venerdì 13 febbraio 2015

Infodump, una questione accademica

La fissazione tutta italiana sul cosiddetto infodump porta a risultati che IMVHO (come dicevamo noi vecchietti ai primi tempi di internet) possono essere disastrosi. Risultati che, per carità, magari possono piacere ai bacchettoni nostrani della letteratura, sì ma poi? Una scena deve essere mostrata, non raccontata, come amano dire i professoroni.

Costoro si rivendono la regola anglosassone show don't tell. Certo, la regola è validissima: mostrare, non raccontare. Però attenzione, come cantavano Latte e i Suoi Derivati, "dipende tutto dal contesto". Spesso, nella narrativa uscita dalle nostre (sacre) scuole di scrittura, non si capisce un cazzo, perché gli aspiranti autori vengono tartassati da questa regola e viene loro vietato in tutti modi qualsiasi cosa puzzi anche lontanamente di infodump. E ogni eccesso, come in tutti i campi, alla fine è controproducente.
Risultato? Facciamo un salto in libreria e ci accorgiamo che molti lettori nostrani snobbano gli autori italiani e preferiscono approdare su lidi stranieri, per leggere storie di cui finalmente riescono a seguire il filo. Magari tellate e non showate ma, cazzo, di cui si capisce qualcosa.

Va bene, ma cos'è sto infodump, facci un esempio. E io ve lo faccio un esempio, state tranquilli. Ecco qua un paio di brani tratti da un libro che ho letto qualche tempo fa:

Quella era una zona dove le sparatorie erano all'ordine del giorno, ma la mia Lincoln era un'auto corazzata. L'avevo comprata usata dalla vedova di un membro del cartello di Sinaloa che era stato assassinato. Le portiere erano rinforzate e i finestrini, formati da tre strati sovrapposti di vetro laminato, erano a prova di proiettile...

Nonostante la prima udienza consistesse essenzialmente nell'indicazione dei capi d'accusa e costituisse il punto d'inizio del processo, rappresentava anche il momento più opportuno per richiedere la libertà su cauzione. [...] La legge autorizzava la libertà su cauzione, ma in caso di omicidio la cauzione arrivava a cifre spropositate, irraggiungibili per una persona comune. La mia cliente era una madre single, senza lavoro e con una minaccia di pignoramento che incombeva sul suo futuro. Una cauzione milionaria significava che non sarebbe uscita di prigione.
 
Notato niente? I brani sono pieni di informazioni che vengono date dal protagonista direttamente al lettore, per fargli capire meglio la situazione. Ma non c'è nessuna scena in atto, queste informazioni non vengono fuori a seguito di dialoghi con qualcuno o con qualche azione che accade. Vengono fornite direttamente, raccontate, appunto, non mostrate. L'autore ha bisogno che il lettore venga a conoscenza di come è fatta la sua auto (nel primo brano) e del funzionamento di alcuni aspetti di un processo legale (nel secondo) e non ha trovato un modo migliore di comunicarlo. 
Ora, se tu fossi un aspirante scrittore italiano, e presentassi questi brani a un editor, ti sputerebbe in faccia, ti direbbe che è tutto infodump, ti barrerebbe i brani con una penna rossa e ti direbbe di riscriverli in modo diverso. 
Be', sappiate che i brani precedenti sono tratti da Il quinto testimone, di Michael Connelly, uno dei più grandi autori americani di legal thriller, uno scrittore che vende milioni di copie. Tradotto in trentasei lingue. 
Ma che non supererebbe la scrivania di un qualsiasi editor italiota.

Certo, possiamo essere d'accordo che i romanzi privi di infodump, più mostrati e meno raccontati, siano letterariamente superiori, ma... Punto Primo, a quanti lettori gliene frega qualcosa? Punto Secondo, quanta strada possono fare questi capolavori?

Facciamo un altro esempio. Qui di infodump non vi è traccia:
 

Il cielo sopra il porto era del colore di uno schermo televisivo sintonizzato su un canale morto. 
- Non è che mi faccio - disse qualcuno mentre Case si faceva largo a spintoni tra la calca per infilarsi dentro il Chat. - Solo che all'improvviso il mio corpo ha una drastica carenza di droga. - Era un accento da Sprawl, in una delle espressioni più tipiche dello Sprawl. Il Chatsubo era un bar per espatriati di professione: potevi andarci a bere per una settimana di seguito senza mai sentire due sole parole in giapponese. 
Ratz si stava occupando del bar, e il suo braccio meccanico si muoveva con scatti sempre uguali mentre riempiva un vassoio di Kirin alla spina. Appena vide Case gli sorrise.

Questo è l'incipit di Neuromante, di William Gibson, un capolavoro. Ma tra di voi ci saranno due possibili reazioni a questa affermazione:

A) Neuroche? mai sentito. 
B) Chiaro, è uno dei capolavori della Fantascienza, l'origine di un intero genere, il Cyberpunk.

Se siete del tipo B, probabilmente l'avrete riconosciuto già alla prima frase. Ma, visto il tema di questo post, mi interessa di più esaminare il tipo A. Perché Neuromante è sì un capolavoro, ma di difficile comprensione. Perché? Be', esaminiamo come esempio il brano riportato. Dove siamo? Il cielo sopra il porto, sì ma quale porto? Che cos'è lo "Sprawl"? Kirin alla spina? Che roba è? L'autore ci proietta nel bel mezzo della storia, senza preoccuparsi di darci qualche informazione preliminare.
Neuromante è una storia futuristica, con realtà virtuali, intelligenze artificiali, mega corporazioni, hacker che si intrufolano nei sistemi di sicurezza. 
Tutto questo usando una terminologia mai sentita prima (durante la lettura vi chiederete che cosa cazzo sia mai un "simstim"), mostrando gente che dialoga tra loro parlando senza curarsi di fornire al lettore spiegazioni su termini e avvenimenti che per i protagonisti sono assodati, ma non per il lettore. Come è giusto che sia, secondo la già citata show don't tell. Ah, e tutto questo veniva pubblicato nel 1984, quando la cultura generale informatica era pressoché zero.
Immaginate di ascoltare un dialogo tra matematici, o tra fisici. Ecco, chiaramente non ci capireste niente. 
 
E allora? Come ha fatto a diventare un capolavoro? E' presto detto. Perché un romanzo di questo tipo richiede un grande sforzo da parte del lettore all'inizio, poi man mano che si prosegue la lettura la terminologia, i dialoghi e gli eventi acquisiscono significato. I fili si ricollegano, e si scopre che quella storia è davvero un capolavoro.
Che però non raggiungerà mai la piena notorietà di un bestseller al di fuori della cerchia dei lettori di Fantascienza. E qui siamo al Punto Secondo, ovvero dove possono arrivare queste storie. Be' secondo me per quanto geniali e letterariamente superiori, queste storie raggiungeranno un pubblico che non sarà mai vasto quanto un parco lettori come quello di un qualsiasi Connelly. 
E guardate che lo dico da adoratore di Neuromante, della Fantascienza, e delle storie scritte bene. Ma la realtà è questa. Scrivete pure secondo quello che dicono i professoroni dello show don't tell, ma intanto sappiate che è molto difficile farlo bene; e poi non vi lamentate se sarete osannati dai critici ma sconosciuti al pubblico. Dipende solo da voi e dal vostro stile quanti lettori riuscirete a raggiungere. Questo perché, e qui siamo al Punto Primo della questione, ai lettori non gliene frega nulla di infodump e qualità letteraria.

I lettori non sanno nemmeno che vuol dire infodump; vogliono solo una buona storia, che sia coinvolgente e con personaggi interessanti.

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