sabato 22 novembre 2014

La gatta frettolosa...

… fa i figli ciechi, recita un vecchio detto. E lo scrittore frettoloso? Be’, fa i libri brutti. Riflettevo in questi giorni della voglia irrefrenabile di pubblicare che ti prende quando hai terminato il tuo scritto. E quindi, che c’è di male, penserete voi. Se è terminato è pronto per la pubblicazione, no?
No.
Ovvero, mettiamoci d’accordo su cosa si intende per “terminato”. Se si intende finita la prima stesura, allora siamo ben lontani dalla pubblicazione. Ci sono le revisioni (sì, plurale, perché saranno più di una, io sono tipo alla decima), poi c’è da preparare la copertina e la “quarta” di copertina; ma in tempi di pubblicazione digitale sarebbe più esatto definirla sinossi, dato che non appare più sulla quarta di copertina vera e propria (a meno che non abbiate previsto anche una pubblicazione cartacea del vostro scritto, ovvio). Solo dopo questi passaggi allora si può considerare l’opera davvero “terminata”.

Però è vero che nel momento in cui hai scritto la parola fine, ti prende questa voglia compulsiva di pubblicare. Hai lavorato sul tuo romanzo, o saggio o quel che è, per tanti mesi, magari per anni, ti sembra pronto e non vedi l’ora di metterlo in vendita e confrontarti coi lettori. Però attenzione, sembra pronto per la pubblicazione, ma ancora non lo è. Come dicevo sopra c’è bisogno di rivederlo, rileggerlo, correggerlo. Sotto vari aspetti: quello grammaticale, quello della coerenza interna, quello dello stile. Insomma un sacco di cose. E si arriva a un punto in cui è necessario stampare lo scritto. Sì, anche se sarà pubblicato in ebook. Per rileggerlo e annotare correzioni, e insomma per tante cose è meglio comunque vederlo su carta, almeno per la revisione. Non so come spiegarlo, ma di certe imperfezioni ti accorgi solo se vedi il foglio stampato. E inoltre è molto meno stancante per gli occhi.

A parte la revisione, c’è poi il discorso copertina. Allora, se pubblicate con un editore non c’è problema, ci pensa lui. Al massimo vi chiede un parere. E di solito anche per la quarta di copertina stesso discorso. Ma se invece siete folli come me e avete deciso di fare tutto da soli allora la questione cambia. Durante la revisione, ogni tanto avevo bisogno di “staccare” dal testo, fare una pausa. A volte era una pausa vera e propria, e facevo tutt’altro. A volte, specie quando mi prendevano i sensi di colpa, staccavo dal testo ma mi mettevo a lavorare comunque per il libro. In che modo? Facendo la copertina. Sì, esatto. Certo questo è un caso particolare, perché normalmente per la cover è meglio affidarsi a un professionista o trovare qualche immagine da qualche sito di stock images, che si adatti al proprio libro. Ma per Ritorno agli ’80, visto il tema trattato e lo stile, si adattava bene una copertina ironica, bizzarra, citazionista e nerd, ho avuto un’ispirazione e mi sono detto “ma sì, proviamoci”. Mi ci sono messo di buona lena, utilizzando varie foto e immagini, e lavorando poi con Gimp.

E cosa è successo? Che un po’ alla volta (ci ho lavorato davvero parecchie ore, se messe in fila) l’ho finita ed è venuta una copertina che mi piace un sacco! Il fatto di avere la copertina già pronta aumenta ulteriormente la voglia di pubblicare di cui parlavo prima. Da una parte è un male, perché rischi di affrettarti e di non fare le cose fatte bene. Dall’altra è un bene, perché ti spinge a non darti pace e a lavorare sul testo, finché non sarai soddisfatto anche della disposizione delle singole virgole (non sto scherzando).

Insomma di cose da fare ce ne sono, prima di poter considerare uno scritto pronto per la pubblicazione. Va bene, caro Zorzer, ma ‘sta copertina ce la fai vedere? Dai, magari in una prossima puntata, dove parlerò anche della sinossi…

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