tag:blogger.com,1999:blog-51536300306384638062024-03-13T20:14:31.434+01:00Scripta Manent"L'immaginazione è più importante della conoscenza" – Albert EinsteinFulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.comBlogger91125tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-45658639999933106282023-04-07T11:38:00.000+02:002023-04-07T11:38:59.937+02:00Viaggiare<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUdr2JiCXfCk_C1baDqNa_ip_hcfSv9bV0Vv9Ui-3PHNHYb5fxp52FaJFvoXF3tYR1aNQI9N5DRt73ZtL0VWt_CXCyNj0y9so9f7deK_A2UxKwahkS5eXbKTMxDePvfpVRa_3qggoJ18zqqWrrUUefOXMGK3LPVD5idWhV2OY1IPLhandt2e02pvp-9Q/s1080/Viaggio_Agostino_FZ.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1030" data-original-width="1080" height="381" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUdr2JiCXfCk_C1baDqNa_ip_hcfSv9bV0Vv9Ui-3PHNHYb5fxp52FaJFvoXF3tYR1aNQI9N5DRt73ZtL0VWt_CXCyNj0y9so9f7deK_A2UxKwahkS5eXbKTMxDePvfpVRa_3qggoJ18zqqWrrUUefOXMGK3LPVD5idWhV2OY1IPLhandt2e02pvp-9Q/w400-h381/Viaggio_Agostino_FZ.jpg" width="400" /></a></div><span style="font-family: verdana;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Credo che il fascino del viaggio in treno consista nel fatto che tu stai fermo e il mondo viene incontro a te. Sì, so che detto così sembra una banalità; però voglio dire pensateci bene, voi ve ne state seduti belli comodi e, senza alcuna fatica, il paesaggio scorre, il panorama si mostra. Il mondo vi viene incontro da solo, e il vostro sguardo può spaziare su una varietà di paesaggi, persone. Forse è per questo che sogno un viaggio in treno lunghissimo, magari senza fine, che giri tutto il pianeta. Esiste? Ma anche fosse, quando avrò il tempo di farlo?<span></span></span></p><a name='more'></a><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Oh be’, intanto mi accontento di viaggiare con la fantasia… quello è già più fattibile. Ma non sempre la fantasia basta, vero? Io fondamentalmente sono un “professionista” del viaggiare con la mente, scrivere vuol dire anche questo, visitare luoghi e persone che esistono solo nella nostra testa. Ma a volte si ha bisogno di qualcosa di reale, di concreto. Si ha bisogno di sentire il movimento, l’aria sulla pelle, la fatica nelle gambe, il freddo, il caldo, il mondo esterno con i suoi rumori, le sue voci. Anche perché spesso è un viaggio reale che poi ti ispira altri viaggi nel cervello. Questo succede a tutti eh, non solo a chi piace scrivere.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ricordo con piacere tutti i viaggi che ho fatto, anche quelli che sono risultati magari pericolosi, perché tutti hanno arricchito la mia esperienza, la mia vita. Tutti, nessuno escluso. Viaggiare è una delle cose più belle e importanti nella vita, allarga i nostri orizzonti, espande la nostra cultura, la nostra comprensione del mondo. Si pone molto accento sull’importanza dello studio, e va bene, ma forse non se ne pone altrettanta su quanto sia importante viaggiare. Posso studiare per ore la geografia e la cultura dell’India, per dire, ma non ne saprò mai davvero qualcosa se non ci sono mai stato; se non l’avrò mai vissuta.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">In quali luoghi sono stato nella mia vita? Provo a ricordarli, vediamo un po’. Vado in ordine sparso, non cronologico. Giappone, Somalia, Messico, USA, Egitto, Cuba, Inghilterra, Francia, Spagna, Grecia, Repubblica Dominicana, Mauritius, Thailandia… be’ dai non male. Certo sono state quasi sempre visite brevi, vacanze, una permanenza che comunque ti dà un’idea parziale della realtà del posto. Ovviamente dipende anche da come ti organizzi il viaggio. Se vai a stare sempre in hotel 5 stelle e cerchi il ristorante italiano… se vai solo al super resort sulla spiaggia all-inclusive… ecco quello lascia stare, restatene a casa, perché quello non è viaggiare, quello non è voler scoprire altri luoghi. Insomma un po’ di giretti me li sono fatti, eppure… eppure mi sembra sempre poco, ho sempre voglia di girare ancora e ancora e ancora, il mondo è vasto e interessante. Credo che se fossi miliardario e non avessi problemi di budget starei sempre in giro.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Non so bene perché ho iniziato questo discorso parlando del treno. Oggi ci si sposta in aereo per le grandi distanze, e magari una volta sul posto si affittano automobili. Forse ho iniziato dal treno perché è un mezzo che mi ricorda tempi meno frenetici, mi dà l’idea di uno spostamento che permette di goderti le cose. Certo se pensi ai treni superveloci no. Ma non so, io penso al treno come a questa cosa un po’ fuori dal tempo, un po’ romantica, un treno di quelli antichi magari. Ti metti seduto, il viaggio comincia e ci vorrà un po’, allora hai tutto il tempo per conversare, leggere, scrivere. Il tempo di vedere il paesaggio che cambia, di attraversare paesi, città. Ma perché è tutto così veloce oggi, porca miseria! Troppo veloce! È tutto un correre, nel lavoro, nella vita, anche nei viaggi di vacanza sì, anche lì! Ti propongono magari questi pacchetti tutto compreso dove fai trecento cose in una settimana, ogni giorno un albergo diverso, e poi ti sposti di continuo, nel modo più rapido possibile. Per dire, Roma? Che problema c’è… pacchetti “Roma in due giorni”. Ma che cazzo ti vuoi vedere Roma in due giorni che ci sono voluti due millenni per crearla?! Basta con questa supervelocità ovunque. Voglio fare un viaggio senza fretta, voglio visitare un paese con calma, voglio camminare, esplorare, mangiare, parlare un’altra lingua, conoscere un’altra cultura. Ma non in una settimana, voglio almeno un mese.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ah, e gli spostamenti interni magari in treno. Un treno lento.</span></p>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-86486630101336008962023-03-30T16:30:00.001+02:002023-03-30T16:40:18.198+02:00Gocce nell'oceano<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4UBa6ga1U7RZCec6FF-IiGA5m4m2ClPooj6eJCdWALBQi3bJk1NBmmdB03gu2PCk0yI6pjhZyRgjhSiJyZlboJwI4OuFe706L9IYFn9-BevYMbr_-McWvnIM68Yqp3n-KjalUG7R0cLc-SkmbPsMWy5dPMZALWzU-8sBqrc1swf8KW0mnOYMIOJZ_xg/s4032/seaFZ.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="4032" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4UBa6ga1U7RZCec6FF-IiGA5m4m2ClPooj6eJCdWALBQi3bJk1NBmmdB03gu2PCk0yI6pjhZyRgjhSiJyZlboJwI4OuFe706L9IYFn9-BevYMbr_-McWvnIM68Yqp3n-KjalUG7R0cLc-SkmbPsMWy5dPMZALWzU-8sBqrc1swf8KW0mnOYMIOJZ_xg/w400-h300/seaFZ.jpg" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Oggi parliamo dell’eterna lotta fra il bene e il male. Che potrebbe sembrare l’ennesima stereotipata trama di un fantasy banale. E invece no, non è di quello che voglio parlare. Mi riferisco invece a una lotta interna, un qualcosa di più concreto che tocca tutti noi. Nel senso di <i>sentirsi</i> bene o male.<span><a name='more'></a></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;">Mi sento continuamente tirato tra due sentimenti opposti. Da una parte mi sento depresso, vedo tutto nero, penso che il mondo e le persone siano una merda e faccia tutto schifo. Mezz’ora dopo penso di avere una vita fantastica, vedo il bello nelle persone e nel mondo e immagino un futuro sereno e soddisfacente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La seconda visione più quando bevo, però eh, precisiamo… Ma a parte scherzi, capita pure a voi?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E prima pensavo positivo, e poi negativo, e poi positivo di nuovo… Alla fine mi rendo conto che questo alternarsi di positività e negatività è, semplicemente, la vita. Qualcuno ha detto “la vita è quel che ti succede mentre pensi a cosa fare nella vita”. E’ una frase dura, non so di chi sia, ma probabilmente aveva ragione. In ogni caso è anche una questione di prospettiva. La vita ha un suo fluire indipendente dai nostri stati d’animo del momento. Se potessimo astrarci dalla ridotta visuale individuale, come una sorta di divinità superiore, ci renderemmo conto di come la nostra visione attuale sia limitata.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Già, la nostra idea della vita è dettata da un umore effimero. Possiamo essere negativi o positivi, a seconda di quel che proviamo in quell’istante, e magari giudichiamo l’intera esistenza in base a quel che sentiamo in quella frazione di tempo. Ma la vita in sé è superiore all’individuo, ha un suo equilibrio, segue delle leggi che vanno molto oltre la nostra comprensione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E’ sempre lo stesso problema, tendiamo a considerarci il centro del mondo; perlomeno del nostro mondo, ma non siamo il centro nemmeno di quello. Moglie, figli, hanno una loro vita, legata a noi, certo, ma hanno una loro esistenza che noi, volenti o nolenti, possiamo influenzare solo in parte. La relazione tra il singolo e il mondo è complessa, e di una vastità impressionante: eventi, imprevisti, incontri, scontri, piccole cose quotidiane e grandi cose collettive influenzano e cambiano la nostra vita continuamente; il nostro controllo è minimo, ci illudiamo di controllare tutto, di guidare tutto, ma è solo un’illusione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Siamo gocce nell'oceano.</div></span>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-4692111337835016002022-12-27T14:20:00.000+01:002022-12-27T14:20:17.950+01:00Bisogni<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh076ZqyNAHDX55gU3kiu4HQ9Vwoo5CbQVuGQaBzSlj4IgB3mCHXPCa0CVjKUlg9lYWejhb1zaYtE6om8tonmJ2flfJd9L9si43LzCTIobCwcDvNM6uv_N4yW9vf0W1hyiI5zfvRw5xpxVXE9VKWcwnA1LrIm3ma1WDzROsyT4QeAo8wL9yeHpljn4XuA/s1024/Bisogni_FZ.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh076ZqyNAHDX55gU3kiu4HQ9Vwoo5CbQVuGQaBzSlj4IgB3mCHXPCa0CVjKUlg9lYWejhb1zaYtE6om8tonmJ2flfJd9L9si43LzCTIobCwcDvNM6uv_N4yW9vf0W1hyiI5zfvRw5xpxVXE9VKWcwnA1LrIm3ma1WDzROsyT4QeAo8wL9yeHpljn4XuA/w300-h400/Bisogni_FZ.jpg" width="300" /></a></div><br /><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Che non è un post di approfondimento sui nostri espletamenti biologici, ma una riflessione sul fatto che, chi più chi meno, ci sentiamo sempre scontenti. Voglio dire, personalmente ci sono tantissime cose che mi piacciono della mia vita. Non sono ricco ma ho un buon lavoro, tutti i mesi arriva quanto basta per campare, ho una famiglia fantastica, mi sento positivo riguardo i figli, di cui sono sempre più orgoglioso e felice per il loro progredire nella strada della vita.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Quindi cosa c’è che non va?<span><a name='more'></a></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">È un qualcosa che ha a che fare con la vita che fai tutti i giorni. Vi fermate mai a riflettere su come impiegate il vostro tempo? Lo so, è difficile farlo, facciamo una vita frenetica, non c’è mai tempo per fermarsi, respirare con calma e riflettere. Io a volte riesco a farlo, con molta difficoltà. E, quando lo faccio, realizzo che c’è qualcosa che manca.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ma cosa? Di cosa ho bisogno? “Che altro cazzo vuoi”, direbbe magari con giustificato astio chi sta peggio di me.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Be’, a volte quel che manca nella vita non è il lavoro, l’amore, o un buon telefonino. A volte manca il senso. Manca la libertà di fare quello che si sente. Di impiegare il nostro tempo nel modo che vorremmo noi. Ho compiuto cinquant’anni e quando mi guardo allo specchio la mattina mi chiedo “ti piace la vita che fai”? No, mi spiace, non del tutto. Fermo restando le cose positive di cui sopra, non mi piace che non abbia più tempo per scrivere, leggere, passeggiare nei boschi, fare un viaggio in mare, visitare un sito archeologico, vedere un film che mi emozioni. Ho bisogno di vivere una vita ricca e stimolante, dove ci sia più arte e cultura, ho bisogno di vivere giornate non tutte uguali, ho bisogno di una città più a misura d’uomo, o magari proprio di un piccolo villaggio, ma perché cazzo dobbiamo vivere per forza in metropoli di cemento? Ho bisogno di spazi aperti, di verde, di musica, di pace. Ho bisogno di fare una passeggiata vera, non di uscire a fare la spesa o qualche commissione. Ho bisogno di camminare senza una meta.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ecco. Fine della riflessione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ah, e buon anno nuovo!</span></div>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-5485394795321181342022-12-01T17:27:00.000+01:002022-12-01T17:27:13.366+01:00Trionfo del Tempo<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0TQJASpClRAWunWhdJkHC7I7XSGXgxtCxSXRFhfMMVuv6HR1AzrDDWpKO5KSBuGkE6fKNP1MwstPtLgfOIul42b2h1HyFq-lrqNwP1dOvOqUtF-NrGcDz7IGzoh3rpPtzb1dq8lVozNASD3-c2awKwfUo8qvGehIl9KndYSwWRaVwuvxeH-R3YKGhew/s512/Tempo_Sellaio_FZ.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="415" data-original-width="512" height="324" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0TQJASpClRAWunWhdJkHC7I7XSGXgxtCxSXRFhfMMVuv6HR1AzrDDWpKO5KSBuGkE6fKNP1MwstPtLgfOIul42b2h1HyFq-lrqNwP1dOvOqUtF-NrGcDz7IGzoh3rpPtzb1dq8lVozNASD3-c2awKwfUo8qvGehIl9KndYSwWRaVwuvxeH-R3YKGhew/w400-h324/Tempo_Sellaio_FZ.jpg" width="400" /></a></div><span style="font-family: verdana;"><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></p>Ma come facevano gli antichi senza orologi? Non sarà che stavano meglio? Oggi in qualsiasi istante sappiamo l’ora precisa, atomica… un’occhiata al telefono e zac! Sincronizzati al millesimo con il mondo.</span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">I nostri antenati invece si svegliavano con la luce del sole, facevano le cose che dovevano fare… e poi c’era il tramonto. E insomma, i bambini andavano a scuola, si facevano varie attività, si lavorava e ci si divertiva, si gioiva e ci si disperava. Come oggi. Insomma si viveva lo stesso, giusto?</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ma senza ansia.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Sarà mica l’orologio la più grande calamità mai capitata al genere umano?</span></p>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-144049897048552292022-11-24T10:28:00.002+01:002022-11-24T10:32:07.076+01:00Giovani e vecchi (dentro)<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiddM5BWzN5UMB4c_On4_zf0djV0jieSbApsVDwB0Pn18fF7I0Uuc8R5T9VCNOnvfFP0amgCvpOHRR-IRRyj209Cp9Lqp55jBDKJ3HovOmRDw59PKLYE_sFEF57Ni4wx6_xE8zpohAH-bDO0jAGzDXRr7j0GmqAcQGcgMZbf45_f612Uz5kWIzDmYiXmg/s2048/Young&OldFZ.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1532" data-original-width="2048" height="299" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiddM5BWzN5UMB4c_On4_zf0djV0jieSbApsVDwB0Pn18fF7I0Uuc8R5T9VCNOnvfFP0amgCvpOHRR-IRRyj209Cp9Lqp55jBDKJ3HovOmRDw59PKLYE_sFEF57Ni4wx6_xE8zpohAH-bDO0jAGzDXRr7j0GmqAcQGcgMZbf45_f612Uz5kWIzDmYiXmg/w400-h299/Young&OldFZ.jpg" width="400" /></a></div><span style="font-family: verdana;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">È</span><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 14.6667px;"> </span><span style="font-family: verdana;">ora di scrivere qualcosa su questo luogo sperduto nella rete. Ultime notizie? Allora, ho compiuto cinquant'anni (CINQUANTA CAZZAROLA!), i bimbi sono cresciuti un altro pochino e il mondo continua nel suo folle girare, donando spettacoli di meraviglia e orrore.<span></span></span></p><a name='more'></a><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Come va la scrittura? Procede, a rilento ma procede. Oh posso sempre dire che pure George Martin va a rilento eh, l’ultimo libro delle sue <i>Cronache</i> è del 2011. Be’ certo, io ancora non ho nemmeno <i>dato il via</i> a una saga di successo planetario letterario e televisivo, ma state a guardare il capello? Sono a cinquanta mica a ottanta no? Ecco, allora ho trovato un pretesto per un argomento di cui parlare, che mi solletica la mente già da un po’. La <i>vecchitudine</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Allora, io non è che sia proprio un animale sociale di quelli che conoscono millemila persone, ma mi guardo in giro passeggiando per il mondo e sui social, rilevando le attitudini di quello specifico sottoinsieme di persone che hanno suppergiù la mia stessa età. E l’impressione che ho è questa: o sono strano io, oppure là fuori è pieno di gente che a cinquant’anni è già vecchia. Sebbene a quindici anni pensassi che i cinquantenni fossero <i>estremamente </i>vecchi, ora che ho raggiunto questa veneranda età (ah ah!) conosco la verità, cioè che non è per niente così. Quindi l’età vera è quella che uno si sente? Sì, una cosa del genere. In ogni caso ho capito quando è che si invecchia <i>davvero</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Succede quando “la musica è tutta merda, questi (<i>nuovo gruppo a caso</i>) non hanno inventato niente, i (<i>vecchio gruppo a caso</i>) erano molto meglio”, quando “i giovani di oggi non sanno fare un cazzo, pensano solo ai giochi/telefonini/tv”, “ai miei tempi ci accontentavamo di poco”, “guarda quello come si veste”, “ma tu sei fuori dalla realtà, pensa alle cose serie”, “in tv/al cinema/da leggere non c’è niente di bello, oggi fa tutto schifo”, “eh il cibo di oggi che merda, ma i sapori di una volta”… e così via. Ci siamo capiti no?</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Personalmente riesco ancora a trovare musica, film e libri che mi entusiasmano, cibo decente e ad aver voglia di fare qualcosa, senza chiudermi nel mondo dei ricordi. Non sempre, almeno.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Poi che dire, è ovvio, a volte è vero: non tutto quello che gira oggi è apprezzabile, c’è anche merda impresentabile, in giro trovi giovani coglioni e tutto quel che volete. Ma non è sempre stato così? Ai tempi nostri era tutto perfetto e impeccabile? I giovani erano tutti tosti e gagliardi? Ovviamente no. E, altrettanto ovviamente, anche oggi esiste roba degna di esistere, giuro eh, cercate in giro che c’è. Se non riuscite a mantenere giovane il corpo, almeno fatelo con la mente: amate, rispettate ed elogiate i vostri miti di gioventù… ma guardate anche al presente. Potreste rimanere sorpresi, sapete?</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Un esempio? Questi <i>Maneskin</i>, ma che male vi hanno fatto? Cantano in italiano, in inglese, alternano canzoni melodiche al rock, Damiano ha una voce che beato lui, i testi sono tutt’altro che disprezzabili. Che problema avete co ‘sti ragazzi? Per come si vestono? Allora davvero state indietro di cento anni… Ma ben vengano e sticazzi di come si vestono, la musica va soprattutto <i>ascoltata</i>, lo sapevate? Sapevatelo! Un po’ d’aria nuova per la musica italiana e dai, ma che davvero volete ancora Gigi D’Alessio e Laura Pausini?</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ah, altra cosa cui prestare attenzione, perché indice di precoce senilità: avete una vita tutto lavoro, casa e famiglia? Male. Trovatevi un hobby, una passione, qualcosa, porca miseria; perché se non ce l’avete i casi sono due. O il vostro lavoro è <i>già</i> la vostra passione (caso mooolto raro) e allora vi invidio sinceramente… oppure siete più che vecchi: siete già morti e non ve ne siete accorti. L’importanza del giocare, della fantasia, dello svago, è fondamentale per la sanità mentale, e chi non lo capisce vuol dire che non ha capito nulla della natura umana. </span><span style="font-family: verdana;">È</span><span style="font-family: verdana;"> gente grigia e triste, che pensa solo alle “cose serie”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Vi lascio con le parole di un tizio che di svago se ne intendeva. E forse non è un caso che ha vissuto quasi cento anni…</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">“Mi sentivo in imbarazzo perché ero solo uno scrittore di fumetti, mentre altre persone costruivano ponti o intraprendevano carriere mediche. E poi ho cominciato a capire: l'intrattenimento è una delle cose più importanti nella vita delle persone. Senza di esso, potrebbero andare fuori di testa. Penso che, se sei in grado di intrattenere, stai facendo una cosa buona.” – Stan Lee (1922 – 2018)</span></p>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-36781789720275682532022-05-13T16:14:00.000+02:002022-05-13T16:14:40.183+02:00La giusta via di mezzo<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeb_Dx1lpsDxOsOkDk_YfyEYhG0pMI0yixboCjI7vTzwatmpcg41y2e4uDehrclTdpIrSDhT0yiGKCcxbW3oIwZU27hwx2uXliIqk_57dxue0vFvo6CfZQrJyQgn0dRgM4jqhR5jcrIOwPwbOPF1exqEro-leibmmpkATMu1jon4p0BhXa7xd1np9zLw/s602/legionario_fucileFZ.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="452" data-original-width="602" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeb_Dx1lpsDxOsOkDk_YfyEYhG0pMI0yixboCjI7vTzwatmpcg41y2e4uDehrclTdpIrSDhT0yiGKCcxbW3oIwZU27hwx2uXliIqk_57dxue0vFvo6CfZQrJyQgn0dRgM4jqhR5jcrIOwPwbOPF1exqEro-leibmmpkATMu1jon4p0BhXa7xd1np9zLw/w400-h300/legionario_fucileFZ.jpg" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Dunque, è un bel po’ che non pubblico qualcosa. Intendo dire, non sul blog, ma proprio qualcosa di narrativa. Decisamente troppo, diciamo la verità. Ma arriverà eh, fidatevi. Arriveranno prima uno o due racconti che sono alla revisione finale e più avanti, non so bene quando, arriverà invece qualcosa di più consistente. Anzi, secondo i miei programmi, qualcosa di molto importante.<span><a name='more'></a></span></span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È troppo presto per entrare nei dettagli, ma chi mi segue da un po’ ha tutti gli elementi per indovinare. Tempo fa ho scritto di quanto sia importante documentarsi e di come mi senta ormai indirizzato verso una narrativa di tipo fantastorica. Ho scritto anche di come non riesca a sopportare certi anacronismi, imprecisioni e libertà che si prendono alcuni romanzi e soprattutto parecchi film.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Be’, è passato un bel po’ di tempo da quelle affermazioni e qualcosa è cambiato. Non le rinnego del tutto, questo no, ma diciamo che col tempo ho modificato un po’ il mio punto di vista, ammorbidendolo. Come mai? Ecco un paio di riflessioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La prima: ho già scritto che in particolare mi sto documentando sulla storia romana. Eh ragazzi, che dire. Sono partito dal libro di <a href="https://www.amazon.it/Lesercito-romano-Armamento-organizzazione-illustrata/dp/8884741467/" target="_blank">Cascarino</a> per informarmi su equipaggiamento e tattiche dei legionari del periodo cesariano e poi… niente, poi mi sono ritrovato a studiare (ed ad appassionarmi) a oltre mille anni di storia romana (limitandosi all’impero d’occidente, eh!) in tutti i suoi aspetti: cibo, vestiario, religione, società, costumi, esercito, filosofia, arte, eccetera eccetera eccetera. Ho comprato libri, fumetti, riviste, ho ascoltato audiolibri, setacciato internet e Wikipedia e, cavolo, ci sono ancora dentro!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Man mano che mi documentavo, mi appuntavo su <i><a href="https://www.literatureandlatte.com/scrivener/overview" target="_blank">Scrivener</a></i> tutto quel che ritenevo utile per il mio progetto. Insomma, a oggi le note hanno raggiunto dimensioni tali che potrebbero essere pubblicate autonomamente come saggio sulla storia romana. Il lavoro è talmente vasto che ho intenzione di tenerlo come riferimento non solo per il progetto attuale ma anche per quelli futuri.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma a un certo punto ho realizzato che se continuo cosi diventerò vecchio prima di scrivere una sola riga di racconto. Quindi arriva un momento in cui si deve accettare una via di mezzo. O ti laurei in storia romana e scrivi magari saggi, vai a insegnare, fai domanda alla Rai chiedendo di fare una trasmissione insieme ad Alberto Angela… oppure a un certo punto ti ricordi che quello da cui eri partito era <i>raccontare una storia</i>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Seconda riflessione, strettamente collegata alla prima: non serve che sia vero, basta che sia <i>verosimile</i>. Per una buona storia è sufficiente questo. C’è un compromesso accettabile tra l’aderenza storica totale e l’anacronismo assurdo. Trovare nella narrazione qualche imprecisione o inesattezza non è la fine del mondo. Alla fine il racconto deve riuscire a coinvolgere e a emozionare; e a farti vivere anche una esperienza storica il più possibile simile a quella del tempo, questo sì, altrimenti non sceglieresti un tema fantastorico. Non smetterò di cercare di essere il più aderente possibile alla realtà storica. Ma non ci perderò il sonno e anni di studi, affinché sia <i>assolutamente perfetto</i>. Perché una storia è anche personaggi, trama, e tutto il resto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">D’altronde quanti lettori farebbero caso e avrebbero da ridire nel leggere una scena di un cavaliere romano che sale a cavallo usando la staffa (che al tempo non esisteva)? Pochi probabilmente. Avete presente <i>Il gladiatore</i>? Ovviamente sì. Ecco lì la cavalleria romana usa le staffe; ora, questa cosa a quanti spettatori ha minato l’apprezzamento del film? Esatto, zero. Insomma finché la storia prende, i personaggi appassionano, e finché rimaniamo all’interno di <i>piccole imprecisioni</i> allora ok. Certo, se vai a leggere di un legionario che a un certo punto tira fuori un paio di occhiali… be’ ecco, aspetta un momento!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Insomma, ho reso l’idea?</div></span>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-182500299122821772022-04-13T12:17:00.000+02:002022-04-13T12:17:14.211+02:00Il bicchiere è mezzo pieno<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6pWCQgPt1-wQIZvolXLUmLDsbxeBZ5aF-7eORQPFp_CZmpnTVOrTSUuCe3XCXoTkFk6-u_1OxDxeGsekiIzhY-OiS1h0OIzUGfOK7EcmUn2nlC4PvB64xNJkNHAFL3McjbR_zO7qExDV9yj4wI8PVDJLDRniHd4iWkiAN7uGqk1nEopgs3dtOiNCCJA/s1600/HPL_FZ.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6pWCQgPt1-wQIZvolXLUmLDsbxeBZ5aF-7eORQPFp_CZmpnTVOrTSUuCe3XCXoTkFk6-u_1OxDxeGsekiIzhY-OiS1h0OIzUGfOK7EcmUn2nlC4PvB64xNJkNHAFL3McjbR_zO7qExDV9yj4wI8PVDJLDRniHd4iWkiAN7uGqk1nEopgs3dtOiNCCJA/w300-h400/HPL_FZ.png" width="300" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">La caratteristica di questa fase della mia vita sembra l’alternarsi sistematico di depressione ed euforia. Be’ forse ultimamente la bilancia ha puntato decisamente verso la prima, complice il verificarsi di tristi vicende personali, condite da un contorno ambientale di Covid. E infine la guerra. Direi che fosse inevitabile buttarsi giù.</span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Eppure.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Eppure ora qualcosa sta cambiando. Stranamente sento crescere in me una voglia di risalire, di recuperare, di tornare a pensare positivo, di darmi da fare con i miei progetti, di combattere le avversità che si accaniscono in famiglia. Vaffanculo, ho voglia di rinascere.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A 50 anni? Sì anche a 50 anni. Finché la testa e il corpo mi funzionano, perché no. 50 anni non è la fine della vita, potrebbe anzi segnare un punto di svolta, chissà. Voglio vedere il bicchiere mezzo pieno. E non d’acqua, magari di coca cola frizzante. Anzi meglio, un bell’amarone, va.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sarà che ho letto la biografia di Lovecraft? Quel libro incredibile, <i>Io sono Providence</i>, di S.T. Joshi? Mai, mai in vita mia ho letto una biografia così eccezionale, il lavoro di Joshi è stato incredibile, dovete solo leggerlo per capire, difficile riassumerlo a parole. Vi fa praticamente vivere giorno per giorno la vita dello scrittore.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Comunque, a parte il valore in sé dello scritto, intendo come prezioso documento della vita di Lovecraft, a parte questo valore intrinseco, ovvio per tutti gli estimatori dell’autore di Providence, questo libro è anche oggettivamente una fonte inesauribile di grande insegnamento. Sul cosa vuol dire essere veramente grandi uomini e grandi scrittori, coerenti con la propria filosofia, visione della vita, e visione letteraria. E di insegnamento anche sull’essere grandi pur essendo umili. E sulle avversità della vita: Lovecraft ha vissuto solo 47 anni, tra difficoltà via via crescenti, finché è morto in semi-povertà, tra le atroci sofferenze di un male incurabile.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Eppure è diventato immortale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ha lasciato un segno indelebile nell’universo, con le sue opere.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lo conobbi molto tempo fa, da ragazzo, attratto dai suoi scritti, che divorai. Oggi, dopo tanti anni, leggendo della sua vita, ho scoperto anche le sue qualità umane, e mi sono accorto di avere tante affinità con quest’uomo vissuto un secolo prima di me. Sintonia con la sua filosofia, con il suo pensiero. Una concordanza che, forse in modo inconscio, trovai anche nella sua scrittura, che forse per quello mi attrasse subito. Ma poi in effetti in modo nemmeno tanto inconscio, perché Lovecraft in realtà trasfuse molto coerentemente la sua essenza nei suoi scritti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un uomo che, pur avendo una vita breve, e scrivendo tutto sommato una manciata di racconti e qualche opera un po’ più lunga, ha lasciato un segno indelebile nella Letteratura. Sono cose che danno da pensare, vero?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Voi autori di oggi, che pubblicate fiumi di libri, che scrivete “quello che vuole il mercato”, che postate su tutti i social disponibili, andate nei salotti TV, comparite su miriadi di siti web… be’ signori parliamone. Lascerete anche voi un segno nell’universo? Voi che vi sentite realizzati solo se vendete milioni di copie?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Chissà.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Io da parte mia traggo un grande insegnamento dalla vita di Lovecraft. Intanto penso che, magari non me ne accorgo, ma ho una vita meravigliosa. E poi che scriverò quello che voglio, quello che mi piace scrivere. Senza condizioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">C’è però uno spettro che aleggia sul mio ottimismo, uno spettro enorme e terribile e spietato, che fa troppa paura per ignorarlo. La guerra.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Arriverà da noi? Chi può dirlo? Dobbiamo pensare positivo, oggi più che mai. La vita è oggi. Chi vuol esser lieto sia. Di doman non v’è certezza.</div></span>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-50928129564589616932022-03-19T21:03:00.002+01:002022-03-19T21:03:54.283+01:00Distopia<div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiH2wCJrW2-O9cuAFPikSlUxMRCXod2lw-T4U1VUxZxEbmx_0mYUVASiOE7wfe7GoWXCQ32et_InlQaMZX8vsEVgFlE0vS7dMK9U_X15S_ECvARhm3VIHWIxCDRK5Z_UeDNTKoulwRxZUhS5wHQlrlI4ur5_DiiZH8BHp5j_yWSFbqJJ5K1FDyAJPYh_Q=s940" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="529" data-original-width="940" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiH2wCJrW2-O9cuAFPikSlUxMRCXod2lw-T4U1VUxZxEbmx_0mYUVASiOE7wfe7GoWXCQ32et_InlQaMZX8vsEVgFlE0vS7dMK9U_X15S_ECvARhm3VIHWIxCDRK5Z_UeDNTKoulwRxZUhS5wHQlrlI4ur5_DiiZH8BHp5j_yWSFbqJJ5K1FDyAJPYh_Q=w400-h225" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>© Sergey Bobok</td></tr></tbody></table><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Pensavo di aver visto il peggio con l’ISIS. Pensavo di averlo visto nei documentari della seconda guerra mondiale. Mi sbagliavo, evidentemente. Come fai a sederti al tavolo a negoziare? Negoziare? Dialogare? Con chi intanto ti sta bombardando ospedali, edifici residenziali, un teatro adibito a rifugio? Con chi ti uccide donne incinte, bambini, gente in fila per il pane?</span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come si fa anche solo a parlare al telefono con questa gente?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come si fa a sedersi a un tavolo con loro?<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Prima smetti di sparare e dopo, forse, si può parlare. Punto. Non cerchi il negoziato, se intanto continui a uccidere innocenti, non dire stronzate. La Russia fa solo finta di negoziare, questa è la verità.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per quanto si potrà rispondere a queste atrocità con delle “sanzioni”? Per quanto potremo tirarci indietro?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Perché sì, l’alternativa è una guerra mondiale, con atrocità ancora maggiori. E’ solo questo che blocca, per ora, l’allargarsi del conflitto. Ma si può resistere e vedere questi orrori senza cedere alla rabbia? Senza imbracciare un fucile per punire i colpevoli come si deve? Per quanto si può resistere?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si <i>deve</i> resistere?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi rendo conto che sto scrivendo una sfilza di domande, ma io questo ho. Domande, non risposte.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Putin, sì certo. Ma anche i generali, i fedeli di partito, i comandanti militari. Come si può decidere volontariamente di colpire un ospedale? Come si può scegliere scientemente di sparare su un teatro rifugio dove è scritto a chiare lettere “Bambini”? Quale mostro schifoso può dare un ordine del genere?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sono preoccupato, disgustato, arrabbiato. Sono schifato anche da chi, in qualsiasi modo, adducendo un qualsiasi motivo, giustifichi l’operato russo. Parlando di presunte colpe dell’occidente. La NATO? La NATO non costringe nessun paese a unirsi all'alleanza bombardandolo. Ogni nazione è libera di scegliersi le sue alleanze e il suo modello politico. La verità è che quello che sta succedendo non è giustificabile in alcun modo, per qualsiasi motivo, da nessun punto di vista.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’unica possibilità è che il mostro sia fatto fuori dall’interno. Oppure da un commando ben addestrato, eventualmente. Anche in missione suicida, se necessario. Perché "le esigenze di molti contano di più di quelle di pochi." (cit.)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sono troppo sconvolto. Vedo girare sui social vari meme, per carità anche divertenti, azzeccati, ma non riesco a condividerli, non riesco a riderci su, non più di tanto, perché poi mi tornano in mente le immagini delle donne incinte ferite, dei bambini piangenti, del padre che piange sul corpo del figlio morto, coperto da un telo insanguinato. Non ci riesco. Noi condividiamo i nostri meme belli comodi al caldo, dai nostri telefonini, mentre la gente muore. Le donne, i bambini, muoiono.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma capisco. Ognuno scaccia l’orrore come può, lo capisco davvero, è umano. Si può resistere all’orrore anche con i meme, con l’umorismo. Altri, come me, preferiscono non postare nulla, o postare altre cose. Per quanto mi riguarda è una cosa troppo grossa da gestire con un messaggio sui social.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma io pure devo sfuggire a questo orrore. Allora provo a buttarmi sulla scrittura, dove mi trovo a mio agio. Dove posso cercare di esorcizzare quel che sta succedendo, provare a estraniarmi, a evadere. Ecco, riflettevo allora che nessun racconto, nessun romanzo, credo, può eguagliare l’orrore reale di quel che succede. Nessun “cattivo”, per quanto efferate siano le azioni che l’autore gli fa compiere, può eguagliare in questo momento Putin. Non fosse altro per il fatto che sarebbe pur sempre un “cattivo” inventato, mentre Putin è reale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pensate un po’, il pericolo “Russia”. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, eh? All’improvviso quelle trame distopiche da Guerra Fredda, quei romanzi di storia alternativa, che abbiamo letto tanto tempo fa, non sono più così banali, vero? Non sono più trame scontate, trite e ritrite. Storie che sembravano superate tornano improvvisamente attuali, tristemente attuali. I russi disegnati come macchiette, che erano sempre i cattivi della situazione, i guerrafondai… tutta roba che credevamo superata, giusto? E invece… Manoscritti che fino a poco tempo fa qualsiasi editore avrebbe rifiutato e bollato come obsoleti e scontati, improvvisamente tornano degni di attenzione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E poi, da oggi in poi, quante possibili storie nasceranno nella fantasia degli scrittori, quanto materiale di ispirazione. Materiale terribile, certo. Ma pensate, quanti romanzi di guerra, di spionaggio, thriller. E quanti ancora distopici, quanti di fantastoria, quanti <i>what if</i> ora, eh? Ma anche quanti mainstream, perché no. Quante storie ambientate nella realtà, che è diventata più terribile dei peggiori incubi di Stephen King.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A proposito, sicuramente anche l’horror troverà nuova terribile linfa da quel che sta succedendo; e quanto sarà terrificante una storia che mischia una realtà già spaventosa di suo con quanto partorito dalla fantasia di un autore?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Speriamo che si disinneschi questa escalation spaventosa.</div></span><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;">Speriamo che il peggio avvenga solo nei romanzi distopici.</div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;">Speriamo di non viverla sul serio, una distopia.</div></span></div>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-83569931438734906922022-02-21T16:31:00.000+01:002022-02-21T16:31:23.787+01:00Scadenze (parte seconda)<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiQ1QcvqW73Qip3hz0VsDAPPXZiNAq38a0vANY669I0A5ZqP8ORr--pY2NnRChc-YybZot5syZpe_9Izp_PFxv7QP3cqSoYwkGVxzpftS9G6WeGwcyk2AaqcPfs6qB8T0Zazbaj5btqc5c5pxxYIU_8O1FM6IThai-RLuDPMZakJ3LPslDJs1qWDlAE3g=s976" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="549" data-original-width="976" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiQ1QcvqW73Qip3hz0VsDAPPXZiNAq38a0vANY669I0A5ZqP8ORr--pY2NnRChc-YybZot5syZpe_9Izp_PFxv7QP3cqSoYwkGVxzpftS9G6WeGwcyk2AaqcPfs6qB8T0Zazbaj5btqc5c5pxxYIU_8O1FM6IThai-RLuDPMZakJ3LPslDJs1qWDlAE3g=w400-h225" width="400" /></a></div><br /><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">E dopo aver parlato, la volta scorsa, di quanto è bella la vita da bambini, quando sembra che hai tutto il tempo del mondo, veniamo oggi alle note dolenti, di quando invece il tempo comincia a scarseggiare. </span><span style="font-family: verdana;">Da quando è iniziato il 2022 sta montando in me un senso di emergenza, di fretta, sento l’inesorabile passare del tempo. Il perché è presto detto: quest’anno metterò il 5 sulle decine, ragazzi. 50 anni tondi tondi.<span><a name='more'></a></span></span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E fa un po’ paura. Una paura insensata, come d’altronde lo sono molte paure, ma non posso farci niente. Ma perché questo timore?</div><div style="text-align: justify;">Mi ricordo, anni fa, quando compii 45 anni. Fu diverso, non sentivo nulla del genere, non sentivo la scadenza della vita che si approssimava, come adesso. Eppure avrebbe avuto perfettamente senso aver paura già allora. Come disse un mio collega con una battuta, “anche tu hai compiuto il giro di boa”. E sì proprio così, la curva della vita aveva raggiunto il picco e ora iniziava la discesa, con una metafora da fredda grafica bancaria, ma che rende l’idea. Eppure, dicevo, all’epoca non la sentivo così, ho vissuto tranquillamente il “giro di boa”.</div><div style="text-align: justify;">E oggi? Che vi devo dire, sarà quel 5 spietato che fa la differenza. Paura, dicevo poco sopra. E senso di urgenza, di fretta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Io voglio realizzare ancora molte cose, ma ho paura di non riuscire a farcela, ecco il problema nudo e crudo. E quindi più si avvicina questo compleanno terrificante più mi prende l’urgenza di darmi da fare, di concretizzare tutti i progetti che ho in mente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Che sono parecchi. Non sarà facile.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma ci proverò.</div></span>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-20917506498447575872022-02-09T16:25:00.001+01:002022-02-09T16:25:28.477+01:00Scadenze<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEicQjsdHZJocY_T98ea-9lg6nf7Qxv9XuB9gKy3RgxsNaTnS1qaLts815aA70HHdsUokAcEk2mLFFoFksWInE5soOk02ko4o6FW8_JicEAMEaiN_bhauVYdRomn7BiA39qyMUMEMWlNoEsr7ukyRsiDY4gpL6dsPbDby7aQexyGt1XQ_ChZCltfTONPeA=s225" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="225" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEicQjsdHZJocY_T98ea-9lg6nf7Qxv9XuB9gKy3RgxsNaTnS1qaLts815aA70HHdsUokAcEk2mLFFoFksWInE5soOk02ko4o6FW8_JicEAMEaiN_bhauVYdRomn7BiA39qyMUMEMWlNoEsr7ukyRsiDY4gpL6dsPbDby7aQexyGt1XQ_ChZCltfTONPeA" width="225" /></a></div><span style="font-family: verdana;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">L’altra mattina ero intento alla quotidiana lotta mattutina con mio figlio, per fargli dare una mossa e non fare tardi a scuola.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">E ripensavo a quando ero piccolo io e ricordo chiaramente quanto fosse assente in me un qualsiasi senso di urgenza, di dover correre per non fare tardi. Cioè, è chiaro che i tuoi genitori ti spiegavano che non dovevi fare tardi a scuola eccetera eccetera, ma in realtà era un concetto che non potevi comprendere <i>veramente</i>.<span></span></span></p><a name='more'></a><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Perché quando sei bambino è tutto diverso, pensi sempre di avere tutto il tempo del mondo per fare qualsiasi cosa, anche per mangiare e soprattutto per giocare. Questo vale, attenzione, non solo nella visione generale della vita, che sembra infinita davanti a te, ma vale proprio nella quotidianità.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ecco, penso che la grande differenza tra adulti e bambini, o almeno una delle grandi differenze, sia proprio questa: in un bambino la giornata è come un grande contenitore, un lasso di tempo imprecisato che inizia la mattina e finisce quando vai (o meglio devi andare) a letto; e in quel range ci può stare tutto, soprattutto il divertimento ovviamente, in infinite forme e possibilità.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Di contro, la giornata di un adulto è di una tristezza sconfortante. Dalla sveglia della mattina in poi, per tutto il giorno, viviamo con l’ansia dettata dalle scadenze, dagli orari per fare qualsiasi cosa: fare colazione, portare a scuola i figli, il lavoro, pensare ai pasti, alla casa, alle incombenze domestiche e burocratiche. La nostra giornata è un susseguirsi di impegni da fare a una determinata ora, e questo tipicamente prosegue per la vita intera.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Per chi ha un istinto creativo questa realtà è ancora più frustrante perché la creatività non ha regole, non ha orari. Incasellarla quindi dentro la quotidianità è qualcosa di molto faticoso.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ecco perché si dice che “l’adulto creativo è il bambino che è sopravvissuto“. Dobbiamo cercare di far sopravvivere il bambino dentro di noi anche nell’età adulta, se vogliamo essere creativi. Ma in generale se vogliamo vivere una vita felice. Tanto, prima o poi scade pure quella eh.</span></p>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-43099258685693478062022-01-21T20:47:00.002+01:002022-01-21T20:47:23.158+01:00Dando i numeri<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiKOJME-Q-pcoYPcsls8fBRO0R3J5iJwyQ4owPJKbanOEbId6U1C5lHKHb8_gvvfzlS6EveLERESNxpLhWzE_VmXSp-PXTH3-wry1tni0uyHeXIFvhOvA8N-ulWTC_AqhMcSJ8an6bUDL58MchY8Qdmow4xYxN8aY3bfmDUgzFJZZb2ZLneYDWS_QGPpA=s600" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="337" data-original-width="600" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiKOJME-Q-pcoYPcsls8fBRO0R3J5iJwyQ4owPJKbanOEbId6U1C5lHKHb8_gvvfzlS6EveLERESNxpLhWzE_VmXSp-PXTH3-wry1tni0uyHeXIFvhOvA8N-ulWTC_AqhMcSJ8an6bUDL58MchY8Qdmow4xYxN8aY3bfmDUgzFJZZb2ZLneYDWS_QGPpA=w400-h225" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Si presume che il primo post del nuovo anno debba contenere grandi contenuti, profondi e filosofici. Come un Giano bifronte dovrebbe guardare all’anno passato, trarre bilanci e quindi proiettarsi nel futuro, con considerazioni, impegno e prospettive. Sai che c’è?</span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;">Ma vaffanculo.</div><span><a name='more'></a></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ok, risolta questa importante questione, veniamo a noi: si presume che sul blog di uno che ama scrivere dovrebbe esserci, almeno ogni tanto, un post che parla di scrittura. Allora sentite un po’ che pensieri bizzarri mi passano per la testa la notte quando non dormo.</div><div style="text-align: justify;">Premetto che è scaturito dalla constatazione che ho sempre pochissimo tempo per scrivere e allora a volte mi dispero pensando che non riuscirò a scrivere mai più nulla. Certo, razionalmente so che non è così, cioè al momento non riesco perché i bambini sono piccoli, e la vita è complicata eccetera eccetera (vabbè la vita sarà complicata pure dopo).</div><div style="text-align: justify;">Però allora per consolarmi e darmi una motivazione ho fatto questo calcolo. Quest’anno compirò cinquant’anni (porca puttana!). Mettiamo caso che mi restino diciamo 500 mesi di vita ok? (sono circa 41 anni). Allora se riuscissi, mediamente, a scrivere 10.000 parole al mese, arriverei alla fine dei miei giorni (ipotizzando 90 anni di vita) che avrei scritto 100 romanzi. Mica male no? Questo calcolando come lunghezza media di un romanzo 50.000 parole.</div><div style="text-align: justify;">Ora, diciamo che possiamo accontentarci anche di scriverne 50 di romanzi ok? Eh diamine ci sono grandi autori che sono rimasti nella storia scrivendone molti di meno (King tu non conti cazzo, tu sei un cazzo di alieno sovrannaturale della scrittura). Allora considerando 50 romanzi, basterebbero 5.000 parole al mese, per 500 mesi, per arrivare all’obiettivo.</div><div style="text-align: justify;">E sapete 5.000 al mese quante parole sono al giorno?</div><div style="text-align: justify;">167</div><div style="text-align: justify;">Pochissimo. Centosessantasette fottute misere parole al giorno da oggi e per quarant’anni per produrre, minchia, cinquanta romanzi.</div><div style="text-align: justify;">Strabiliante no?</div><div style="text-align: justify;">Certo. Lo so lo so. Il problema è che devi <i>avere qualcosa da scrivere</i> prima di tutto. Devi avere delle storie da raccontare, eh, non è che butti giù 167 parole a caso e hai fatto la storia della letteratura.</div><div style="text-align: justify;">E devi rileggere, revisionare, editare, pubblicare, eccetera eccetera e insomma c’è tanto lavoro da fare oltre che <i>materialmente</i> digitare 167 parole ogni maledetto giorno, compresi festivi e domeniche eh, nel calcolo ci sono tutti ma proprio tutti i giorni del mese (d’altronde quel maledetto alieno di King ha ammesso di scrivere anche nei festivi, ‘cci sua).</div><div style="text-align: justify;">Però.</div><div style="text-align: justify;">Però anche considerando questo diciamo che orsù, 20 o 30 romanzi dovrebbero uscirne fuori giusto?</div><div style="text-align: justify;">E allora forza, cominciamo.</div><div style="text-align: justify;">(Ma voi vi rendete conto che razza di pensieri faccio io la notte?)</div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-89498470190903930712021-12-13T11:08:00.001+01:002021-12-13T11:08:20.644+01:00In nome del padre<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgSmjtDMimUmMbRALVyf5pu3CBB7-pMjk2_P_KtPv1G_e2FBznqz5jGBRfUu5WQ_ZhdzzuOyz7fZObs_Ip9JVuAYNfEyq6VKHZkC0yfj8JJFImvRz1aEf1SAyd1efWuyFFhf2ApV6nNNxOEsIfSNBLmjHuerX3dJlPt63E2ANJmVuPFHRY2RtVJGcfPvg=s1478" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1478" data-original-width="1110" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgSmjtDMimUmMbRALVyf5pu3CBB7-pMjk2_P_KtPv1G_e2FBznqz5jGBRfUu5WQ_ZhdzzuOyz7fZObs_Ip9JVuAYNfEyq6VKHZkC0yfj8JJFImvRz1aEf1SAyd1efWuyFFhf2ApV6nNNxOEsIfSNBLmjHuerX3dJlPt63E2ANJmVuPFHRY2RtVJGcfPvg=w480-h640" width="480" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Mio padre ha deciso di andarsene. Ha deciso di andarsene da signore, quale è sempre stato. Stava raggiungendo uno stato poco dignitoso nell’ultimo periodo. Poco dignitoso per il suo modo di essere, e aveva ragione, perché un uomo come lui non si meritava quello che gli stava succedendo. Stava raggiungendo quella situazione in cui gli anziani non sono più autosufficienti e hanno bisogno di aiuto per qualsiasi cosa. Così, da gran signore quale è sempre stato, ha deciso che era ora di lasciare questo mondo. Lo ha fatto nel suo stile, cercando di non dare fastidio a nessuno, lo ha fatto l’otto dicembre, un giorno festivo, dando modo ai suoi figli di dargli l’ultimo saluto, liberi da impegni lavorativi. Senza darci la preoccupazione di doverci dividere nei giorni di festa prossimi a venire, per dargli assistenza magari sacrificando i nostri impegni privati.</span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Perché mio padre era così, pensava sempre prima a noi e alle nostre famiglie, prima di pensare ai <i>suoi</i> di bisogni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non considerando che, ovviamente, era anche lui la nostra famiglia. Lui era sempre discreto, e se gli chiedevi come stava diceva sempre “tutto bene”. Tutto bene, anche se non riusciva quasi più a camminare, anche se non riusciva più a cucinarsi qualcosa da solo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Aveva sempre paura di “dare fastidio”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma quale fastidio papà, quale fastidio. Era un piacere venire da te, dimenticarsi per un po’ gli impegni personali e bersi insieme un bicchiere di sambuca, strega o limoncello (ah per fare quel limoncello che hai combinato l’ultima volta!) parlando di politica, di società, dei nipoti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Momenti che non torneranno più.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non torneranno più ma che dureranno per sempre, finché vivranno nella nostra memoria, finché <i>tu</i> vivrai nella nostra memoria.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non credo nell’aldilà, non credo nel paradiso o l’inferno, credo non ci sia nulla dopo la morte.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Voi ci credete? Be' alla fine sono opinioni. Se ci credessi, se credessi nell’aldilà allora penserei che mio padre andrà a farsi una bella giornata a pesca a Scauri insieme a zio Mauro, sulla scogliera davanti al lido “Tirreno”. Poi a fine giornata tornerà a casa e troverà mia madre pronta a cucinare il pescato e a raccontargli come è andata la giornata sulla spiaggia con le zie e i bambini. La sera poi ci ritroveremo tutti insieme con i parenti al lido, e mentre io e mio cugino faremo qualche partita a biliardino o ai videogiochi, lui si metterà a tavolo a giocare con gli zii a briscola e tresette, con zio Alide che si incazzerà come sempre per qualche mano sfortunata.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma siccome io non sono credente, allora penso lo stesso che diventerà immortale e che vivrà per sempre, ma in un modo un po’ diverso. Lo farà nei ricordi di chi lo ha conosciuto, di tutti quelli che lo hanno conosciuto, chi più chi meno, ma che sempre, sempre, hanno percepito subito un signore prestante, educato, galante, generoso, modesto, dai forti valori morali, un “signore” in tutti i sensi, un signore di una volta, di una razza che oggi non nasce più.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Con lui se ne va una generazione, un’epoca, un modo di essere e di vivere troppo civile per questi tempi barbari e caotici.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E vivrà per sempre nei suoi dipinti, una rivelazione dell’ultimo periodo, che mi ha fatto scoprire una sua insospettata vena creativa. I suoi dipinti di cui magari non fregherà nulla alla critica, ma che per me hanno un valore inestimabile, con quel suo “GZ” apposto come firma. Disegni che esisteranno dopo la sua dipartita e che lo rendono immortale, perché ne perpetuano il ricordo finché esistono.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Forse è un’immortalità meno idilliaca di quella religiosa, ma io la trovo più vera. Solo l’arte ci rende immortali davvero, e quanto è stato bello scoprire che mio padre aveva questa passione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Addio papà, e grazie per avermi reso l’uomo che sono oggi. Non hai avuto una vita facile, goditi il meritato riposo.</div></span>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-62265160598492861092021-11-11T17:24:00.000+01:002021-11-11T17:24:46.999+01:00Ma perché siamo sempre scontenti?<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-96LCztTC1P8/YY1AmwaEIzI/AAAAAAAABB0/kdJemj0Px38Lwtw2eUjFcx4Pwtpf7UoBACLcBGAsYHQ/s1920/greenFZ.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1920" height="250" src="https://1.bp.blogspot.com/-96LCztTC1P8/YY1AmwaEIzI/AAAAAAAABB0/kdJemj0Px38Lwtw2eUjFcx4Pwtpf7UoBACLcBGAsYHQ/w400-h250/greenFZ.jpg" width="400" /></a></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div></span><span style="font-family: verdana;">È un qualcosa che ha a che fare con la vita che facciamo tutti i giorni. Vi fermate mai a riflettere su come impiegate il vostro tempo? Lo so, è difficile farlo, facciamo una vita frenetica, non c’è mai tempo per fermarsi, respirare con calma e riflettere. Io a volte riesco a farlo, raramente eh, con molta molta difficoltà. E quando lo faccio, spesso ciò che vedo non mi piace. Voglio dire, ci sono tantissime cose che mi piacciono della mia vita. Ho un buon lavoro, una famiglia fantastica, posso dire che teoricamente non mi manca niente.<span><a name='more'></a></span></span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Già, ma perché “teoricamente”? Perché a volte quel che manca nella vita non è il lavoro, l’amore, o un buon telefonino. A volte manca il senso. Manca la libertà di fare quello che si sente. Di impiegare il nostro tempo nel modo che vorremmo noi. Ho compiuto 49 anni e quando mi guardo allo specchio la mattina mi chiedo “ti piace la vita che fai”? No, mi dispiace, non del tutto. Fermo restando le cose positive di cui sopra, non mi piace che non abbia maggior tempo disponibile per scrivere, leggere, passeggiare nei boschi, fare un viaggio in mare, visitare un sito archeologico, vedere un film che mi emozioni e mi colpisca e mi rimanga impresso. Ho bisogno di vivere una vita ricca e stimolante, dove ci sia più arte e cultura di quanta ce n’è ora, ho bisogno di non vivere giornate tutte uguali, ho bisogno di una città più a misura d’uomo, o magari proprio di un piccolo villaggio, ma perché cazzo dobbiamo vivere per forza in metropoli di cemento? Ho bisogno di spazi aperti, di verde, di musica, di pace. Ho bisogno di fare una passeggiata vera, non di uscire a fare la spesa o qualche commissione. Ho bisogno di camminare senza una meta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non lo so, è chiaro che si tratta pure di momenti, di periodi. E prima pensavo negativo, e poi positivo, e poi negativo di nuovo… Alla fine mi rendo conto che questo alternarsi di positività e negatività è, semplicemente, la vita. Qualcuno ha detto “la vita è quel che ti succede mentre pensi a cosa fare nella vita”. È una frase dura, non so chi l’ha pronunciata, ma probabilmente aveva ragione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In ogni caso è anche una questione di prospettiva. La vita ha un suo fluire indipendente dai nostri stati d’animo del momento. Se potessimo astrarci dalla ridotta visuale individuale, come una sorta di divinità superiore, ci renderemmo conto di come la nostra visione sia limitata dalla circostanza presente. Già, in realtà il nostro umore è dettato dal sentire dell’occasione. Possiamo essere negativi o positivi, a seconda di quel che proviamo in un periodo, e magari giudichiamo l’intera esistenza in base a questo. Ma la vita in sé è superiore all’individuo, ha un suo equilibrio, diverso dal nostro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È sempre lo stesso problema, tendiamo a considerarci il centro del mondo; perlomeno del <i>nostro</i> mondo, ma non siamo il centro nemmeno di quello. Moglie, figli, hanno una loro vita, legata a noi, certo, ma hanno una loro esistenza che noi, volenti o nolenti, possiamo influenzare solo in parte. Il mondo di fuori ci ricorda continuamente la sua ingombrante presenza: eventi, imprevisti, incontri, scontri, piccole cose quotidiane e grandi cose collettive influenzano e cambiano la nostra vita continuamente; il nostro controllo è minimo, ci illudiamo di controllare tutto, di guidare tutto, ma è solo autosuggestione. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dove voglio arrivare con questo discorso? Da nessuna parte. Sono solo riflessioni ad alta voce, che mi escono da dentro e devo buttare giù sennò impazzisco. A volte guardo vecchie foto, o ripenso al passato e mi chiedo, cazzo ma come è possibile che la vita ti sembrava bella e ricca, e ti pareva di avere tutto il tempo del mondo per fare qualsiasi cosa, avevi mille desideri ed eri fiducioso di riuscire a realizzarli. Sì ok ok eri magari ingenuo, più piccolo, va bene, quello che vi pare. Però porca puttana, ma oggi che vita facciamo? Ma è possibile che abbiamo strumenti ipertecnologici che fanno tremila cose in più che in passato… e non abbiamo <i>mai</i> tempo? Cose fantastiche che dovrebbero migliorare, semplificare, rendere più facile la vita… e allora perché cazzo stiamo sempre di corsa e stressati e non riusciamo a <i>staccare</i> da tutto e a fermarci per goderci qualcosa che ci piace? Ma sono io sbagliato, oppure avete anche voi l’impressione che qualcuno ci stia prendendo per il culo?</div></span>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-71856030460156682922021-10-13T15:10:00.000+02:002021-10-13T15:10:36.303+02:00Essi vivono<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-0Ekm1sImKxg/YWbaWnzEfPI/AAAAAAAABAw/zoKsNcygKEAMVLkocqJn7p1FE_ackIC2QCLcBGAsYHQ/s659/TVBig_FZ.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="483" data-original-width="659" height="294" src="https://1.bp.blogspot.com/-0Ekm1sImKxg/YWbaWnzEfPI/AAAAAAAABAw/zoKsNcygKEAMVLkocqJn7p1FE_ackIC2QCLcBGAsYHQ/w400-h294/TVBig_FZ.jpeg" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">E quindi ora si cambia TV e c’è il contributo di stato per farlo, fino a 100 euri a famiglia. Che sembra poco eh, specialmente se comprate un ultra HD 8K 749 pollici. Però moltiplicate per tutte le famiglie italiane. Fico eh? D'altronde siamo sommersi di film e serie (pardon, <i>fiction</i>) in high quality ultra surround dolby mecojons extra immersion 4D e bla e bla bla bla…</span></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Poi capita di portare un tuo familiare in ospedale e sentirti dire "Mi spiace abbiamo poche carrozzine" e anche "Deambulatore? No guarda mi dispiace non ce ne sono proprio, l'ospedale non li fornisce proprio".</div><div style="text-align: justify;">Ce qualcosa che non va in questo mondo, ragazzi. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma buona visione eh, guardatevi la vostra serie preferita in HD col televisore nuovo...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-cdCEA6TdDjo/YWbafeaFl0I/AAAAAAAABA0/dob0lZS8-aMN8M9jsZHS2sX4Z6dhhGGPACLcBGAsYHQ/s1200/EssiVivono_FZ.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-cdCEA6TdDjo/YWbafeaFl0I/AAAAAAAABA0/dob0lZS8-aMN8M9jsZHS2sX4Z6dhhGGPACLcBGAsYHQ/w400-h225/EssiVivono_FZ.jpg" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div></span>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-1553263418944787232021-09-30T14:16:00.000+02:002021-09-30T14:16:59.297+02:00A volte ritornano<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-R7PMoUvj0oE/YVWbkE2ZyrI/AAAAAAAABAM/kXENPgxxwxY_t7nL5rF9ZcdAsR6ARNv-QCLcBGAsYHQ/s1600/AVolte_FZ.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1149" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-R7PMoUvj0oE/YVWbkE2ZyrI/AAAAAAAABAM/kXENPgxxwxY_t7nL5rF9ZcdAsR6ARNv-QCLcBGAsYHQ/w461-h640/AVolte_FZ.jpg" width="461" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;">Oltre che il titolo di un famoso film, tratto da un famoso racconto, di un famoso scrittore, è anche quello che mi sento di dire in questo momento. A volte ritorno su questo povero mistrattato blog, pieno di post datati una volta ogni morte di Papa (o ogni pandemia), con qualche link morto qua e là (che dovrò prima o poi sistemare), e in generale che sembra un mezzo morto vivente, semi-abbandonato. Ma non è così eh, fidatevi, dai proviamo a scriverci qualcosa più regolarmente, magari anche dissertazioni più brevi ma più frequenti. Perché sì poi quando inizio a scrivere qualcosa qui va a finire che mi dilungo, e poi correggo, e poi aggiungo, e poi alla fine non pubblico proprio! E diamine no, bisogna cambiare le cose, perlomeno per segnalarvi che sono ancora vivo e che, con fatica, sto continuando a scrivere. E’ un periodo complesso per scrivere, impegni personali, familiari e lavorativi e signora mia non le dico, ma dove si andrà a finire e non lo so.</div><span><a name='more'></a></span><br /><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Ma riuscirò a dare regolarità alla cosa, giurin giuretta, anche perché è l’unico modo di combinare qualcosa ragazzi. Costanza e impegno. Poi magari riesco pure ad andare a vedere il nuovo Dune, chissà (no non ce la farò, già lo so). Che poi ‘sta cosa del nuovo film mi ha fatto realizzare una cosa. Lessi il primo </span><i style="text-align: justify;">Dune</i><span style="text-align: justify;"> ormai parecchio tempo fa, quando ero un giovincello (inutile dire che mi fulminò). Ma sapete che in tutti questi anni non ho mai letto i seguiti, né quelli di Herbert padre né quelli del figlio? Quindi insomma stavo pensando che faccio, rileggo il primo libro e mi finisco almeno il primo ciclo? Porca miseria sono indeciso ho tante di quelle cose da leggere. E poi dovrei come prima cosa rileggere il primo, appunto. Ecco questa è una cosa che mi crea problemi, anche se sono sicuro che mi delizierei dopo tanto tempo a rileggerlo. Però è un problema generale che ho, io come quei pochi lettori “forti” che esistono somewhere in the world (in Italia sono mosche bianche). Con tante cose da leggere decidere di tornare su qualcosa che si è già letto è una decisione importante, perché toglie tempo alla lettura di qualcosa di nuovo. Non so, ci penserò su, dato che in questo caso in effetti poi ci sarebbe del nuovo, cioè i seguiti che non ho mai letto. Stesso problema di rilettura, ma senza questione dei seguiti, si pone anche per la nuova edizione del </span><i style="text-align: justify;">Signore degli Anelli</i><span style="text-align: justify;">, che vorrei tanto leggere, e chissà quando mi deciderò a farlo.</span></div></span><div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma tutte queste cose probabilmente potrò farle quando sarò anziano, se ci arrivo, chissà. Lì avoja a tempo. Ultimamente se non altro ho guadagnato un altro pezzettino di tempo della giornata da dedicare alla lettura. Dopo tanti anni ho cambiato sede lavorativa, e vado e torno col treno. Solo che è troppo veloce, appena 25 minuti di viaggio, quindi tra andata e ritorno un’ora scarsa di lettura. E vabbè pazienza, meglio di niente. Pensare che a me il treno piace tanto, ma proprio i viaggi lunghi, quelli che durano ore… anche in questo caso mi sento anacronistico, qui tutti a elogiare i TAV e la velocità, io mi farei invece quei bei viaggi lenti di una volta, con tanto tempo per leggere, pensare, scrivere. Ma è proprio un problema generale eh, oggi bisogna essere veloci e scattanti in tutto. Nei viaggi, sul lavoro, a parlare. Pure film e musica vanno a tremila… forse per questo mi piace Villeneuve, che dicono sia lento.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma prima di salutarci (io e quei 2-3 che capitano sul blog) vi racconto una cosa curiosa. Già ho scritto altrove che mi sto dedicando, come scrittura, a racconti che mischiano Storia e soprannaturale. Ebbene tra le varie idee che mi sono segnato c’è questo spunto: <i>una nave romana si perde durante una tempesta e arriva nell’impero Maya</i>. Un appunto breve, proprio così come l’ho scritto, buttato giù diverso tempo fa. E poi che mi succede? Di recente ho comprato la mitica biografia di Lovecraft di S.T. Joshi, finalmente pubblicata anche in Italia. E guardate che vi trovo a pagina 203:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-LjsTI_TMa38/YVWoG042KwI/AAAAAAAABAU/UCjK1MESBBUqPv1R2k13vrrOPIJl5sd3gCLcBGAsYHQ/s2048/Lovecraft_Roma_FZ.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-LjsTI_TMa38/YVWoG042KwI/AAAAAAAABAU/UCjK1MESBBUqPv1R2k13vrrOPIJl5sd3gCLcBGAsYHQ/w400-h300/Lovecraft_Roma_FZ.JPG" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Eh ragazzi e che vi devo dire, sono rimasto a bocca aperta. E cavolo, come fai a ignorare questa cosa? Coincidenza? Segno del destino? Idee comunicate dall’aldilà? No, semplicemente un affascinante caso di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Sincronicit%C3%A0" target="_blank">sincronicità</a>. Però è incredibile davvero eh, dà da pensare.</div></span></div>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-14323086122600358582021-05-16T17:56:00.000+02:002021-05-16T17:56:43.660+02:00La percezione della realtà<p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-zB2s0eaSCEI/YKE_HdFv66I/AAAAAAAAA9E/W77c_0kwVusNtYpwLznZeK4jpJoJ5MHrQCLcBGAsYHQ/s778/Covid_FZ_05_2021.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="778" height="324" src="https://1.bp.blogspot.com/-zB2s0eaSCEI/YKE_HdFv66I/AAAAAAAAA9E/W77c_0kwVusNtYpwLznZeK4jpJoJ5MHrQCLcBGAsYHQ/w400-h324/Covid_FZ_05_2021.png" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Per i negazionisti è tutta una cazzata...</td></tr></tbody></table><br /></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Dopo troppo tempo torno a scrivere qualcosa sul blog. E pensare che avevo cominciato la bozza a inizio anno. E siamo maggio... già, scrivere, che cosa fantastica. Sogno il giorno in cui avrò modo di mettermi a sedere tranquillo e farlo senza interruzioni, senza altri pensieri. Ora invece devo rimediare il tempo qua e là, tra una cosa e l'altra. Ogni tanto riesco a mettere le mani sul racconto attuale, ma è un apporto centellinato, poco alla volta, discontinuo. Eppure giorno dopo giorno la storia avanza, questo è l'importante. Anche per questo quando trovo un po' di tempo lo dedico alla narrativa, scusami tanto blog mio.<span></span></span></p><a name='more'></a><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Di certo la giornata negli ultimi tempi ha perso la sua regolarità. Non ci sono più orari certi, nel lavoro, nelle incombenze quotidiane, in tutto. Ci mancava pure il coronavirus. C'entra pure lui? Non so, di sicuro aggiunge entropia e spossatezza. E comunque mi è andata di lusso, me lo sono beccato qualche mese fa e ne sono uscito senza problemi. (Dai ragazzi che ci siamo quasi, i vaccinati salgono e i contagi diminuiscono)</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">È difficile di questi tempi trovare la concentrazione, la serenità, nonché <i>l'energia</i> per scrivere. Sì perché c'è chi pensa che per scrivere basti prendere una penna e mettersi seduti.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Non è proprio così.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ci vuole qualcosa nel contorno, ci vuole il giusto ambiente, il giusto spirito, bisogna entrare in un certo <i>mood</i>, come dicono gli anglofili.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">E ci vuole energia, cazzo se ci vuole. Scrivere è bello, ma richiede risorse mentali e fisiche. Sì anche fisiche, cari miei. E la concentrazione, dicevo prima. Magari è l'età o forse altri fattori, le incombenze quotidiane lavorative e familiari, ma è arduo trovare la giusta concentrazione per dedicarmi alla scrittura; difficile entrare nel <i>mood</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">E come fai a entrare in risonanza con la storia mentre stai malato, impicciato a stare appresso ai figli, ai piatti da lavare e alla stanchezza? Be’ per esempio prendi il taccuino* e rileggi gli ultimi paragrafi del racconto, ti immergi nell’atmosfera, dimentichi tutto il resto e “passi” nel mondo immaginario che stai costruendo. Alle volte credi di essere troppo stanco ma sapete cosa, è un po' come andare in palestra: se fai il primo sforzo di preparare la borsa e uscire di casa, poi il resto viene da sé. Allo stesso modo a volte è sufficiente prendere in mano penna e taccuino.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ma parliamo di altro dai. Ricordo che quando ero un giovane adolescente (quintilioni di anni fa) ero affascinato dal futuro, il 2021 era davvero una data fantascientifica e io, che facevo conoscenza con i primi romanzi e film del genere, ero pieno di stupore e attese per il futuro. Erano tempi in cui la science fiction raccontava di prodigi tecnologici e sociali, non come oggi che si fa a gara a chi immagina la distopia peggiore. Certo le visioni catastrofiche c'erano già eh, e non è che mi capitasse di leggere solo storie "luminose". Pero non so, come dire, c'era una aspettativa diversa. Se uno "sceglieva" come immaginarsi il futuro, pensavi a Asimov o a qualche grandiosa space opera, non a <i>1984</i> di Orwell; quello lo conoscevo ma era un piacere oscuro, un romanzo che colpiva duro e lasciava il segno, ma restavo comunque ottimista per il domani. Poi, andando su cose più leggere c'erano i film di Guerre Stellari (scusate se non lo chiamo Star Wars), c'era Star Trek.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">C'era ottimismo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Cosa rimane oggi di quella fantascienza, di quell'adolescente?</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Temo molto poco.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Siamo nel 2021 ma non ci sono macchine volanti, o teletrasporto, si muore ancora di malattie terribili, l’ignoranza e i soprusi dei più forti sono presenti più che mai. E l'umanità, che ha una cosa davvero rivoluzionaria come internet (e che praticamente nessun scrittore di fantascienza ha previsto), invece che usarla per accrescere la propria conoscenza e comunicazione con gli altri, se ne avvale per sparare cazzate su Facebook. O almeno questa è l'impressione che si ha leggendo le notizie e aprendo i social. Deprimente eh?</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ma attenzione colpo di scena, adesso vi dico una cosa che cambierà la vostra visione e la vostra vita:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">La percezione che i giornalisti e internet vi danno della realtà... non è la realtà.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">La percezione che avete del mondo che vi circonda è sbagliata. La colpa è dei giornalisti e di tutti quelli che ripostano cose insignificanti fatte da minoranze insignificanti, senza rendersi conto che in questo modo ne amplificano la portata e suggeriscono l'esistenza di un problema che in realtà è molto molto limitato.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">L'esempio più semplice che posso fare sono i negazionisti. Si tratta semplicemente di coglioni che fino a qualche decennio fa sarebbero rimasti isolati imbecilli, come è giusto che fosse, presi in giro da tutti per la loro stupidità. Ma oggi grazie e due fattori fondamentali tu apri il giornale e sembra che siano in milioni, pronti a conquistare il mondo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Il primo fattore è il potere di comunicazione (e aggregante) che esiste oggi grazie a internet. I coglioni si incontrano, si conoscono, hanno coscienza che esistono altri come loro, quindi nascono comunità, gruppi, eccetera. Spesso questi gruppi sono solo virtuali, pagine Facebook, siti e così via. Poi magari grazie a questo riescono pure a fare dei raduni reali. Raduni magari di un centinaio di coglioni. Poi i "giornalisti" ne parlano, e qui interviene il secondo fattore.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">I telegiornali (ma direi la TV nel suo complesso, specie quella generalista) hanno ormai da tempo smesso di fare vera informazione. Sono ridotti a puri spettacoli di intrattenimento, finanziati e regolamentati da enti che non hanno più alcuna direttiva morale, giornalistica, informativa, di servizio pubblico. Sono gestiti da imbecilli il cui unico scopo è fare ascolti e ottenere soldi dagli inserzionisti pubblicitari, in continua competizione con gli altri TG/canali.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">La conseguenza è che un TG, oppure diciamo in generale una trasmissione "contenitore" (una volta si diceva così) invece di trasmettere cose intelligenti e rappresentare la realtà diventa una sfilza delle cose più assurde, strane, folcloristiche, idiote. A cui, attenzione, viene dato lo stesso peso e importanza che merita invece un Alberto Angela, per dire. Deve essere insomma uno spettacolo il più vario possibile per intrattenere il pubblico, come fosse appunto un varietà.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">E guardate che non è una cosa tanto da ridere, perché questo, nell'arco di generazioni, ha prodotto moltissimi danni. Tanto per fare un esempio limitato, nel 2021 io pago un canone TV per dovermi sorbire in continuazione un coglione come paolo fox (volutamente minuscolo). Dato che viene dato spazio a questo cialtrone e lo si fa parlare, oggi, nel 2021, la gente ancora crede all'oroscopo, capite? La gente crede ancora che la disposizione di stelle e astri nel cielo, lontani milioni di km, influenzi la loro vita.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Questo perché non esiste un giornalista serio che cacci a pedate questi truffatori, pagati con i nostri soldi in una rete pubblica. Ma finché si tratta di oroscopo al limite sti cazzi. Il problema è che questo modo di fare idiota pervade tutta l'informazione, su qualsiasi argomento. Il risultato è davanti ai vostri occhi. O meglio, davanti agli occhi di chi è ancora capace di vedere e ragionare con la propria testa.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ma nonostante la situazione non sembri affatto promettente, voglio parlare di qualcosa di positivo. Dato che sto diventando vecchio… vabbè dai diciamo che sono uno di mezza età… a ogni modo spesso mi viene da pensare come pensano i vecchi: cioè che non ci sono più le cose di una volta, e oggi va tutto male e i giovani non capiscono un cazzo e bla bla bla...</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ecco parliamo un attimo dei giovani. Questi bistrattati giovani di oggi, che a quanto pare fanno canzoni di merda, leggono libri di merda, vedono film di merda e scrivono libri di merda. Anche qui c’entra il giornalismo e la falsa percezione della realtà. A fronte di qualche coglione che fa notizia io credo (o se preferite <i>voglio</i> credere) che la maggior parte dei giovani di oggi sia migliore di noi, o si stia avviando (la generazione più giovane) a diventare migliore di noi. E sapete cosa mi dà questa convinzione?</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Vedere i miei figli giorno dopo giorno. Veder crescere i miei figli, seppur tra mille difficoltà, è la cosa che più mi riempie di orgoglio e che, nonostante tutto, mi infonde fiducia per il futuro. Tempo fa osservavo mio figlio che faceva una lezione tramite la cosiddetta DAD (Didattica A Distanza, per quei pochi che negli ultimi mesi sono stati sulla luna) e devo dirvi la verità, mi sono commosso nel vedere quanto ci sia ancora di bello nel mondo. Ho visto insegnanti impegnarsi in tutti i modi per fare in modo che mio figlio potesse seguire le lezioni, anche se era chiuso in casa. Ho visto compagni che lo salutavano e gli mostravano quanto fosse bello rivederlo, ho visto un “sistema scuola” fatto di persone che cercano di trasmettere ai nostri ragazzi non solo i concetti di Matematica e Italiano, ma i fondamenti stessi del vivere civile, del rapportarsi con gli altri e l’importanza del rispetto, dell’educazione, della natura; ah l’educazione civica sì, cazzo, quella dovrebbe essere obbligatoria insegnarla a tutti, non solo ai bambini a scuola, dovrebbe essere obbligatoria per tutti i dipendenti pubblici e privati, dovrebbero esserci dei corsi obbligatori per tutti, altro che amministrazione aziendale e autostima e altre cazzate. L’educazione al rispetto per il prossimo e per il mondo, questo dovrebbe essere insegnato ai nostri manager, per non parlare dei politici. Cazzo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Potete sentirvi indignati per come va la sanità in Italia e la scuola e mille altre cose, anche io lo sono, però... però quando vieni a contatto con la gente vera, che ci lavora tutti i giorni, che si sforza tra mille difficoltà a fare il proprio dovere, allora capisci che c’è qualcosa di buono. Che c’è un futuro, che c’è progresso, che è possibile guardare al domani con ottimismo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Non è facile, devi dimenticarti i telegiornali, le stronzate su Facebook, i seminatori d’odio, devi <i>dimenticare la percezione della realtà che ti viene trasmessa</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Allora forse riesci a pensare un attimo con più lucidità, e realizzi che una cosa come la DAD oggi è una cosa incredibile, che permette a tuo figlio di continuare ad andare a scuola, senza andarci, a vedere i suoi amici, senza vederli. A continuare a vivere e a crescere. Qualcosa che quando eri piccolo tu era fantascienza. Fantascienza positiva stavolta.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Realizzi che oggi i tuoi figli grazie alla tecnologia possono accedere a un mondo di conoscenza sconfinato, possono cercare su internet un qualsiasi argomento e saperne vita morte e miracoli, possono vedere ogni angolo del mondo senza spostarsi di un metro, hanno una offerta di giochi, film, libri inesauribile.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ma porca puttana ma quando mai noi nella nostra gioventù abbiamo avuto una simile opportunità?</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">I nostri figli sono il futuro. E sarà un futuro migliore.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Checché ne pensino i vecchi tromboni come me.</span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: verdana;">*************</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">* Sì “taccuino”, avete letto bene. Scrivo le prime note delle mie storie su quaderni, taccuini, bloc notes, in generale qualunque supporto di carta fisica. Specialmente se avete una vita complicata, che non vi permette appunto di sedervi comodamente al computer e lavorare sul vostro documento, la semplicità e portabilità di un taccuino è inestimabile. Potete portarvelo dove vi pare, non ha bisogno di essere ricaricato, non stanca gli occhi. E inoltre potrete scarabocchiarci mentre state sovrappensiero (poi fornite i segnacci agli psicologi, che vi diranno maree di cazzate a trecento euro a seduta) o strapparne le pagine nei momenti di frustrazione :-)</span></p>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-40734178346405896042020-12-01T15:05:00.000+01:002020-12-01T15:05:38.723+01:00Qualcosa è andato storto. Eppure...<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-gpRzQmca0oE/X8ZLm65zVGI/AAAAAAAAA5Q/St0q8uxvZpEoeLT4rd5EjrgDv1gwyQlsACLcBGAsYHQ/s601/schizZF.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="410" data-original-width="601" height="272" src="https://1.bp.blogspot.com/-gpRzQmca0oE/X8ZLm65zVGI/AAAAAAAAA5Q/St0q8uxvZpEoeLT4rd5EjrgDv1gwyQlsACLcBGAsYHQ/w400-h272/schizZF.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><span style="font-family: verdana;"><div style="text-align: justify;">È un periodo strano. Passo da momenti di esaltazione, ottimismo e allegria ad altri di negatività estrema, pessimismo e tristezza. Da estrema serenità a estremo nervosismo.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Direte che è tutto normale, che succede a tutti.<span></span></span></p><a name='more'></a><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">A me però capita di passare da uno stato all'altro nell'arco di poche ore, più volte all'interno della stessa giornata, magari.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Forse è normale anche questo non so, a quanti di voi capita? Probabilmente è "normale" per gli standard di vita odierna, dove tutto è accelerato, in qualsiasi campo, scientifico o umano.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Voglio dire, persino i cartoni animati moderni sono frenetici, ne avete mai visto uno? Dialoghi e scene appiccicate uno all'altro, nessuna scena di riflessione, di raccordo... tutto di fretta. Bello, coloratissimo, effetti speciali in quantità sì, tutto figo, ma il contenuto dove sta? Boh, sto invecchiando?</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Recentemente sono morti Sean Connery e Gigi Proietti. Due miti, due personaggi esponenti di un'epoca che non tornerà più. Un certo modo di recitare, di essere divi sì, ma con eleganza, con compostezza. Una comicità "pulita", non volgare, nel caso di Proietti.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Vaffanculo modernità, ora te l'ho detto. Voglio dei tempi lunghi, delle riprese che siano un film e non un videoclip musicale, voglio dei comici che sappiano intrattenermi per un'ora, non per cinque cazzo di minuti da show di merda.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Voglio uscire e farmi una passeggiata di un'ora e poi incontrarmi al bar con un amico e parlare di film politica e cazzate per un'altra ora almeno.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Voglio spendere mezza giornata su un videogioco dove ci siano interi mondi da esplorare e senza un conto alla rovescia. Ma più che altro vorrei averla mezza giornata da spendere in videogiochi.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">E un'altra mezza a leggere. E un'altra mezza a scrivere. E un'altra mezza a guardare bei film.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">(Siamo già a 48 ore lo so...)</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ma io dico possibile che nel 2020 abbiamo lavastoviglie, lavatrici, robot che puliscono i pavimenti, abbiamo strumenti super tecnologici che ci fanno fare tutto all'istante, messaggi, videochiamate, acquisti di qualsiasi merce... e <i>non abbiamo mai tempo</i>? E siamo sempre di fretta? E sempre stressati? Ma no dai cazzo, c'è qualcosa che non va, qualcosa è andato storto.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Eppure.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Eppure poi arrivano certi momenti magici che ti rimettono in pace col mondo. Quei momenti in cui i tuoi figli ridono e ballano e giocano, inconsapevoli di un mondo brutto e complicato. Un mondo che ai loro occhi invece è meraviglioso e colorato e ricco di scoperte, un mondo di cui stupirsi di ogni cosa e pieno di cose belle, perché hanno la capacità di non vedere le cose brutte o di dimenticarsene presto. Di divertirsi a scuola anche se devono portare la mascherina tutto il giorno.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">E capita pure che trovi delle foto di qualche anno fa, un figlio in meno e il "grande" che era ancora piccolo, e realizzi che il tempo passa davvero, non è uno scherzo, vedi la magia della crescita e ti chiedi come sia possibile, come hai fatto a superare certi momenti, eppure l'hai fatto e ora sei qui, nonostante tutto più ricco di prima. Forse è solo che devi iniziare a cedere il passo, il mondo non è più tuo, come quando eri piccolo te. Il mondo è dei tuoi figli, e degli altri che cresceranno insieme a loro. E questo crescere un po' ti piace e un po' ti fa paura. Cerchi l'immortalità ovviamente, come fanno tutti. Quella vera, non quella falsa delle religioni. La cerchi nella scrittura, magari.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Ma l'immortalità è lì davanti a te, che cresce.</span></p>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-13088641981911931652020-08-23T17:22:00.000+02:002020-08-23T17:22:51.919+02:00 L’estate sta finendo<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-hXQP7DyRfoI/X0KGlBqa0aI/AAAAAAAAA2o/enRFKiySVuQP0swK564X61XIWJIkDfgbQCLcBGAsYHQ/s1600/C11B7FE7-822D-4C49-A3D6-C0782CAE5BAC.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1280" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-hXQP7DyRfoI/X0KGlBqa0aI/AAAAAAAAA2o/enRFKiySVuQP0swK564X61XIWJIkDfgbQCLcBGAsYHQ/s400/C11B7FE7-822D-4C49-A3D6-C0782CAE5BAC.jpeg" width="400" /></a></div>
<br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><div style="text-align: justify;">
... e un anno se ne va, cantavano i Righeira un millennio fa. Oh ragazzi i Righeira ma ve li ricordate? Ma poi mi chiedo questi che facevano una canzone che faceva il botto, ma poi che fine hanno fatto? Sono finiti in miseria o grazie a quella singola canzone sono diventati miliardari e hanno aperto una catena di ristoranti tipo Sandy Marton? Oh ragazzi Sandy Marton ma ve lo ricordate pure lui? Solo la chioma basta a rappresentare tutti gli anni '80.<a name='more'></a></div>
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Ma lasciamo perdere queste cose da FFN (Fottuto Fattore Nostalgia) e pensiamo, di cosa vogliamo parlare questa volta? Non so, so solo che ho bisogno di scrivere. Potrebbe essere un esperimento di scrittura spontanea, anche se spesso quel tipo di scritti si risolvono in una serie di frasi senza capo né coda, giusto per far fluire i pensieri liberamente insieme alla penna, per far lavorare il cervello nello scrivere, anche se il risultato non ha senso. Ho provato anche io alle volte e quel che esce fuori magari è buono per se stessi, ma ovviamente impubblicabile.</div>
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E allora di che vogliamo parlare? Forse di questi insetti insopportabili che mi si appiccicano addosso mentre cerco di scrivere qualcosa, qui nel campeggio dove sto passando le mie vacanze.</div>
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Vacanze già, chi lo avrebbe detto. Tutti a lamentarsi della quarantena, della "dittatura" che ci ha costretti a casa durante il lockdown, e ora eccoci tutti in vacanza, magari anche col bonus statale.</div>
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La pura verità è che noi un vero dramma non lo abbiamo ancora vissuto, almeno finora.</div>
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Per carità non è stato facile, specialmente per chi ha figli piccoli e poco aiuto, come noi.</div>
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Ma parliamoci chiaro, da mangiare e bere ci è sempre stato, così come internet e quindi il poter lavorare da casa, il nostro continuo cazzeggiare sui social, e film e cartoni e giochi per i figli, oltre ad aver potuto continuare la scuola a distanza. E ti serve qualcosa? No problem Amazon arriva anche in provincia di inculonia, magari ci mette un giorno in più.</div>
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Leggetevi cosa ha passato la famiglia Frank nascosta dai nazisti per due anni, e poi ne riparliamo.</div>
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E la loro avventura non si è conclusa con una bella vacanza al mare. Decisamente no.</div>
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Quindi non lamentiamoci proprio di nulla. E proviamo a goderci questa estate 2020 così strana, tra vecchi che passeggiano con mascherine col naso di fuori, donne che le portano sotto al mento, uomini che le portano al gomito... questa estate di acqua limpidissima e sassi che ti spaccano i piedi, di afa di zanzare e mosche e di fresco e nuvole e pioggia e vento, questa estate di cose da mangiare buone e genuine e niente affatto dietetiche, di bimbi al mare, di crema solare, di canottini, di chiappe al vento da paura e di culi grossi da censura...</div>
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Questa estate di fuochi d'artificio che mi riportano indietro di trent'anni a quando dal lido di Scauri guardavo a faccia in su a bocca aperta, e rivedo la mia gioia nei sorrisi e nei “wow” di mio figlio grande e nella faccia un po' meravigliata e un po' spaventata del più piccolo.</div>
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Questa estate che il piccolo fa due anni e il grande sette (sette anni? Impossibile ci deve essere stato un salto spaziotemporale non è possibile che ne sono passati sette)</div>
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Questo ferragosto che già gli anni normali se magna come non ci fosse un domani figurati ferragosto 2020, pranzi in famiglia e ristoranti pieni che un metro di distanza maddeché!</div>
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Magari certe volte ti chiedi il senso della vita, poi ti capita di vedere gli occhi di un vecchio che ascolta un tango e li vedi brillare e non è più un vecchio in quel momento, è un giovane ballerino nel pieno della vitalità e tutti gli acciacchi e le tristezze e la paura della morte sono scomparse e allora chissà forse il senso della vita, che senso non ha, è tutto lì in quegli occhi.</div>
</span>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-15987327443050823402020-07-11T14:54:00.000+02:002020-07-11T15:16:29.490+02:00310<p style="margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; font-size: 11px; line-height: normal; font-family: "Trebuchet MS";"><img id="id_b6f2_2965_cf1_1b47" src="https://lh6.googleusercontent.com/WFkx5Y9oDO1fPEGk37FjytcUBpouluJwULU-rLotxCI1Ho7KbU4QiCafxGMZze0" alt="" title="" tooltip="" style="width: 385px; height: auto; margin: 4px auto; display: block;"><br></p><p style="text-align: justify; margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><font face="Verdana">È più o meno questo il numero di libri da leggere a cui sono arrivato (a oggi) sulla mia reading list. Dico più o meno perché alcune note riguardano magari saghe o trilogie, o anche autori di cui magari leggere più libri, quindi il numero reale è superiore.</font></p>
<p style="text-align: justify; margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><span style="-webkit-font-kerning: none;"><font face="Verdana">La lista spazia da autori universalmente noti a perfetti sconosciuti, da stranieri a italiani, da romanzi a raccolte, a saggi.</font></span></p>
<p style="text-align: justify; margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><span style="-webkit-font-kerning: none;"><font face="Verdana">E quando je la posso fa’? Allora quanti ne leggo l’anno? Pochi, col mio stile di vita attuale, fatto di lavoro, famiglia e figli a cui badare. Molto pochi rispetto a quanto vorrei. In questo periodo in particolare per dire, una volta finito di lavorare si attacca con le faccende di casa e con i figli, arrivo alla sera che riesco a leggere qualche pagina e poi crollo, contro la mia volontà. Vorrei leggere ancora ma a un certo punto quando sei esausto succede nemmeno che si chiudono le palpebre, si chiude proprio il cervello. Realizzo che sto leggendo sempre la stessa frase, mettendoci infiniti minuti e andando in loop perché il cervello non ce la fa a elaborarla. A quel punto sono costretto a posare il kindle e in 30 secondi netti mi addormento.</font></span></p><p style="margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><font face="Verdana"><span style="-webkit-font-kerning: none;"></span></font></p><font face="Verdana"><a name='more'></a>
</font><p style="text-align: justify; margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><span style="-webkit-font-kerning: none;"><font face="Verdana">Ma questo è un periodo particolare dicevo, normalmente riesco a leggere di più. Certo non arrivo a record di lettura mostruosi che ho letto in giro (King 80 libri l’anno, vabbè lui forse non fa testo, ma altri dichiarano 50 o 30, poi c’è chi dice addirittura oltre 100) insomma mi sento pure in colpa ma che ne so, sarò io che ho un ritmo più lento, ma a me quelle sembrano cifre assurde a cui non arriverò mai. Eppure mi considero un lettore forte eh, perlomeno per gli standard italiani (che se non ricordo male arrivano tipo a un libro o mezzo libro l’anno. Di media, poi c’è chi non legge proprio). Io penso di potermi attestare mediamente sugli 8-10 libri l’anno. Oh poi dipenderà dal tipo di libri, forse anche dal fatto che io leggo soprattutto romanzi, anche mediamente lunghi (al momento sto leggendo <i>IT</i>, per dire)</font></span></p>
<p style="text-align: justify; margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><span style="-webkit-font-kerning: none;"><font face="Verdana">Allora dai facciamo che sono 10 l’anno di media, quanto ci metto a leggere quei 310 libri della lista? Conto facile, fanno 31 anni. E a conti fatti a quel punto sarò un vecchietto, spero arzillo e spero con buona vista (altrimenti dai, vuoi che nel frattempo non abbiano inventato un buon occhio bionico meglio de <i>L’uomo da sei milioni di dollari</i>?). E poi c’è un altro fattore di cui tener conto. Quanti libri verranno scritti nei prossimi 31 anni che andranno a finire sulla lista? A tutto ciò aggiungete pure il fatto che ovviamente non leggo solo libri. Leggo riviste, articoli, digitali e non. Sarà mica che ho troppi interessi? Magari qualcuno è appassionato di gialli. Punto. Da un certo punto di vista lo invidio. Il mio spettro di letture invece abbraccia storia, fantasy, fantascienza, horror, saggistica…</font></span></p>
<p style="text-align: justify; margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><span style="-webkit-font-kerning: none;"><font face="Verdana">La conclusione, terribile, è che non avrò mai il tempo di leggere tutto quel che vorrei leggere. Questo mi crea una sensazione contrastante. Da una parte è positivo, avrò sempre qualcosa di interessante con cui deliziare l’intelletto. Dall’altra mi deprimo, pensando a chissà quanti capolavori che ancora non conosco mi perderò.</font></span></p>
<p style="text-align: justify; margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><span style="-webkit-font-kerning: none;"><font face="Verdana">Per questo motivo cerco di capire il più possibile di un libro, prima di cominciare a leggerlo. Cerco recensioni, opinioni, leggo incipit, il tutto evitando spoiler come la peste. Io poi tendenzialmente una volta che inizio un libro cerco sempre di finirlo, anche se mi accorgo che non mi sta convincendo. Questa abitudine sta cambiando un po’ proprio negli ultimi tempi, perché non posso permettermi di perdere tempo con un libro mediocre, visto appunto che in lista potrebbe esserci un <i>masterpiece</i> in attesa di essere scoperto. Ma insomma in generale deve essere proprio un brutto libro affinché ne interrompa la lettura.</font></span></p>
<p style="text-align: justify; margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><span style="-webkit-font-kerning: none;"><font face="Verdana">Devo dire che non è una scelta facile. Sappiamo che i gusti sono gusti e ciò che per qualcuno è un caposaldo indiscutibile, per altri è una cagata pazzesca. Poi ragazzi occhio alle quarte di copertina. Ah porca miseria guarda ci sono degli editori che riescono a venderti un libro scrivendo delle quarte da paura, che tu dici “cazzo questo non me lo posso lasciare sfuggire” poi lo leggi e… ma che è sta cazzata? E insomma che dire, dove voglio arrivare? Da nessuna parte in realtà, però questo post in qualche modo lo devo chiudere e allora facciamo così, faccio una richiesta <i>urbi et orbi</i>.</font></span></p>
<p style="text-align: justify; margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><span style="-webkit-font-kerning: none;"><font face="Verdana">Agli scrittori: scrivete di meno! Così riesco a recuperare qualche lettura, e che cavolo (George Martin no, non dicevo a te, tu muoviti a finire quella cazzo di saga!) Agli editori: scrivete quarte di copertina oneste! Del tipo “Cari lettori questo libro fa cagare sappiatelo, ma non avevamo di meglio da pubblicare al momento. Dato che dobbiamo comunque campare, in alternativa all’acquisto del libro fateci una donazione PayPal, va bene lo stesso”.</font></span></p>
<p style="text-align: justify; margin: 0px 0px 10px; font-stretch: normal; line-height: normal;"><span style="-webkit-font-kerning: none;"><font face="Verdana">Ciao, alla prossima.</font></span></p> Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-83345388322568493012020-06-28T00:14:00.001+02:002020-06-28T00:14:16.678+02:00Anacronismi<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" border="0" data-original-height="1166" data-original-width="1600" height="232" id="id_1184_a50d_aab7_5c40" src="https://1.bp.blogspot.com/-tjGzMP4LhiI/XpR8hNSJy8I/AAAAAAAAAzY/U1whB81W2XYR_dZUqbbvRCBJAVYbg72IQCLcBGAsYHQ/s320/67C51F36-7534-4562-9344-17D053394F10.jpeg" style="height: auto; margin: 4px auto; width: 400px;" title="" width="320" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">No Hollywood mi dispiace, il Colosseo non esisteva ai tempi di Nerone<br />
<i>Quo Vadis</i> <i>(1951)</i></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: verdana, sans-serif;">E dopo il post precedente, scritto in pieno periodo di quarantena, proviamo a ritornare alla normalità anche qui sul blog, come si sta facendo un po' in tutto il mondo (USA no, spiacente per voi ma un po' ve la siete andati a cercare quando avete eletto quell'idiota anni fa). </span><span style="font-family: verdana, sans-serif;">Quindi via, fase 2 anche per il blog. E di che parliamo? Ma di scrittura, of course.</span><br />
<span style="font-family: verdana, sans-serif;">A volte rifletto su quanto sono pignolo quando scrivo. Prendiamo per esempio il racconto che sto scrivendo al momento (con moooolta difficoltà... tra smart working con bimbi e moglie a casa, faccende domestiche e burocratiche da sbrigare di tempo per scrivere ne rimane ben poco); si tratta di un fantastorico ambientato nel trecento avanti cristo, durante le guerre sannitiche, che videro i romani contrapporsi appunto ai sanniti; in quel periodo Roma si stava espandendo nel sud Italia.</span><br />
<span style="font-family: verdana, sans-serif;">Mi sono ritrovato a fare un sacco di ricerche, sugli usi dei sanniti, sugli dei, su come funzionava al tempo l'esercito romano, su Luceria (l'antica Lucera in Puglia), eccetera. Tutto ciò per dare il massimo di coerenza storica al racconto. Mi piace giocare con la Storia, usare uno sfondo già di per sé interessante e inserirci elementi fantastici. Ho <a href="https://www.fulviozorzer.com/2017/11/fantastoria.html" target="_blank">già scritto</a> che credo di aver trovato il "mio" genere.</span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">
</span>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
<br />
Poi mi rendo conto però che molti dettagli, che magari mi sono costati faticose ricerche, non saranno nemmeno colti o apprezzati dalla maggior parte dei lettori. Ed è normale eh, per carità, ovviamente il lettore vuole solo leggere una buona storia; certo in questo caso presumo che un minimo di correttezza la pretenda: se è attirato da un racconto a sfondo storico non è che sarebbe contento davanti a un legionario con l'orologio da polso, per dire.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma qui parliamo di sfumature, cioè del fatto per esempio che all'epoca l'esercito romano aveva da poco cominciato a usare la <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Manipolo_(storia_romana)" target="_blank">tattica manipolare</a>, o che il gladio non era ancora la spada "di ordinanza" dei romani; la cultura romana non si era ancora eccessivamente "ellenizzata" e i costumi erano morigerati, niente eccessi da tarda repubblica o impero. Potrei andare avanti con altri dettagli. Considerate inoltre che su alcune cose gli stessi storici hanno più ipotesi che certezze. Il concetto che sto cercando di spiegare è che di queste cose al lettore medio non gliene può fregare di meno, non è che si mette a controllare se all'epoca si usava ancora lo scudo oplitico rotondo o lo "scutum" oblungo.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A queste riflessioni aggiungo il pensiero che grandi successi letterari e cinematografici, specialmente americani, se ne fregano bellamente della coerenza storica, e sono comunque vincenti presso il grande pubblico. Sono decenni che vediamo nei film pimpanti guerrieri romani salire a cavallo usando le staffe... che i romani veri non conoscevano.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quindi a volte mi chiedo, ma chi me lo fa fare? Che oltretutto mi si allungano pure i tempi di stesura, io che già in questo periodo per motivi personali ho sempre poco tempo per la scrittura?</div>
<div style="text-align: justify;">
La risposta è che non ne posso fare a meno, è più forte di me. Non riesco a concepire un racconto storico, per quanto "contaminato" da apporti di fantasia, che non ponga la massima cura nella coerenza cronologica col periodo. E in qualche modo sento pure che, magari inconsciamente, anche il lettore lo gradirà di più, lo troverà migliore.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non so, forse dipende anche dal fatto che mentre preparo un racconto mi piace documentarmi, cercare di capire i dettagli di come si viveva all'epoca (questo alle volte è anche "deleterio" perché invece di concentrarmi sulla scrittura mi viene voglia di leggere sempre di più), ciò mi permette poi di scrivere una storia dove si rivivono luoghi, situazioni e atmosfere il più realisticamente possibile. Per quanto riesco a fare eh, come ho scritto sopra su alcune cose gli stessi storici non hanno certezze, quindi a un certo punto devo fare una scelta, seguendo una teoria piuttosto che un'altra. In narrativa non puoi scrivere "probabilmente si usava così", non stai scrivendo un saggio storico, stai scrivendo un racconto. Io da parte mia ce la metto tutta, questo ve lo garantisco. Documentarsi è molto impegnativo ma mi piace, cerco di scrivere evitando anacronismi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Di tutte queste ricerche poi magari nella versione definitiva ne entrerà solo una parte, che forse come dicevo sopra il lettore medio nemmeno noterà. Ma che le noti o meno, penso che lo scritto ne acquisti in qualità.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Questa fantastoria è un po' una passione e un po' una schiavitù. Dovevo continuare col fantasy come facevo all'inizio, sarebbe stato tutto più facile! (O magari no...)</div>
</span>Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-3802097308216078852020-04-16T08:02:00.001+02:002020-04-16T08:02:15.438+02:00Tao<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-VMm1Y8TCuvc/XpR4OEJDnGI/AAAAAAAAAzQ/lGcaiv7Kdig1-__TcydI4ENjScO4JbVMACPcBGAYYCw/s1600/4024F3F5-CB18-4574-9DBE-A3C9A931BF78.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-VMm1Y8TCuvc/XpR4OEJDnGI/AAAAAAAAAzQ/lGcaiv7Kdig1-__TcydI4ENjScO4JbVMACPcBGAYYCw/s400/4024F3F5-CB18-4574-9DBE-A3C9A931BF78.jpeg" width="400" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Questo post avrebbe dovuto riguardare il racconto che sto scrivendo, anzi che <i>stavo</i> scrivendo, prima che arrivasse il coronavirus a stravolgere tutto. Adesso altro che scrivere, ho a malapena il tempo per pisciare. Non a caso sto scrivendo queste righe di notte, l'ennesima notte insonne.</div>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Insonne non a causa del coronavirus, o meglio non solo. Chi non è in ansia per quello? Chi non ne ha paura o è stupido o non ha capito bene la gravità di quel che succede. Ma dicevo che le mie notti insonni non sono dovute solo a quello. Ho due figli, di sei anni e di un anno e mezzo. In questi giorni io e mia moglie lavoriamo da casa grazie all'ormai famoso smart working, le nostre giornate passano senza respiro tra lavoro, faccende di casa, cucinare, stare appresso ai bambini, ai compiti, alla spesa. In più il piccolo non dorme bene la notte, quasi nessuna notte. Disturbi del sonno, adenoidi, vattelappesca, è un anno e mezzo che stiamo così e ancora non si è capito.</div>
<div style="text-align: justify;">
Noi eravamo già esauriti <i>prima</i> del coronavirus, e poi è arrivato questo pandemonio (pandemia, pandemonio, stessa radice, curioso no?).</div>
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Ma questo non vuole essere uno sfogo (o forse inconsciamente sì, chissà), questo articolo nasce da due necessità. La prima è proprio di ritrovare un piccolo spazio personale, un qualcosa di mio, scrivere qualcosa, qualunque cosa cazzo, visto che ai racconti non mi posso dedicare più fino a nuovo ordine.</div>
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La seconda è il bisogno di trovare qualcosa in questo momento che mi dia la forza di andare avanti, la fiducia, l'ottimismo ma più che altro proprio la forza, qualcosa a cui aggrapparti e a cui pensare quando proprio pensi di non farcela più.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco io ci riflettevo stanotte, durante le indesiderate ore di veglia, passate tra cazzate su facebook, articoli su quotidiani online e amenità varie. Sì perché poi se la testa è costretta durante il giorno a pensare solo a lavoro, incombenze, rogne varie eccetera come dicevo sopra, allora non c'è valvola di sfogo. Penso che l'insonnia (almeno la mia) sia dovuta a questo. Alla mente rimane solo la notte per svagarsi, sì proprio svagarsi; niente pensieri profondi o grandi opere, proprio il bisogno di giocare e cazzeggiare, perché non hai energia e voglia di fare qualcosa di più impegnativo e costruttivo. E cominci a scorrere quel cazzo di dito su facebook e rischi di non fermarti più per ore, cavolo è pericoloso, alienante!</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Basta. Cerca di fare altro se proprio non puoi dormire, mi sono detto. Me lo sono detto più volte ma poi il dito continuava a scorrere, scorrere...</div>
<div style="text-align: justify;">
E mi rendevo conto che non ero sereno, che avrei dovuto dormire ma non ci riuscivo. La realtà è che stavo cercando qualcosa a cui aggrapparmi, qualcosa che mi ridesse forza e slancio per affrontare tutto questo e tutto ciò che ancora ci aspetta, di andare avanti giorno per giorno aspettando che le cose migliorino.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi l'ho trovato in una immagine. No, non un'immagine su facebook, ma una che mi è venuta in mente. L'immagine di mio figlio piccolo che, ogni volta che siamo in videolezione con le maestre o collegati con gli amici, si avvicina sgambettando per vedere e, rivolto allo schermo, dice "tao" agitando la manina.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quello schermo non è più il monitor di un computer, è una finestra sugli altri, sul bisogno di compagnia e di socialità che hanno gli esseri umani, i bambini prima di tutti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quella manina e quel semplice "tao" mi hanno ridato la forza stanotte, mentre pensavo a quanto tutto è difficile; ero da solo, al buio, e ricordare quel gesto di mio figlio mi ha disegnato un sorriso sulla faccia. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quell'immagine mi ha dato qualcosa per cui lottare. O meglio, me lo ha ricordato. Nei momenti difficili, c'è bisogno di qualcosa che ti ricordi le cose belle che hai intorno e magari non vedi, preso dal problema del momento.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un'immagine, un gesto, una parola che ti faccia tornare il sorriso nei momenti più bui.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tao.</div>
</div>
Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-51017544734652124172020-01-21T19:37:00.001+01:002020-01-21T19:37:27.633+01:00Come nascono le storie<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-O-r9Xxod9cY/XiV_SV5ghuI/AAAAAAAAAx8/WsG6wGmKT6wJfDUZgk_xjs2m016NYTekACLcBGAsYHQ/s1600/books_fz.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1119" data-original-width="1600" height="278" src="https://1.bp.blogspot.com/-O-r9Xxod9cY/XiV_SV5ghuI/AAAAAAAAAx8/WsG6wGmKT6wJfDUZgk_xjs2m016NYTekACLcBGAsYHQ/s400/books_fz.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Scrittori a tempo pieno, part-time, professionisti, che lo fanno per hobby, che mirano a diventare autori famosi in tutto il mondo o che si accontentano di un blog o poco più; pubblicati, auto-pubblicati o non-pubblicati.</div>
<div style="text-align: justify;">
Credo che tutti i tipi di scrittori abbiano una cosa in comune. Non so bene definirla, ma è come una specie di molla che hai dentro, qualcosa che ti preme sulla corteccia cerebrale e che devi buttare fuori per forza, altrimenti impazzisci.</div>
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Cioè se non lo fai per troppo tempo stai male davvero, anche fisicamente.</div>
<a name='more'></a><br />
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Ma perché siamo così? (Scusate, mi definisco "scrittore" nel senso inteso in questo post, ovvero uno che sente il bisogno irrinunciabile fisico e mentale di scrivere, so benissimo che gli scrittori veri sono quelli che lo fanno di professione). Io non so se riuscirò mai a dedicare alla scrittura tutto il tempo che vorrei, non so se riuscirò mai a pubblicare tutto quel che ho in mente di pubblicare. So però per certo che non smetterò di scrivere, probabilmente mai. Perché?</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo scrittore <i>non può</i> non scrivere. Gli è fondamentale per vivere. Lo scrittore riversa negli scritti passioni, amori, odi, sentimenti su tutto ciò che vive personalmente o che vede, e che non può magari esternare realmente. Discorsi che vorrebbe fare ma non può, discussioni che si immagina nella sua testa, sfoghi su questo e quello, storie d'amore sognate e mai vissute, vendette immaginate e mai potute realizzare. Idee su politica, religione, società... Lo scrittore è un represso? Non lo so, ma almeno su certe cose è una persona che ha trovato un modo originale di sfogarsi. Ma considerate pure un altro aspetto; lo scrittore è uno a cui piace anche divertirsi, e parecchio, con la mente. Immagina situazioni, personaggi, a volte interi mondi.</div>
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<br /></div>
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È una passione che credo non abbia eguali, stranissima e meravigliosa e che "purtroppo" ti rompe le palle a tempo pieno; la voglia di scrivere ti prende sempre, anche nei momenti meno opportuni, tipo quando dovresti dormire, oppure a un matrimonio o al lavoro. Vedi qualcuno, senti una frase, vivi un qualcosa e ti scatta la molla di scriverci una storia su. Dico “purtroppo” perché, a meno che tu non sia in effetti uno scrittore professionista, è improbabile che tu poi riesca a dedicare le giuste attenzioni a quella molla che è scattata. Le incombenze quotidiane sono lì a bloccare la stesura del tuo prossimo racconto o romanzo. È un qualcosa di così frustrante che penso possa capire solo uno scrittore.</div>
<div style="text-align: justify;">
Eppure nonostante tutto non smetti di scrivere, perché <i>non puoi</i>. Allora magari prendi un appunto veloce, promettendoti di tornarci in seguito. Magari poi non lo farai, perché scopri che quella grande idea che ti era sembrata così buona, in realtà non lo era. O magari invece ci tornerai davvero, il giorno dopo, o magari dopo un mese, o addirittura anni, e quella storia la scriverai.</div>
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Le storie nascono così.</div>
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Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-33438301075815083752019-09-28T10:01:00.000+02:002019-09-28T10:01:00.232+02:00Barbarie, civiltà, scrittura<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-l6azCb20XQY/XYj2tRsAFEI/AAAAAAAAAvs/ckRi-TL4kN0lqNlChSBQ8zVbsAc8a5EWwCLcBGAsYHQ/s1600/Panorama_FZ20190923.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-l6azCb20XQY/XYj2tRsAFEI/AAAAAAAAAvs/ckRi-TL4kN0lqNlChSBQ8zVbsAc8a5EWwCLcBGAsYHQ/s400/Panorama_FZ20190923.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Questa estate mia sorella è stata in montagna e mi ha mandato uno splendido video di panorami montani mozzafiato.<br />Io sono riuscito a proseguire nella stesura di un racconto, al mare, scrivendo (sul telefonino!) tra un'attività e l'altra, nonostante gli “impegni” familiari del mangiare, fare il bagno, giocare coi figli ecc. ecc.<br />Sto apprezzando moltissimo i racconti di Conan il barbaro, che per qualche motivo non avevo mai letto integralmente fino a oggi (a proposito raccomando la bellissima edizione "draghi" Mondadori).<br />Da un po' sono tornato alla vita di tutti i giorni e, benché il tempo non mi sia mancato, specialmente nei primi giorni di calma, e con i figli che erano ancora in vacanza, non sono riuscito a scrivere una mazza. Perché?<br />E come si combinano tutte queste cose scritte qui sopra, apparentemente slegate?</span><br />
<a name='more'></a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br />Be le ho combinate proprio perché credo di aver trovato il filo che le unisce. E il filo è il nostro rapporto con la natura, e quanto ci limita invece la vita cittadina e la routine quotidiana.<br />Quello che voglio dire è che non c'è niente da fare, mi sento ispirato e “proattivo”, come dicono i manager, quando sono in una situazione di relax mentale, in particolare quando mi trovo in ambienti naturali, a contatto con il creato. E questo da una parte è bello ma dall'altra è un bel problema perché (almeno finché non diventerò miliardario scrivendo romanzi di successo) la maggior parte della mia vita si svolge all'interno delle isteriche vie cittadine.</span><br />
<div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-sEMX9TXwPw4/XYss3C8qDtI/AAAAAAAAAv4/YTRBEmtcaRED5wW6odaVQuOMwpWwDsBmACLcBGAsYHQ/s1600/conanfacciaFZ_20190925.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="337" data-original-width="612" height="110" src="https://1.bp.blogspot.com/-sEMX9TXwPw4/XYss3C8qDtI/AAAAAAAAAv4/YTRBEmtcaRED5wW6odaVQuOMwpWwDsBmACLcBGAsYHQ/s200/conanfacciaFZ_20190925.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br />Perché apprezzo molto Conan? Non ricordo chi ha detto che a volte non sei tu a scegliere i libri; sono i libri a scegliere te, quando è il momento giusto per leggerli.<br />Una volta non mi attiravano i suoi racconti, mi sembravano solo delle banali avventure del classico guerrierone con la spada, forte e ignorante, che risolve tutto a mazzate.<br />Conan in realtà è molto di più. Adesso che lo conosco meglio mi piace molto il suo concetto di fondo. Ed è il concetto di contrapposizione tra la barbarie e la civiltà. Ma non dovete pensare alla barbarie come alla violenza e all’ignoranza. Certo c'è anche quello, ma il vero tema è la barbarie intesa come un modo di vivere naturale, istintivo, e soprattutto limpido e onesto, per quanto grezzo. Cioè il messaggio è che il male si annida invece nella cosiddetta civiltà, con tutti i suoi intrighi, doppi giochi, truffe e lotte spietate per il potere.<br />Conan è un puro. Non si trova a suo agio con le comodità della civilizzazione, e soprattutto non è disposto a fingere e a mostrarsi in un modo che non sia il suo vero essere, solo per compiacere gli altri, per trarre vantaggio dalle regole della società. E se ha un problema con qualcuno glielo va a dire in faccia, se necessario spaccandogli la testa! Non si affida di certo a un avvocato.<br />Guardate che è di un’attualità impressionante. In questi racconti, che i faciloni marcano come fantasy avventuroso, si cela tutta una filosofia che contrappone la civiltà e la barbarie, l’uniformarsi alle regole della società o ribellarsi.<br />E io, che oggigiorno trovo sempre più difficile vivere in questa cosiddetta era moderna, trovo una sintonia con queste storie di cui io stesso mi stupisco, dopo aver deciso di leggerle senza aspettarmi troppo. E invece. Evidentemente era il momento giusto per leggerle; il libro mi ha scelto, come dicevo poco più su.<br />Nei suoi racconti Conan riesce in imprese sovrumane. La sua forza, la sua agilità, i suoi istinti, non sono quelli di un semplice essere umano. Conan è un archetipo, una forza della natura, qualcosa di troppo primordiale e potente per resistergli. Man mano che si leggono i suoi racconti diventa sempre più evidente che il personaggio rappresenta la forza della natura incontaminata, contrapposta alla civiltà e alle sue debolezze.<br />Ecco perché, a oltre ottant’anni dall’apparire delle sue avventure sulle pagine di <i>Weird Tales</i>, Conan è ancora oggi popolarissimo, nei libri, nei fumetti, nei film, e prossimamente in una serie TV. Insomma nella cultura. E questo può accadere solo per quei personaggi, per quelle invenzioni letterarie, che hanno qualcosa da dire di profondo. Che vi piaccia o no, Conan è più profondo del best seller del momento che trovate sparato nelle vetrine delle librerie questo mese.<br />Vediamo se di quel best seller si parlerà ancora tra ottant’anni, e poi ne riparliamo.</span><br />
<br /></div>
<div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-UlDTIKsf9rE/XYswt0KteII/AAAAAAAAAwE/G8ZQflMfyUsMLWvrFSLvjcYpqQ-vepjfwCLcBGAsYHQ/s1600/DontStopBradbury_FZ_20190925.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="506" data-original-width="720" height="140" src="https://1.bp.blogspot.com/-UlDTIKsf9rE/XYswt0KteII/AAAAAAAAAwE/G8ZQflMfyUsMLWvrFSLvjcYpqQ-vepjfwCLcBGAsYHQ/s200/DontStopBradbury_FZ_20190925.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br />Quel video che mi ha mandato mia sorella con i panorami mozzafiato mi suscita delle emozioni, un senso di nostalgia atavica, mi allarga il cuore e la mente; e nel contempo mi ricorda quanto sono pesanti le catene del progresso, del lavoro di tutti i giorni, della banalità del quotidiano e della lotta contro la burocrazia. Queste cose ci stanno uccidendo, stanno uccidendo la nostra sintonia con l’ambiente, regalandoci in cambio le comodità della vita moderna, e allungandoci la vita media, sì d’accordo. Ma a un prezzo.<br />Detto questo c'è anche un'altra riflessione da fare, però. Se davvero si vuole scrivere si deve superare tutto questo. Sarebbe bello vivere una vita come vogliamo, sempre all'aperto, viaggiando e avendo la mente sgombra dai compiti di tutti i giorni. Ah, allora sì che il nostro intelletto sarebbe sempre ispirato, e noi con penna e taccuino sempre a portata di mano, pronti a scrivere.<br />Purtroppo ben pochi hanno questa fortuna.<br />E allora dobbiamo fare invece come la Rowling che, prima di diventare famosa, povera in canna e madre single di una bambina, scriveva dove le capitava; di solito su un blocco note, seduta al tavolo di un bar, </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">quando la piccola si addormentava</span>.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">O come King, che viveva con moglie e due figli in una roulotte, e batteva i testi su una Olivetti poggiata su uno scrittoio per bambini, tenuto in bilico sulle cosce.<br />Perché se aspetti sempre il luogo e l'atmosfera giusti per scrivere, alla fine non scriverai proprio un bel niente. Devi scrivere <i>sempre</i>, in ogni luogo e con ogni mezzo.</span></div>
Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-11832740565874320552018-07-19T11:58:00.000+02:002018-07-19T11:58:25.735+02:0019 luglio 1943 reloaded<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-Tv3H3rDEeH4/W0tBdQH5bfI/AAAAAAAAAss/YlvbsVRQPWcacAJb2IRx0--rzr3NPYTGgCLcBGAs/s1600/Marconi_FantastoriaFZ.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="493" data-original-width="715" height="275" src="https://2.bp.blogspot.com/-Tv3H3rDEeH4/W0tBdQH5bfI/AAAAAAAAAss/YlvbsVRQPWcacAJb2IRx0--rzr3NPYTGgCLcBGAs/s400/Marconi_FantastoriaFZ.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><i><br /></i></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><i>Esattamente settantacinque anni fa, il 19 luglio 1943, Roma fu bombardata. Fu un evento storico senza precedenti, un episodio drammatico che cambiò per sempre la storia di Roma e dell'Italia, e modificò completamente il decorso della seconda guerra mondiale. Le conseguenze politiche, militari e storiche furono sconvolgenti. Pochi giorni dopo Mussolini sarebbe stato sfiduciato dal consiglio, e il fascismo avrebbe iniziato il declino finale. Di lì a poco l'Italia si sarebbe spaccata in una terribile guerra civile, aggravandosi così la già critica situazione dovuta agli eventi bellici.</i></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><i>Oggi, nell'anniversario di quella terribile giornata, pubblico questo racconto. Sono un appassionato di storia a cui piace mischiare realtà storica e fantasia. Ecco dunque un altro mio racconto di </i><a href="https://www.fulviozorzer.com/2017/11/fantastoria.html" target="_blank">fantastoria</a><i>, in questo caso nella derivazione più classica del genere, ovvero la storia alternativa: cosa sarebbe successo se...</i></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><i>Leggerete dunque un'altra versione di quel giorno, un </i>19 luglio 1943 reloaded<i>. Fatemi sapere se vi è piaciuto.</i></span><br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">19 luglio 1943 reloaded</span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nord Africa - Ore 08:20</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il comandante Doolittle comunicò via radio l'ordine, controllò l'allineamento e gli strumenti un'ultima volta e poi spinse la cloche in avanti. I quattro motori del potente B-17 ruggirono e il velivolo prese velocità. Il bombardiere, un leviatano di metallo, sembrava troppo pesante e goffo per prendere il volo, sfidava le leggi della fisica. Invece infine le ruote si staccarono e si alzò maestoso in cielo, bello e terribile, il frastuono che sembrava il grido di rabbia di un mostro mitologico. L’equipaggio gridò un urrà, eccitato e su di giri, come sempre all’inizio di una missione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Dietro l’aereo del comandante, una squadra di oltre cinquecento velivoli lo seguì, finché uno stormo d'acciaio fu alto nei cieli del Mediterraneo, pronto con il suo bagaglio letale. Giunto in quota, Doolittle lasciò i comandi al copilota e si infilò nello stretto passaggio che portava nel compartimento in corrispondenza del muso dell’aereo. Si consultò con il navigatore, ricontrollando le carte e la rotta. Obiettivo Roma.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Roma - Ore 09:51</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il generale Fougier congedò il capitano del SIM e chiuse la porta dell'ufficio. Stando a quello che gli era appena stato comunicato, questa poteva essere la giornata più importante per Roma, quella che sarebbe entrata nei libri di storia come la svolta decisiva nel conflitto. Gli eventi delle prossime ore avrebbero condizionato il futuro a venire. Cercò di controllare le emozioni e di concentrarsi solo sul dovere; era bravo in questo, il suo pragmatismo era apprezzato e aveva contribuito a fargli fare carriera, fino a farlo diventare capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica. Ma l'eccitazione stavolta rischiava di sopraffare anche lui, c'era troppo in gioco. Prese subito il telefono, non aveva molto tempo, doveva avvisare immediatamente due persone. La prima era il contrammiraglio Marconi. Afferrò la cornetta e compose il numero.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Pronto, chi parla?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Contrammiraglio, sono Fougier. Ci siamo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Quanto tempo abbiamo?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- I bombardieri saranno sulla capitale nel giro di un'ora.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Devo subito mettermi al lavoro. Ci aggiorniamo a breve. Pensate voi a <i>chiamarlo</i>?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Sì ci penso io. A dopo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sì, ci avrebbe pensato lui. Quella era la seconda telefonata che doveva fare. Controllò la rubrica, dove aveva segnato il recapito di Villa Gaggia, dove poteva essere rintracciato. Chiamò, ma rispose una voce diversa da quella che si aspettava.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Sono il generale Fougier, chi parla? Devo subito conferire con il Duce.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Sono De Cesare. Generale, sono spiacente, ma come sapete il Duce si sta preparando all'incontro con il Cancelliere. Ha chiesto esplicitamente di non essere disturbato per nessun motivo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Statemi bene a sentire, De Cesare. Le notizie che porto sono della massima priorità. Mussolini deve essere informato immediatamente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Guardate io capisco, ma...</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Voi non capite proprio niente, Roma sta per essere bombardata! Passatemi il Duce!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Dall’altra parte della linea seguì un silenzio carico di tensione; forse furono secondi, ma a lui parvero minuti interminabili, poi una voce inconfondibile parlò.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Fougier. Ho capito bene?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Sì Eccellenza. Ho già avvisato Marconi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Fougier, nulla riguardo il progetto deve uscire dalle nostre stanze. Siamo riusciti a mantenere il segreto finora, non voglio che si sappia nulla fin quando gli aerei non saranno sui cieli della capitale. Non dovete farne menzione con nessuno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Certo Eccellenza, stia tranquillo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Bene. Adesso devo raggiungere il Cancelliere, tenetemi costantemente aggiornato.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Lo farò sicuramente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Conto su di voi! Il Führer è venuto qui ignaro di tutto, convinto che le uniche cose da discutere siano le mancanze dell’Italia. Che sorpresa sarà per lui, e per il mondo intero!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Se tutto andrà bene, Eccellenza…</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Che dite! Certo che andrà bene Fougier! La gloria di Roma sta per splendere di nuovo sul mondo! A più tardi!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Sì Duce.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il generale si rilassò e sedette, rendendosi conto che era stato in piedi per tutta la telefonata. Si deterse il sudore dalla fronte, poi aprì la porta dell'ufficio e chiese alla segretaria dell’acqua. Luglio era sempre stato caldo a Roma, ma quest'anno sembrava torrido. O era solo la tensione?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Bevve e si preparò a raggiungere Marconi al centro di comando. Lasciate istruzioni alla segretaria, scese e uscì dal portone. Trovò la sua berlina, una FIAT 1500, già pronta, l’autista lo vide e gli aprì lo sportello. Stava entrando in macchina quando udì le sirene antiaeree suonare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Mar Tirreno - Ore 10:34</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Doolittle osservava il panorama scorrere sotto di lui. Il mare era placido, ignaro del carico di morte che lo sorvolava. All’orizzonte la costa italiana si avvicinava velocemente, Roma era prossima. Per l’ennesima volta diede un'occhiata alla mappa che indicava gli obiettivi militari e le zone da evitare. Un grosso cerchio era segnato sopra il Vaticano, con scritto in stampatello “NON BOMBARDARE”. Cerchi simili segnavano chiese, ospedali, il Colosseo, il Pantheon...</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Si poteva bombardare una città senza distruggerne l'anima? Forse una qualsiasi sì, ma Roma no, non era come le altre. Era davvero possibile separare un obiettivo militare da uno civile, in una città con quasi tremila anni di storia? Si poteva istruire un pilota, certo, ma una bomba che cadeva da tremila metri?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ripensò alle parole di Roosevelt; erano state ricordate più volte a tutti i piloti, prima dell’inizio della missione: “Gli attacchi all’Italia sono limitati, per quanto umanamente possibile, agli obiettivi militari. Noi non faremo guerra ai civili o contro obiettivi non militari.”</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il comandante scosse la testa, non riusciva a scacciare i dubbi, ma ormai era giunto sul bersaglio e non c'era più tempo per pensare. Doveva solo agire.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Roma - Ore 10:39</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fougier entrò nel centro di comando scortato dalla polizia militare. La struttura all'esterno era stata camuffata come fosse un ospedale. Fin dalla sua creazione, voluta anni addietro da Mussolini e dallo stesso Marconi, l'area era rimasta segreta a tutti, tranne alle più alte cariche dello Stato. Superò gli ambienti di copertura, completi di stanze di degenza e perfino una sala operatoria, e vide nei dintorni finti infermieri, medici e pazienti che recitavano la loro parte.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Poi le guardie lo lasciarono solo in un'anticamera nascosta, dov'era un ascensore. Fougier vi entrò, la cabina era senza finestrella e aveva solo due tasti. Premette quello in basso. Giunto a destinazione la porta si aprì e sbucò in una stanza dove erano presenti altre guardie armate. Il generale le salutò, le guardie risposero al saluto e lo lasciarono passare, riconoscendolo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Superato un corridoio e un'altra anticamera, si ritrovò infine in una sala enorme, piena di macchinari, persone e monitor. Uno particolarmente grande era appeso alla parete in fondo; sullo schermo era raffigurata una mappa aerea di Roma e dintorni, sulla quale si muovevano diversi puntini lampeggianti. Un insieme più numeroso di puntini si notava sul Tirreno, in avvicinamento alla costa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Aveva già visto quel fantastico strumento, ma ogni volta non poteva fare a meno di meravigliarsene. Era stato Marconi, anni addietro, a convincere i vertici militari e politici a investire sull'invenzione, detta <i>radiotelemetro</i>, che ora era realtà, e portava vantaggi enormi in ambito di guerra. Marconi però era andato anche oltre e aveva concepito un apparecchio ancora più rivoluzionario, i cui esperimenti erano stati tenuti segreti, e che oggi avrebbe avuto il suo battesimo del fuoco. Nessuno sapeva se avrebbe funzionato davvero, non era mai stato usato su larga scala.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fougier vide il contrammiraglio seduto in una postazione di comando, aveva accanto a sé un monitor più piccolo; su quest'ultimo c'era una mappa schematica dell'Italia. In vari punti si vedevano dei simboli di colore rosso, che ricordavano un'antenna. Si avvicinò.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Ah, generale - disse l’inventore voltandosi. - Venite, siete arrivato appena in tempo per assistere a un momento storico. - Poi si girò verso il grande schermo con le figure lampeggianti, studiando la situazione. - Direi che ci siamo. - Si rivolse al <i>radiotelemetrista</i> capo. - Distanza?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Sessanta chilometri.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- È il momento. - Marconi azionò una delle numerose leve presenti in un pannello comandi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sul piccolo monitor alcuni dei simboli a forma di antenna cambiarono colore, divenendo gialli; erano quelli posizionati sulla costa, nei pressi del litorale romano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Peccato che il Duce non sia presente - rifletté Marconi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Hitler ha deciso solo ieri la data dell’incontro, all’improvviso - commentò Fougier. - Il destino è bizzarro, a volte.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Sì - concordò l’inventore. - Nel giorno più importante per Roma, il suo rappresentante più illustre ne è lontano. - Poi riportò l’attenzione sullo schermo piccolo, indicando i simboli antenna, che ora erano verdi. - I <i>radiocannoni</i> sono pronti. Distanza? - chiese di nuovo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Cinquanta chilometri - disse il <i>radiotelemetrista</i>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Quando spareranno? - chiese Fougier, eccitato.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- “Sparare"? - rispose Marconi. - Non userei questo termine. Comunque in teoria potremmo già agire, ma mi sono posto un limite di dieci chilometri. La portata delle onde elettromagnetiche è molto maggiore, ovviamente. Ma i miei dubbi riguardano più che altro l’efficacia dell’energia sulla lunga distanza, che non ho potuto sperimentare a fondo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Quanti <i>radiocannoni</i> sono pronti a… - cercò un termine migliore di “sparare”, ma non gli venne in mente nulla.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Quei tre simboli che vede - il contrammiraglio indicò lo schermo - rappresentano tre postazioni, ma ognuna è dotata di sei <i>radiocannoni</i>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Non sono pochi? - ribatté il generale. - Le nostre fonti parlano di centinaia di velivoli.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">L'inventore trattenne un sorriso beffardo. - Ogni <i>radiocannone</i> è un apparato radioelettrico dotato di un’antenna di trenta metri. Vi assicuro che la potenza erogata sarà più che sufficiente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fougier si chiese come fosse stato possibile tenere segrete fino a oggi strutture così imponenti. Vero che erano siti occultati, che con favolosi meccanismi rientravano nel sottosuolo, risultando invisibili dall’esterno; ma doveva comunque essere stata un’impresa evitare fughe di notizie e tenere lontani i curiosi. Trenta metri! Dovevano essere impianti grandiosi quelli che adesso dal litorale si affacciavano sul mare, in attesa dei loro bersagli.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Distanza? - chiese ancora il contrammiraglio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Ventun chilometri.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Avvisatemi appena arrivano a dieci. - Marconi avvicinò la mano a un pulsante. La mano era ferma.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fougier si asciugò il sudore dalla fronte.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Mar Tirreno - Ore 10:50</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Doolittle aprì la comunicazione via radio. Ormai erano a ridosso della costa, vedeva gli edifici di Fiumicino e Ostia e, in mezzo, la foce del Tevere. Sarebbe bastato risalire il fiume per arrivare alla città eterna.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Ci siamo - disse alla squadriglia. - Conoscete i vostri obiettivi, sapete cosa dovete fare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Chiuse la trasmissione. - E Dio ci perdoni - mormorò tra sé, sentendosi strano nel pronunciare quelle parole. Non si reputava particolarmente credente, ma oggi stava per bombardare il centro della Cristianità e avvertiva un timore irrazionale.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il copilota richiamò la sua attenzione. - Comandante, cosa sono quelle strane costruzioni disposte lungo il litorale?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Non so - rispose, aguzzando la vista. - Sembrano… una sorta di enormi antenne. Strano, non mi sono state fornite informazioni in merito.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Si chiese se fosse importante e se dovesse sentire il comando. Poi di colpo il motore si spense e il silenzio li investì.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Superata la sorpresa iniziale, cominciarono ad armeggiare sui comandi. Nessuna leva o pulsante sortiva effetto. Cosa stava succedendo? Mentre l’aereo iniziava a perdere quota, Doolittle si girò verso la torretta alle sue spalle, urlando all’ingegnere di volo di scendere per fare un controllo ai sistemi. Poi riaprì la radio per chiedere aiuto. Ma la radio rimase muta. Si rese conto che c’era troppo silenzio; anche se il suo velivolo aveva un’avaria, dov’era il rombo degli altri? Cinquecento aerei erano dietro di lui, eppure l’unico suono dall’esterno era il rumore del vento. Nell’assenza di suoni udì chiaramente l’agitazione e le voci concitate di tutto l’equipaggio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Comandante! - L’ingegnere, apprestandosi trafelato a verificare le apparecchiature, gli indicò il posto che aveva lasciato libero in torretta. - Vada a vedere!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Doolittle vi si precipitò. Dalla calotta riuscì ad avere una visione a trecentosessanta gradi dello spazio aereo intorno. E fu testimone di una cosa impossibile. Tutti gli aerei stavano perdendo quota. Tutti, nessuno escluso. Come uno stormo di uccelli che si fosse congelato all'improvviso, i musi metallici che si abbassavano gradualmente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il copilota gridò dalla cabina - Stiamo andando in stallo!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Doolittle soffocò un’imprecazione, scendendo dalla torretta. Un cenno dell’ingegnere gli confermò che non c’era più nulla da fare. - Abbandonare l’aereo! - gridò.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">L’equipaggio eseguì veloce le procedure di evacuazione. Gli uomini, lottando contro il tempo e i movimenti convulsi del velivolo in caduta, afferrarono paracadute e canottino gonfiabile, li agganciarono all’imbracatura e riuscirono infine a lanciarsi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Doolittle come da protocollo attese che tutti fossero fuori, prima di buttarsi a sua volta. Poco dopo tirò la cordicella. Mentre planava dolcemente vide quello che succedeva intorno a lui. Nella moltitudine di aerei fuori controllo, alcuni precipitando ne colpivano altri, peggiorando la già drammatica situazione. Vide diversi aviatori lanciarsi col paracadute, altri urlare di terrore e non avere tempo per farlo, coinvolti nella strana, silenziosa caduta dei titani che stava avvenendo nei cieli. Uno dopo l’altro tutti i velivoli piombarono nelle acque del Tirreno, come una pioggia d’acciaio scatenata da un dio furioso. Osservò un gruppo di uomini affacciarsi da un peschereccio e sgranare gli occhi, stupiti. Li guardò farsi il segno della croce.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Li imitò, per la prima volta credendoci davvero.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Roma - Ore 11:07</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Al centro di comando era grande festa. Abbracci, complimenti, strette di mano. I presenti facevano la fila per congratularsi con Marconi, l’eroe del giorno. Nel momento fatidico gli aerei nemici erano scomparsi dal <i>radiotelemetro</i>. Un agente che era sul posto, a Ostia, aveva descritto l’evento in diretta via telefono, terrorizzato ed euforico allo stesso tempo. Grida di esultanza si erano levate e avevano contagiato tutto il personale presente. Marconi era stato forse l’unico che era riuscito a tenere un certo contegno, ma chi lo conosceva bene sapeva che quel sorriso sottile e quegli occhi luminosi erano il segno di una grande emozione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Mussolini era stato contattato subito dopo. Appresa la notizia, aveva chiesto di parlare subito con Marconi, per congratularsi personalmente. L’aveva promosso ad ammiraglio sui due piedi, assicurandolo che ci sarebbe stata una nomina ufficiale in seguito. Marconi, inorgoglito, ne aveva parlato con Fougier, dopo che quest’ultimo aveva parlato a sua volta con il Duce, per ricevere istruzioni sui prossimi passi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Dopo i festeggiamenti, ognuno riprese il suo posto; il lavoro continuava, e ora bisognava prepararsi agli eventi futuri. Ma dai volti di tutti i presenti trasparivano serenità, fiducia e ottimismo, emozioni che sembravano scomparse da anni. Fougier prese da parte l’inventore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Ce l’avete fatta… ammiraglio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Sì - rispose lui appoggiandosi a un mobile, assumendo una posa rilassata. - Il <i>flusso radioelettromagnetico</i> è realtà.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fougier sorrise. - <i>Lui</i> lo chiama <i>raggio della morte</i>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Già. Immagino che passerà alla storia con questo nome.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Vennero distratti da un addetto che stava richiamando gli altri all’attenzione. - Venite, ne parlano alla radio!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Era vero. Evidentemente era stato preparato in fretta un primo comunicato sull’accaduto. Dall’apparecchio scaturiva la voce inconfondibile di Guido Notari. L’annuncio parlava di un vigliacco attacco aereo americano alla capitale, che era stato prontamente sventato da un’arma eccezionale sviluppata da Sua Eccellenza Guglielmo Marconi, il più illustre rappresentante del genio italico. Diceva inoltre che poco fa il Duce aveva preso la parola a Villa Gaggia, interrompendo un infastidito Hitler, spiegando che aveva notizie della massima gravità da comunicare. Dopo un veloce riepilogo degli eventi, aveva annunciato il suo immediato ritorno a Roma per un importante discorso al popolo. Poi, affabile, aveva messo giovialmente un braccio intorno al Cancelliere, che lo guardava stupito.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fougier tornò ad appartarsi con Marconi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Qui ci vuole un brindisi - disse allo scienziato.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Marconi annuì. - Dite il vero, bisogna coronare questo risultato con un buon vino.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Ma dobbiamo mandare qualcuno a prendere…</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- No no generale, aspettate qui.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fougier, interdetto, lo vide allontanarsi, per tornare poco dopo con una bottiglia di Chianti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Ah! E questa dove la tenevate?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Un uomo, per quanto impegnato nel suo lavoro, deve concedersi un po’ di piacere ogni tanto - sorrise Marconi. Riempì due bicchieri.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Be’ allora salute - disse Fougier. - Al “più illustre rappresentante del genio italico”!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Il merito non è solo mio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Certo. Ma non siate modesto, il nome che tutti ricorderanno è il vostro. Marconi, l’inventore del raggio della morte! Che ne dite?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il suo interlocutore sogghignò. - Non male. Ma preferirei essere ricordato come l’inventore della radio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Allora all’inventore della radio - disse Fougier alzando il bicchiere.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- E alla vittoria - rispose Marconi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Un commesso arrivò di corsa, il volto teso. Si rivolse allo scienziato. - Vi vogliono al telefono! È una chiamata dal Vaticano!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Marconi, dopo un’occhiata d’intesa con il generale, si allontanò.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quando tornò, sul volto aveva un’espressione indecifrabile. Fougier fece un cenno invitandolo a parlare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Era Sua Santità.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fougier rimase sbalordito. - Avete parlato personalmente con Pio XII? Incredibile! E cosa… Non so, forse sono indiscreto, ma vi confesso che la curiosità mi sta divorando.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Oh, state tranquillo, niente di cui non possa parlare liberamente. Il Papa mi ha ringraziato, e ha lodato Dio per aver guidato la mia opera, che ha portato alla salvezza di Roma e della Cristianità.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Incredibile - ripeté Fougier. - Eppure vi vedo perplesso.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- No, no anzi, sono onorato. È che mi è venuto in mente un episodio, risalente ad alcuni anni fa, prima della guerra.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Raccontate - disse il generale, esortando lo scienziato a proseguire.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- A quel tempo stavo ancora effettuando le prime osservazioni con il <i>flusso radioelettromagnetico</i>. Poi arrivò finalmente il giorno in cui completai un prototipo di <i>radiocannone</i>. Era necessario quindi provarlo. Avvisai Mussolini e concordammo insieme un esperimento, da effettuarsi sulla Roma-Ostia.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Interessante. Non ne ho mai sentito parlare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Oh certo, eravamo in pochissimi a saperlo. - Marconi sorseggiò del vino. - Tra cui Donna Rachele. Lui la chiamò e le disse di farsi trovare su quella strada a una certa ora. Fatto sta che l’esperimento ebbe successo; i motori delle automobili improvvisamente si bloccarono.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Come reagì Mussolini?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Mi riempì di complimenti e cominciò a fare progetti per il futuro, parlando freneticamente. Era assolutamente entusiasta, con quella luce negli occhi che anche voi ben conoscete. Intuì subito il potenziale bellico dell’invenzione. A un certo punto però fui convocato dal Vaticano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Ah, quindi parlaste con…</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Pio XI. All’epoca era lui il Papa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- E cosa vi disse? - chiese Fougier bevendo il suo vino.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Be’, era molto diverso dal Papa di oggi. Pio XI non era contrario per principio alla scienza e al progresso. Anzi devo dire che in molte occasioni promosse e favorì il mio lavoro. Di certo ricordate che fu proprio lui a incaricarmi di sovrintendere alla costruzione della prima stazione radio del Vaticano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Ma?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Ma quando gli parlai degli ultimi esperimenti e delle possibili implicazioni, mi ammonì. Parlò di Apocalisse, di scienza fuori controllo, dei pericoli della superbia. Disse che non era compito dell’uomo sostituirsi a Dio. In pratica mi invitò a desistere.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- E voi lo faceste?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Per un certo periodo sì. Anche perché Mussolini stesso, non volendo inimicarsi il pontefice, mi chiese di smettere, seppur a malincuore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Capisco. Ma poi qualcosa vi convinse a proseguire.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Proprio così. Generale, la scienza è la mia vita. La sete di conoscenza è come un fuoco che mi brucia dentro, ed è inestinguibile. - Marconi bevve ancora un po' di vino. - E poi sentivo che una nube oscura si stava addensando sul mondo, c'erano tutti i segni premonitori di un conflitto imminente; quindi riflettei su quel che stavo facendo, e alla fine conclusi che poteva essere utile.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Eccome! Oggi ne abbiamo avuto la prova, l’invenzione ha un effetto sul campo devastante. Ma continuate, vi prego.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Pio XI morì nel ’39. Lo stesso anno in cui Hitler invase la Polonia, dando il via agli eventi che ci hanno portato fin qui. Andai quindi a parlare dei miei studi anche con il nuovo Papa, desideravo un suo beneplacito. E fui accontentato. Pio XII approvò il mio operato, e mi invitò a continuare gli esperimenti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Ed è un bene, direi - esclamò Fougier - eccoci qui a festeggiare! Però, che storia affascinante. Chissà cosa sarebbe successo, se non foste andato avanti con le sperimentazioni.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">- Avete ragione. Ma non voglio nemmeno pensarci. Chi può dire dove saremmo, oggi. Ma per fortuna è qualcosa che non sapremo mai.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">I due si versarono ancora del vino e fecero tintinnare i bicchieri.</span></div>
Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5153630030638463806.post-59835175900633928512018-06-19T18:43:00.000+02:002018-06-19T18:43:12.157+02:00La storia, la promozione, i premi, le recensioni, l'universo e tutto quanto<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-9ouRJFfB6ik/Wyfj8x1GeHI/AAAAAAAAArk/29hWofJC9noA72wfRyUIeMiwVuw1zAF0wCLcBGAs/s1600/writing_FZ.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="501" data-original-width="700" height="285" src="https://1.bp.blogspot.com/-9ouRJFfB6ik/Wyfj8x1GeHI/AAAAAAAAArk/29hWofJC9noA72wfRyUIeMiwVuw1zAF0wCLcBGAs/s400/writing_FZ.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">A chi si autopubblica, come me, può capitare spesso di imbattersi in articoli e pubblicità che offrono consigli e promettono risultati, per chi vuole fare da sé. Quali strumenti usare, come fare per le copertine, la formattazione, l’editing, l’impaginazione e (soprattutto) come promuoversi, il marketing, ecc ecc. D'accordo, tutto interessante, da apprezzare e anche utile per certi aspetti. Ma ben poche volte viene sottolineato in tutto ciò la cosa fondamentale per riuscire ad avere risultati apprezzabili: la storia! Scrivere una buona storia, ragazzi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Perché potete avere la copertina più figa del mondo, i banner che pubblicizzano il vostro libro su mezza internet, un book-trailer più intrigante dell'ultimo blockbuster al cinema… ma se non avete una buona storia, non andrete da nessuna parte. O quantomeno il vostro successo sarà piuttosto effimero. Una storia che spacca, e delle recensioni positive valgono infinite volte di più di un pacchetto elegante e di un marketing aggressivo. Opinione mia, e in quanto tale opinabile, ma io la vedo così. E guardate che vale per tutti i libri, non solo quelli autopubblicati. Potete avere alle spalle anche Mondadori e le fascette che avvolgono il vostro capolavoro con frasi memorabili. Ma se in realtà il libro fa cagare, il pubblico alla fine lo capirà.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-hcJAzNwHUh0/WyfmVEvsq-I/AAAAAAAAArw/irTdHxdi5_sTmeD6vSZgo0w4a5GF3aGaACLcBGAs/s1600/Bob_FZ.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="577" data-original-width="705" height="163" src="https://1.bp.blogspot.com/-hcJAzNwHUh0/WyfmVEvsq-I/AAAAAAAAArw/irTdHxdi5_sTmeD6vSZgo0w4a5GF3aGaACLcBGAs/s200/Bob_FZ.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ma mi faccia il piacere...</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Proprio mentre scrivevo queste riflessioni, è uscito fuori lo scandalo del Nobel per la Letteratura, che quest’anno non sarà assegnato a causa di scandali sessuali, abusi di potere e schifezze varie dei membri della famosa accademia svedese che gestisce il premio. Ecco, secondo me possiamo aggiungere anche i premi, al discorso che facevo prima. Quando si parla di grandi concorsi, di importanti riconoscimenti, c’è troppo spesso del marcio dentro. Ma poi dai, stiamo parlando dell’istituzione che due anni fa ha dato il premio a Bob Dylan. Quello che scrive canzoni. Non volermene Bob, ma un conto sono le canzoncine, un conto è la Letteratura. A scuola quando si studia Lettere si studiano i grandi scrittori; romanzieri, filosofi, saggisti, poeti. Ci sarà un motivo se si studiano loro e non i cantanti, no? Fate una cosa, ai cantanti date altri premi, per la loro categoria, ma lasciate stare la produzione letteraria, che è cosa ben diversa.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Bob Dylan… Quel tale che per farsi assegnare il premio si è fatto desiderare come una primadonna del cinema degli anni ’40. Che ha registrato il discorso di accettazione del premio “in contumacia” a Los Angeles. Discorso giunto all’accademia sei mesi dopo, poco prima della scadenza prevista dal regolamento. Eh già, se tardava ancora avrebbe perso i circa 900 mila euro di premio. Ma dove cazzo vive questa gente, ma che ha nel cervello? Io sono romano, e a Roma si usa fare questa battuta. Vorrei tanto avvicinare Bob Dylan, e dirgli: <i>Ciao, tu sei Bob Dylan? Ma te posso tocca’?</i>… Ecco, il resto, almeno i romani, se lo immaginano.</span></div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-VeGY5d0_xx8/Wykv9PnVjCI/AAAAAAAAAr8/mJtPqJOGUugHG0Sg7auaGZN5at3fYZawwCLcBGAs/s1600/goodreads_FZ.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="111" src="https://1.bp.blogspot.com/-VeGY5d0_xx8/Wykv9PnVjCI/AAAAAAAAAr8/mJtPqJOGUugHG0Sg7auaGZN5at3fYZawwCLcBGAs/s200/goodreads_FZ.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quindi riallacciandomi a quanto dicevo all’inizio, potete avere tutta la promozione che vi pare, potete pure vincere il premio Nobel, lo Strega (su questo ci torno più avanti), quel che volete. Ma secondo la mia modesta opinione, quel che conta alla fine è se avete fatto un buon lavoro, un buon libro, oppure no. Quel che conta alla fine <i>veramente</i> è il pubblico, il passaparola, il gradimento da parte di coloro che davvero decretano il successo di un autore: i lettori.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Penso che valga di più la media di cento recensioni su Amazon che una qualunque fascetta, premio, articolo di giornale. Attenzione, ho detto cento non a caso, perché ci deve essere comunque una quantità statisticamente valida di voti popolari, per avere un’idea del libro (e meglio ancora di Amazon, suggerisco di leggere le recensioni su Goodreads, il social network dei lettori, anche se purtroppo è poco conosciuto da noi). Poi certo, c’è gente che si iscrive apposta su Amazon per recensire negativamente qualcuno (tipicamente scrittori mancati/falliti) oppure banalmente si trova sempre qualcuno oggettivamente stupido.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Su Amazon c’è la recensione a una stella di un mio libro. Una tizia dice di aver abbandonato e non essere arrivata nemmeno a metà; che non ce l’ha fatta proprio. Ecco, io apprezzo la schiettezza di questa lettrice, davvero. E poi ha acquistato il mio libro, mica lo fanno tutti, e di questo la ringrazio. Ho visto che ha scritto diverse altre recensioni, spesso di libri rosa oppure di quelli che si chiamano in genere “paranormal romance” (di solito dando lusinghieri voti a 4 o 5 stelle). Ma, benedetta ragazza, siamo nel secondo millennio: intanto hai la sinossi, e inoltre puoi leggere <i>gratuitamente</i> diverse pagine del libro, da Amazon o da altri e-book store. Dal mio sito ancora meglio, ti puoi leggere gratis <i>uno o due capitoli</i>. E tutto ciò <i>prima</i> di acquistare. Non sei proprio a riuscita a capire prima che forse il libro non faceva per te? Cioè, viste le tue preferenze, mi spieghi come cavolo ti è venuta la malsana idea di acquistare il mio libro? Tu, che adori il paranormal romance?</span></div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-gsfK97oWiyI/WykwxzPeSqI/AAAAAAAAAsI/90HfZ2Ay9pQJDFgJi35PQ_hokFYawZG7QCLcBGAs/s1600/feedback_FZ.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="250" data-original-width="709" height="70" src="https://4.bp.blogspot.com/-gsfK97oWiyI/WykwxzPeSqI/AAAAAAAAAsI/90HfZ2Ay9pQJDFgJi35PQ_hokFYawZG7QCLcBGAs/s200/feedback_FZ.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Oh, vale anche il contrario, eh. Ovvero, non bisogna fidarsi nemmeno delle recensioni troppo entusiastiche. Di alcune si capisce subito che sono false; quelle che parlano di un capolavoro, eccezionale, una cosa mai letta prima, eh sì imperdibile ragazzi! Tipicamente fatte da amici o adulatori acritici dell’autore. Però se c'è un numero sufficientemente alto di recensioni, queste eccezioni si perdono nella massa; e così ci possiamo fare un’idea piuttosto indicativa di cosa aspettarci da un libro.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Io nel mio piccolo, l’ho già scritto, sono contento delle poche recensioni che hanno i miei libri, poche ma sincere. Certo, vorrei ce ne fossero molte di più. E come me, tutti gli autori; tutti vogliono essere recensiti, giudicati se vogliamo. Perché uno scrittore serio sa che è il modo migliore per farsi conoscere, per capire se il pubblico gradisce quello che scrive (<i>il pubblico</i>, non un club di vecchi burocrati che si credono Dio) ed eventualmente per migliorarsi. Ecco perché il miglior regalo che possiate fare a uno scrittore (a parte comprare il suo libro, ovviamente) è recensirlo. Parlarne bene, se vi è piaciuto, consigliarlo. Passare parola. Oppure anche far notare cosa secondo voi non va, questo purché sia una critica costruttiva e motivata. Scrivere “questo libro è una merda”, senza spiegazioni, non piace all’autore e non dà molto credito alla vostra recensione, sappiatelo. Non serve a nessuno. Che poi non è che dovete scrivere una recensione lunga, nessuno vi chiede di fare i critici. Bastano anche poche righe.</span></div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-ItOk1esADkc/WykwKtpE1yI/AAAAAAAAAsA/P8b0gOStq0MQRgNoA6C72b6i36Bs9C4MwCLcBGAs/s1600/scuola_albinati_FZ.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="668" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-ItOk1esADkc/WykwKtpE1yI/AAAAAAAAAsA/P8b0gOStq0MQRgNoA6C72b6i36Bs9C4MwCLcBGAs/s320/scuola_albinati_FZ.jpg" width="213" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">State alla larga da questa cosa qui</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ecco ora voglio tornare un attimo sul premio Strega, per dirvi della mia brutta esperienza in merito. Non posso parlare per tutti i libri che hanno vinto questo premio “basato su un liquore color del piscio” (cit.) - che poi a me il liquore piace pure - ma insomma, fatto sta che qualche tempo fa mi hanno regalato <i>La scuola Cattolica</i>. Mio Dio, guardate, io che abbandono i libri è veramente raro. Una volta che li ho iniziati, anche se magari non mi piacciono, mi faccio un obbligo morale di cercare di finirli. Ma questo qui, porca miseria. Non posso dire di non averci provato, mi sono letto 260 pagine prima di lasciarlo, non dieci e nemmeno venti o trenta. Duecentosessanta fottute pagine piene di divagazioni, parantesi, puntualizzazioni, spiegazioni, riflessioni, paure, opinioni, ridivagazioni, parentesi dentro le parentesi, deviazioni multiple, ramificazioni… e la trama principale che si perde e viene rimandata, rimandata, ripresa per pochissimo e poi via di nuovo con divagazioni, parentesi, deviazioni, una montagna di pensieri superflui che si affastellano uno sull’altro, una scrittura pesante se mai ne è esistita una.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">No, veramente. Un libro che sembra una prima stesura, non riletto nemmeno una volta neppure dal suo autore. Un libro che avrebbe bisogno di un editing grosso non come una casa, come un intero quartiere! Un libro a cui un editore vero taglierebbe due frasi su tre, se non tre su quattro.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Scusi tanto signor Albinati, niente di personale, ma il suo libro è proprio il perfetto esempio dell’affidabilità dei premi troppo blasonati. Se i criteri per il premio Strega sono questi, alla larga per carità. Proprio un esempio perfetto di come un’opera che ha vinto un premio, anche prestigioso, non per questo sia automaticamente meritevole.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quindi, per concludere, quando scrivete, scrivete una buona storia. E non pensate ai premi. Pensate ai lettori.</span></div>
Fulvio Zorzerhttp://www.blogger.com/profile/11053359352838110844noreply@blogger.com0