sabato 28 settembre 2019

Barbarie, civiltà, scrittura


Questa estate mia sorella è stata in montagna e mi ha mandato uno splendido video di panorami montani mozzafiato.
Io sono riuscito a proseguire nella stesura di un racconto, al mare, scrivendo (sul telefonino!) tra un'attività e l'altra, nonostante gli “impegni” familiari del mangiare, fare il bagno, giocare coi figli ecc. ecc.
Sto apprezzando moltissimo i racconti di Conan il barbaro, che per qualche motivo non avevo mai letto integralmente fino a oggi (a proposito raccomando la bellissima edizione "draghi" Mondadori).
Da un po' sono tornato alla vita di tutti i giorni e, benché il tempo non mi sia mancato, specialmente nei primi giorni di calma, e con i figli che erano ancora in vacanza, non sono riuscito a scrivere una mazza. Perché?
E come si combinano tutte queste cose scritte qui sopra, apparentemente slegate?


Be le ho combinate proprio perché credo di aver trovato il filo che le unisce. E il filo è il nostro rapporto con la natura, e quanto ci limita invece la vita cittadina e la routine quotidiana.
Quello che voglio dire è che non c'è niente da fare, mi sento ispirato e “proattivo”, come dicono i manager, quando sono in una situazione di relax mentale, in particolare quando mi trovo in ambienti naturali, a contatto con il creato. E questo da una parte è bello ma dall'altra è un bel problema perché (almeno finché non diventerò miliardario scrivendo romanzi di successo) la maggior parte della mia vita si svolge all'interno delle isteriche vie cittadine.


Perché apprezzo molto Conan? Non ricordo chi ha detto che a volte non sei tu a scegliere i libri; sono i libri a scegliere te, quando è il momento giusto per leggerli.
Una volta non mi attiravano i suoi racconti, mi sembravano solo delle banali avventure del classico guerrierone con la spada, forte e ignorante, che risolve tutto a mazzate.
Conan in realtà è molto di più. Adesso che lo conosco meglio mi piace molto il suo concetto di fondo. Ed è il concetto di contrapposizione tra la barbarie e la civiltà. Ma non dovete pensare alla barbarie come alla violenza e all’ignoranza. Certo c'è anche quello, ma il vero tema è la barbarie intesa come un modo di vivere naturale, istintivo, e soprattutto limpido e onesto, per quanto grezzo. Cioè il messaggio è che il male si annida invece nella cosiddetta civiltà, con tutti i suoi intrighi, doppi giochi, truffe e lotte spietate per il potere.
Conan è un puro. Non si trova a suo agio con le comodità della civilizzazione, e soprattutto non è disposto a fingere e a mostrarsi in un modo che non sia il suo vero essere, solo per compiacere gli altri, per trarre vantaggio dalle regole della società. E se ha un problema con qualcuno glielo va a dire in faccia, se necessario spaccandogli la testa! Non si affida di certo a un avvocato.
Guardate che è di un’attualità impressionante. In questi racconti, che i faciloni marcano come fantasy avventuroso, si cela tutta una filosofia che contrappone la civiltà e la barbarie, l’uniformarsi alle regole della società o ribellarsi.
E io, che oggigiorno trovo sempre più difficile vivere in questa cosiddetta era moderna, trovo una sintonia con queste storie di cui io stesso mi stupisco, dopo aver deciso di leggerle senza aspettarmi troppo. E invece. Evidentemente era il momento giusto per leggerle; il libro mi ha scelto, come dicevo poco più su.
Nei suoi racconti Conan riesce in imprese sovrumane. La sua forza, la sua agilità, i suoi istinti, non sono quelli di un semplice essere umano. Conan è un archetipo, una forza della natura, qualcosa di troppo primordiale e potente per resistergli. Man mano che si leggono i suoi racconti diventa sempre più evidente che il personaggio rappresenta la forza della natura incontaminata, contrapposta alla civiltà e alle sue debolezze.
Ecco perché, a oltre ottant’anni dall’apparire delle sue avventure sulle pagine di Weird Tales, Conan è ancora oggi popolarissimo, nei libri, nei fumetti, nei film, e prossimamente in una serie TV. Insomma nella cultura. E questo può accadere solo per quei personaggi, per quelle invenzioni letterarie, che hanno qualcosa da dire di profondo. Che vi piaccia o no, Conan è più profondo del best seller del momento che trovate sparato nelle vetrine delle librerie questo mese.
Vediamo se di quel best seller si parlerà ancora tra ottant’anni, e poi ne riparliamo.



Quel video che mi ha mandato mia sorella con i panorami mozzafiato mi suscita delle emozioni, un senso di nostalgia atavica, mi allarga il cuore e la mente; e nel contempo mi ricorda quanto sono pesanti le catene del progresso, del lavoro di tutti i giorni, della banalità del quotidiano e della lotta contro la burocrazia. Queste cose ci stanno uccidendo, stanno uccidendo la nostra sintonia con l’ambiente, regalandoci in cambio le comodità della vita moderna, e allungandoci la vita media, sì d’accordo. Ma a un prezzo.
Detto questo c'è anche un'altra riflessione da fare, però. Se davvero si vuole scrivere si deve superare tutto questo. Sarebbe bello vivere una vita come vogliamo, sempre all'aperto, viaggiando e avendo la mente sgombra dai compiti di tutti i giorni. Ah, allora sì che il nostro intelletto sarebbe sempre ispirato, e noi con penna e taccuino sempre a portata di mano, pronti a scrivere.
Purtroppo ben pochi hanno questa fortuna.
E allora dobbiamo fare invece come la Rowling che, prima di diventare famosa, povera in canna e madre single di una bambina, scriveva dove le capitava; di solito su un blocco note, seduta al tavolo di un bar,
quando la piccola si addormentava.
O come King, che viveva con moglie e due figli in una roulotte, e batteva i testi su una Olivetti poggiata su uno scrittoio per bambini, tenuto in bilico sulle cosce.
Perché se aspetti sempre il luogo e l'atmosfera giusti per scrivere, alla fine non scriverai proprio un bel niente. Devi scrivere sempre, in ogni luogo e con ogni mezzo.

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