domenica 10 novembre 2013

Poi dice che uno diventa esterofilo

Fa una certa impressione leggere certi articoli sullo stato dell’editoria digitale in USA. Nei quali si nota, tra le altre cose, che la crescita del libro digitale rallenta. Oh cavoli, preoccupante, quindi? Macché! Rallenta, sì, ma dopo aver raggiunto il 30% del mercato del libro! Capito? 1 libro su 3 in Ammmerica lo acquistano in digitale. Dicevo che fa impressione, perché poi metti questi dati a confronto con un altro articolo, che parla della situazione italiota. Come stiamo messi? Be’, c’è una crescita vertiginosa del libro elettronico, cioè tipo che in un anno il mercato degli ebook è raddoppiato. Però attenzione, a che percentuale siamo sul mercato libraio totale? 

Circa 2% (che sale al 6% se sommato alle banche dati, ma non ho capito onestamente che vuol dire). Wow, uozzamerica, eh, tu vo’ fa’ l’americano… d’altronde siamo un popolo di santi, poeti e navigatori, mica di lettori. Ma prima o poi c’arriveremo, cumpà. Ora, non vi dico comprate per forza un ebook reader, ma sono sicuro che uno smartphone o un tablet ce l’avete. Quindi dai, oltre a whatsappare e facebookare, leggete qualcosa, ogni tanto, su quei cazzo di Superaggeggi!


Oh, poi c’è da dire che questi dati sono stati pubblicati da quei grandi innovatori dell’AIE, quelli che hanno mostrato tutto il loro interesse a promuovere il libro elettronico. Ricordate che tempo fa si parlava di come avessero fatto ricorso al TAR contro i libri digitali per la scuola? Be’ lo hanno vinto, quindi confermato, niente ebook per le scuole, per ora. Ma sì dai, prima o poi ce la faremo a rispettare le direttive europee 2020 per il digitale. Al momento dietro a noi, in tutta Europa, c’è solo la Romania. Ma forse gli italioti si muoveranno per tempo, tipo il 31 dicembre 2020, quando mio figlio avrà 7 anni, e magari non dovrà in futuro spezzarsi la schiena per portare chili di libri scolastici di carta. Insomma, questo per dire che, se io fossi un complottista paranoico, uno sciachimista, un fervente sostenitore di Kazzenger di Giacobbo, potrei anche pensare che l’AIE diffonda i dati come gli pare a lei, perché non ha nessun interesse a sostenere la cultura del libro digitale. Ma siccome non sono nessuna di queste cose, allora penserò solo che l’italiota ancora non è pronto per gli ebook. Se poi i vari Amazon, Apple e gli editori si mettessero d’accordo nel facilitare la vita a quei volenterosi che acquistano in formato elettronico, mettendosi d’accordo su UN formato standard e sfanculando i DRM, ne guadagnerebbero sia loro che i lettori. Il mercato della musica digitale dovrebbe avergli insegnato qualcosa, o no? Ancora coi DRM e i formati proprietari? Dai, su… Toh, guardatevi sto filmato, dedicato alle vostre stupide, inutili, protezioni digitali: //player.vimeo.com/video/73675285

Altro confronto che si può fare tra USA e Italia è sul fatto, per esempio, che in Ammmerica ormai i lettori non fanno distinzione tra grandi case editrici e autori indipendenti, per quanto riguarda gli ebook. E Dio benedica i lettori, signori, e io confido in loro. Perché se aspettiamo che giornali e siti di (dis)informazione si accorgano degli scrittori indie stiamo freschi. Questi signori, se non hai il timbro di un editore sul libro, non ti cagano di pezza. E va bene qualsiasi editore, anche magari uno a pagamento, o che si chiami pizza e fichi edizioni e pubblichi un totale di 30 copie del tuo libro, divise equamente tra la libreria della parrocchia e quella della scuola municipale. Se invece il tuo libro ha il marchio infame dell’autoproduzione, è come se andassi in giro coperto di merda: ti scansano tutti (quasi, per fortuna esiste ancora qualche samaritano disposto a parlare della tua opera. Ma sono davvero pochi).

La pensano molto diversamente anche in Inghilterra, per esempio. Lì addirittura due autori indipendenti, stufi di dover passare da Amazon o Apple per sbarcare sul mercato digitale, hanno deciso di fare tutto da soli, compresa la distribuzione online. Quindi si sono messi in società e hanno fondato Libiro, un ebook store alternativo, che riconosce all’autore ben l’80% dell’incasso. Unico requisito per partecipare? Essere appunto autori indipendenti. I due inglesi fondatori spiegano che gli autori indie scrivono quello che sentono, non sono legati ai trend editoriali o al business dell’editore. Scrivono quello che vogliono, quando vogliono. Per questo producono libri interessanti. Come non si può essere d’accordo, mentre le nostre librerie sono invase da libri-cloni sul fenomeno zombie? Editori, siete noiosi.

Ma forse potreste pensare che da questo post si evince troppa acredine? Che vi devo dire, è un periodo difficile… Colpa delle frustrazioni dell’essere neo-padre. Sapete perché? Ora vi spiego. Si tratta dell’invidia verso il proprio pupazzetto, delle libertà che si può prendere. Cioe, quello che intendo è che lui non solo può scoreggiare e ruttare in piena libertà. No, viene addirittura incoraggiato a farlo, e quando succede tutti ad applaudire e sorridere, e a dirgli cose carine. “Ma che bravo tesoro, che bel ruttone”. “Oh che carino, ha fatto la scureggina”. “Bravo, fai tanta cacca, che ti fa bene!” Cioè capite il mio dramma? Che poi è il dramma di tutti i maschi adulti. Ma come, da piccoli tutti che ci dicevano che dovevamo fare il ruttino e le scoregge, tutti contenti quando le facevamo, e poi da grandi? Diventa tutto un tabù, sconveniente, maleducato, roba da maiali! Non è giusto, no, non è giusto cavolo, voglio fare rutti e scoregge ad alto volume pure iooo!


Cercavo un'immagine di Hong Kong e ho scoperto
questa meraviglia...
E dopo questa interessante digressione sulla psicologia delle frustrazioni maschili (guardate che è vero, tutti i maschi, tutti, quando guardano Fantozzi che pregusta la visione della partita di calcio in TV, con “frittatona di cipolle e rutto libero”, si identificano completamente) torniamo a parlare di libri digitali, per un altro paio di notizie interessanti. La prima è che Apple ha brevettato un sistema per autografare gli ebook. Così finalmente potrò accontentare i milioni di lettori che da mesi mi tempestano di richieste, chiedendo una dedica sulla loro copia de L’isola del terrore. L’altra notizia, proveniente da Hong Kong, riguarda una curiosa idea per promuovere (e vendere) ebook. Si tratta sostanzialmente di invogliare un potenziale lettore ad acquistare un ebook, approfittando dei momenti in cui è in fila per fare altro. Criptico? Ok, mi spiego meglio. Siete al supermercato a fare la spesa, andate al bancone per comprare due etti di prosciutto di montagna bello saporito come piace a voi. Prendete il biglietto elimina-code, numero 84… stanno servendo il 68. Oh, che palle! E invece no! Perché sul bigliettino che avete preso c’è anche il breve estratto di un ebook, insieme al codice QR per scaricare, direttamente dallo smartphone, il libro intero. Non male come idea, no? Pensate se lo facessero qui da noi. In Italia siamo esperti di file: supermercati, posta, dottori, circoscrizioni, ospedali, commissariati… praticamente per qualsiasi cosa si deve fare, c’è una fila in cui mettersi in coda. Il potenziale mercato sarebbe enorme. Ma io leggo troppa fantascienza, l’Italia non è Hong Kong…

E a proposito di fantascienza, vi saluto invitandovi a leggere un articolo del grande Charles Stross, autore britannico di nuova generazione. Di cosa parla l’articolo? Del perché Microsoft Word deve morire! Sono pienamente d’accordo, e tra l’altro anche io uso Scrivener. Saluti a tutti, alla prossima.

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