... tra smart working con bimbi e moglie a casa, faccende domestiche e burocratiche da sbrigare di tempo per scrivere ne rimane ben poco); si tratta di un fantastorico ambientato nel trecento avanti cristo, durante le guerre sannitiche, che videro i romani contrapporsi appunto ai sanniti; in quel periodo Roma si stava espandendo nel sud Italia.
Mi sono ritrovato a fare un sacco di ricerche, sugli usi dei sanniti, sugli dei, su come funzionava al tempo l'esercito romano, su Luceria (l'antica Lucera in Puglia), eccetera. Tutto ciò per dare il massimo di coerenza storica al racconto. Mi piace giocare con la Storia, usare uno sfondo già di per sé interessante e inserirci elementi fantastici. Ho già scritto che credo di aver trovato il "mio" genere.

Poi mi rendo conto però che molti dettagli, che magari mi sono costati faticose ricerche, non saranno nemmeno colti o apprezzati dalla maggior parte dei lettori. Ed è normale eh, per carità, ovviamente il lettore vuole solo leggere una buona storia; certo in questo caso presumo che un minimo di correttezza la pretenda: se è attirato da un racconto a sfondo storico non è che sarebbe contento davanti a un legionario con l'orologio da polso, per dire.
Ma qui parliamo di sfumature, cioè del fatto per esempio che all'epoca l'esercito romano aveva da poco cominciato a usare la tattica manipolare, o che il gladio non era ancora la spada "di ordinanza" dei romani; la cultura romana non si era ancora eccessivamente "ellenizzata" e i costumi erano morigerati, niente eccessi da tarda repubblica o impero. Potrei andare avanti con altri dettagli. Considerate inoltre che su alcune cose gli stessi storici hanno più ipotesi che certezze. Il concetto che sto cercando di spiegare è che di queste cose al lettore medio non gliene può fregare di meno, non è che si mette a controllare se all'epoca si usava ancora lo scudo oplitico rotondo o lo "scutum" oblungo.

A queste riflessioni aggiungo il pensiero che grandi successi letterari e cinematografici, specialmente americani, se ne fregano bellamente della coerenza storica, e sono comunque vincenti presso il grande pubblico. Sono decenni che vediamo nei film pimpanti guerrieri romani salire a cavallo usando le staffe... che i romani veri non conoscevano.
Quindi a volte mi chiedo, ma chi me lo fa fare? Che oltretutto mi si allungano pure i tempi di stesura, io che già in questo periodo per motivi personali ho sempre poco tempo per la scrittura?
La risposta è che non ne posso fare a meno, è più forte di me. Non riesco a concepire un racconto storico, per quanto "contaminato" da apporti di fantasia, che non ponga la massima cura nella coerenza cronologica col periodo. E in qualche modo sento pure che, magari inconsciamente, anche il lettore lo gradirà di più, lo troverà migliore.

Non so, forse dipende anche dal fatto che mentre preparo un racconto mi piace documentarmi, cercare di capire i dettagli di come si viveva all'epoca (questo alle volte è anche "deleterio" perché invece di concentrarmi sulla scrittura mi viene voglia di leggere sempre di più), ciò mi permette poi di scrivere una storia dove si rivivono luoghi, situazioni e atmosfere il più realisticamente possibile. Per quanto riesco a fare eh, come ho scritto sopra su alcune cose gli stessi storici non hanno certezze, quindi a un certo punto devo fare una scelta, seguendo una teoria piuttosto che un'altra. In narrativa non puoi scrivere "probabilmente si usava così", non stai scrivendo un saggio storico, stai scrivendo un racconto. Io da parte mia ce la metto tutta, questo ve lo garantisco. Documentarsi è molto impegnativo ma mi piace, cerco di scrivere evitando anacronismi.
Di tutte queste ricerche poi magari nella versione definitiva ne entrerà solo una parte, che forse come dicevo sopra il lettore medio nemmeno noterà. Ma che le noti o meno, penso che lo scritto ne acquisti in qualità.

Questa fantastoria è un po' una passione e un po' una schiavitù. Dovevo continuare col fantasy come facevo all'inizio, sarebbe stato tutto più facile! (O magari no...)

Nessun commento:

Posta un commento