giovedì 25 luglio 2013

Marchette e piccole rivoluzioni

Ci sono due notizie che mi hanno colpito in particolare, una buona e una cattiva. Di solito si parte da quelle cattive, ma siccome mi sento positivo e vado controcorrente, iniziamo invece dalle gud nius, come dicono a Tozeur.

I tempi stanno cambiando, è inevitabile. Certo lentamente, poco alla volta, ma qualche segno inizia a vedersi. Ah scusate, sto parlando degli autori fai-da-te, self-publishing, indie (nel senso di indipendenti, non nativi americani, ma forse l’ho già scritto!). Chiamateli (chiamateci) come volete.

Prendete per esempio questa recensione su Fantasy Magazine, Il sigillo degli Eldowin di Laura Iuorio. Il recensore mette quasi “le mani avanti”, per così dire, spiegando che si tratta del terzo e conclusivo capitolo, autopubblicato, di una saga. I due episodi precedenti sono stati pubblicati invece da un editore, dotati quindi dell’invisibile bollo “ok ne posso parlare” e già recensiti da FM. Sembrava giusto quindi alla redazione parlare anche dell’ultimo libro, per “chiudere” il discorso con i lettori.

Insomma la redazione sembra quasi “giustificarsi” per la recensione, per paura di qualche commento inopportuno. Certo Fantasy Magazine ha sempre detto chiaro e tondo che non avrebbe parlato di opere autopubblicate, quindi il timore è giustificato, qualcuno potrebbe non gradire.

E va bene ragazzi, abbiamo capito, ma su coraggio, questo è solo un altro segno dei tempi che cambiano. Perché, fermo restando tutte le motivazioni di cui sopra, se questo romanzo lo recensite, un dato di fatto resta: questo libro evidentemente per gli editori non è stato nemmeno degno di essere preso in considerazione, mentre per voi sì.

Ripeto, degno perlomeno di essere preso in considerazione, recensito, valutato. Poi il giudizio potrà essere buono o cattivo, ma questo non è l’aspetto che voglio evidenziare. Quello che voglio dire è che, in un modo o nell’altro, stiamo parlando della recensione di un autore indipendente su un importante portale di riferimento italiano. E questa è una piccola rivoluzione, un piccolo grande evento. Adesso che avete timidamente aperto uno spiraglio, siate coraggiosi e guardatevi intorno, ce ne sono di opere in attesa di valutazione.

Thot, Dio egizio della scrittura
(tra le altre cose)
Anche perché c’è bisogno di un parere autorevole sugli indipendenti, signori, c’è bisogno eccome. I lettori hanno bisogno che le opere indie siano valutate da gente seria. Recensioni farlocche, scambi di favori tra pseudo-scrittori, false stellette su Amazon o altre porcherie simili, fanno solo male. Ai lettori in primis, ma anche agli autori. A tutti, anche a quelli onesti. Perché? Perché la gente poi non si fida più, e se rimane scottata una, due volte, poi pensa che tutti gli indie usino questi mezzucci. Dai ragazzi, invece di usare ‘sti metodi da sfigati, cercate di fare la sola cosa che può far conoscere il vostro libro e fargli avere recensioni positive. Scrivete una buona storia. Non è solo una mia considerazione, c’è Gartner, una multinazionale leader mondiale nella ricerca e analisi nel mondo IT, che ha lanciato uno specifico allarme. Leggete l’articolo, è interessante, e vi troverete maggiori dettagli dell’Orrore (sì, maiuscolo), come il fatto che ci sono società specializzate, dietro pagamento, nel creare recensioni fasulle. Puah, che Thot, Dio egizio della scrittura, vi incenerisca! (O perlomeno caghi su di voi, visto che è rappresentato in forma di Ibis)

E purtroppo queste pratiche cominciano a fare capolino anche in Italia. Apprendo con una certa perplessità che, pagando, è possibile restare per due settimane nella vetrina principale del Kindle Store. Cioè mettiamo che io abbia scritto una cagata pazzesca, ok? Pago tot €uri (non cifre iperboliche, ma nemmeno bruscolini) e per due settimane la mia cagata sarà nella home dello Store. No ragazzi, non ci siamo. Se permettiamo questo sistema che fine facciamo? Ripetiamo le porcherie della distribuzione tradizionale, dove chi ha più soldi mette il suo libro in vetrina? No no, queste cose non mi piacciono. Non dovrebbero proprio essere permesse.

Se un ebook è tra quelli evidenziati, deve starci perché ha venduto tanto, perché è piaciuto. Non perché il suo autore ha più soldi da buttare rispetto a un altro e si può pagare la marchetta! Pollice verso, Kindle Store. Cara Amazon, che di soldi ne hai già abbastanza, mi pare, davvero avevi bisogno pure di inventarti ‘sta cosa? Ma già, il vil denaro comanda tutto, vero? E così hanno trovato un nuovo modo di spremere soldi all’autore emergente, che è disposto a tutto pur di vendere qualche copia in più del suo libro. Be’ i miei soldi non li vedrete, se finirò in vetrina sul Kindle Store sappiate che non avrò pagato nessuno per mettercelo. E voi, aspiranti autori, tenetevi i soldi per altre cose. Ripeto, volete avere successo? Scrivete una buona storia. Punto.

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